I fatti: nel 2000 il dg dell’azienda Centro Molise silurò Previati che, nonostante le vittorie in tribunale, non tornò al suo posto

Firmò il licenziamento del direttore sanitario del Cardarelli di Campobasso: per questo motivo Michelangelo Bonomolo – all’epoca dg dell’Asl Centro Molise – dovrà restituire all’ente, ora in liquidazione, un milione e 18mila euro. I soldi che secondo la magistratura erariale l’azienda sanitaria di Campobasso (poi accorpata nell’unica Asrem) ha dovuto corrispondere al dottor Previati per sua responsabilità, poiché il licenziamento è stato annullato dalla giustizia civile.
In realtà la cifra totale del danno è molto più consistente. Altri 742mila euro sono stati imputati “idealmente” al successore di Bonomolo nella carica di direttore generale, che non ha reintegrato Previati sebbene fosse stato diffidato. Fra valore della condanna e spese di contenzioso, alla sanità regionale l’esautoramento del direttore sanitario dell’ospedale del capoluogo, avvenuto nel 2000, è costato oltre 1,7 milioni.
Diciassette anni fa, il 12 settembre, Bonomolo decise il recesso del contratto con Previati. Non un fulmine a ciel sereno perché, a scorrere la ricostruzione della Seconda sezione centrale di Appello della Corte di conti, il manager dell’Asl mise nero su bianco delle contestazioni al direttore sanitario del Cardarelli. Contestazioni a cui, secondo la difesa di Bonomolo curata dall’avvocato Salvatore Di Pardo, Previati non avrebbe risposto. Il licenziamento, comunque, fu dichiarato nullo dalla Corte d’Appello nel 2005 perché non era stato preventivamente acquisito il parere obbligatorio del Comitato dei Garanti previsto dall’articolo 23 del contratto nazionale per la dirigenza medica e sanitaria. E due anni dopo, il Tribunale del capoluogo dichiarò la nullità del recesso anche per la natura discriminatoria del licenziamento e per l’incompetenza del direttore generale dell’Asl a emanare la sanzione. Di qui, il debito dell’azienda nei confronti di Previati pari a 1.760.951,73 euro.
Un anno dopo, la procura erariale di Campobasso chiamò Bonomolo a rispondere del danno cagionato con la sua condotta: esattamente la cifra che la Corte dei conti lo ha condannato a pagare adesso e cioè un milione, 18mila e 360 euro. Il resto sarebbe stato contestato al suo successore (nel 2004 fu nominato Sergio Florio). In primo grado i giudici hanno assolto Bonomolo per incertezza interpretativa sull’articolo 23 del contratto che prevedeva il parere obbligatorio dei garanti e perché la natura discriminatoria del provvedimento non era stata provata.
Di avviso opposto, invece, la Corte dei conti centrale. Che nel motivare il dispositivo pronunciato con la sentenza 281, riproduce il ragionamento della procura di Campobasso che ha proposto appello. In particolare quando sottolinea che la natura discriminatoria è stata accertata da una sentenza per la quale risulta da «una accurata analisi delle deposizioni testimoniali e dei provvedimenti disciplinari»; «dalla sequenza degli atti adottati nei confronti del ricorrente» e «dalle modalità di attuazione degli stessi, dal loro rapido susseguirsi in un breve arco temporale»; dalla mancata attesa, come pure in un primo tempo previsto, del «parere del Comitato dei Garanti in via di costituzione»; dall’emanazione della sanzione da parte di un «soggetto incompetente ovvero il dg con un atto a sua firma esclusiva, laddove avrebbe dovuto provvedere l’Ucdp, organo competente ad irrogare la sanzione disciplinare ex art. 55 comma 4 d.lgs. 165/2001, organo la cui ratio è quella di scindere per le sanzioni più gravi l’organo che segnala dall’organo che decide». Anche la Corte di appello di Campobasso nel 2009, inoltre, ha confermato «un atteggiamento sfavorevole precostituito del Bonomolo nei confronti del Previati», dovuto «principalmente a motivi politici e, in particolare, alla posizione assunta dal Previati nelle elezioni regionali del 2000».
A fine agosto 2000, poi, l’allora assessore alla Sanità De Marco (era in carica da pochi mesi la giunta Di Stasi) chiarì per iscritto a Bonomolo che «le procedure» per la nomina del Comitato dei Garanti erano state «già avviate» e si sarebbero concluse «a breve», come in effetti è poi avvenuto. Ma il 12 settembre, il dg firmò il licenziamento. Dunque, per la magistratura contabile, è confermato l’intento discriminatorio. Di un esautoramento avvenuto quasi 20 anni fa. E per il quale ora a Bonomolo, che dopo la carriera di manager della sanità è approdato pure in Consiglio regionale (per una sola legislatura), è chiamato a pagare un conto salatissimo. r.i.

Anche allora un caso politico: «Cacciato perché appoggia il centrodestra»

C’era la giunta Di Stasi e Iorio dai banchi dell’opposizione tuonò: mi spiace non ci sia Di Sabato, difende solo i lavoratori di sinistra…

Il ‘caso Previati’ infiammò naturalmente all’epoca il dibattito politico. Il capo del centrodestra Michele Iorio chiese con una mozione, firmata anche da Rosario De Matteis e Antonio Di Brino, di revocare il licenziamento del direttore sanitario del Cardarelli.
Questo un passaggio dell’intervento di Iorio in Consiglio regionale il 2 ottobre 2010: «Abbiamo quindi un licenziato che, nonostante la volontà dell’assessore alla Sanità, non ha potuto avere le difese legittime, democratiche e regolamentari contenute all’interno di un contratto di lavoro che è legge in questo Stato. La difesa della legalità di questo contratto del lavoro, di questo diritto dei lavoratori deve essere fatta poi dallo schieramento di centrodestra mentre il centrosinistra si riempie la bocca di paroloni in difesa del diritto dei lavoratori. Mi dispiace che non sia in Aula il mio interlocutore Italo Di Sabato. Siccome questo licenziato non è di Rifondazione Comunista e siccome ha avuto l’ardire di fare un incontro in campagna elettorale dicendo platealmente di appoggiare il centrodestra, io capisco perché il centrosinistra non può permettersi di difendere questo lavoratore».
Dai banchi della maggioranza l’ex assessore alla Sanità Giuseppe Astore pure evidenziò che «il licenziamento della persona deve comunque passare al Comitato dei garanti che è una garanzia forte che il nuovo contratto dà proprio in virtù di un contratto che diventa sempre più privato». E aggiunse: « C’è una lotta tra due poteri all’ospedale di Campobasso (…) In uno dei nostri più grandi ospedali c’è una lotta fra due fazioni: la squadra del vecchio potere che usava il bastone con Stanziale, però li poteva guardare in faccia; la squadra del nuovo potere che con il sorriso politicizza troppo la sanità di Campobasso. Non vorrei che questo fosse simbolicamente uno scontro tra queste due fazioni, la vecchia e la nuova».
Per i Ds, Nicola D’Ascanio evidenziò la correttezza del comportamento della giunta e dell’assessore alla Sanità. Per lui la mozione di Iorio era irricevibile, di più: «Un pronunciamento di questo Consiglio, ovviamente se fosse di tipo ricettivo della mozione, dal mio modestissimo punto di vista significherebbe una turbativa della procedura giudiziaria che è in corso (Previati aveva impugnato il licenziamento, ndr). E aggiunse: « Qui c’è un dato: il manager ha ritenuto, per sue legittime motivazioni che sono state tutte inserite nel provvedimento, di licenziare un suo dirigente. Questo lo ha fatto anche in assenza di un pronunciamento che la legge sanitaria prevedeva per l’assenza dell’organismo competente, non perché l’abbia voluto scavalcare o esonerare». E differenziando la sua posizione da quella di Astore, al collega ricordò: «Lei, insieme a me e insieme agli altri consiglieri dell’allora maggioranza di centrosinistra, ha avuto modo di affermare in quest’Aula qualche mese fa – si trattava solo di momenti precedenti il 16 aprile (data delle regionali del 200, ndr) – che la gestione della sanità da parte del Polo non aveva altro che un risvolto di strumentalizzazione politica. Come si fa a dire oggi che si interviene con una mozione che non vuole avere nulla a che vedere con la questione politica?». Emblematica, visto com’è finita, la sua conclusione: «Ci sarà un momento decisionale ed ultimativo di questa vicenda. Allora ci troveremo di fronte a due situazioni: quella in cui verranno riconfermate o confermate le sentenze che fino ad oggi si sono avute da parte della magistratura, questo vuol dire che le cose sono state regolari e corrette; l’altra situazione è quella che vedrebbe la reintegra del direttore. Qui non può pagare né la Giunta e né il Consiglio regionale, potrà pagare, nell’eventualità, soltanto chi ha adottato irregolarmente quegli atti che non sono stati fatti da noi».

Bonomolo condannato «senza aver partecipato al processo Ricorreremo alla Cassazione»

Per la Corte dei conti l’ex dg deve restituire un milione all’Asl. L’avvocato Di Pardo: violato il diritto costituzionale di difesa

Licenziò il direttore sanitario del Cardarelli Roberto Previati a settembre del 2000. A sua volta, Michelangelo Bonomolo fu sostituito al vertice dell’Asl di Campobasso meno di quattro anni dopo. E ai processi che hanno visto contrapposti, per quel licenziamento, l’azienda sanitaria e il dottor Previati l’ex dg non ha partecipato. Non è stato chiamato in causa dall’Asl, non ha potuto difendere il suo operato.
Perciò, spiega l’avvocato Salvatore Di Pardo il giorno dopo la pubblicazione su Primo Piano della sentenza della Corte dei conti centrale che condanna Bonomolo per un danno erariale enorme (dovrà risarcire oltre un milione alla gestione liquidatoria dell’Asl in capo ai vertici dell’Asrem), si tenterà adesso la strada del ricorso per Cassazione.
Un pronuncia, quella della sezione di appello della magistratura contabile, che arriva 17 anni dopo i fatti contestati e che ha suscitato clamore negli ambienti politici e sanitari. Bonomolo, ricorda qualcuno, entrò in contrasto con l’amministrazione Iorio (che nel 2001 succedette alla giunta di centrosinistra guidata da Di Stasi) per l’arrivo della Cattolica.
Comunque, commenta Di Pardo, «a mio avviso la Corte dei conti ha giudicato in base alla sussistenza di una norma che per noi non esiste. L’articolo 24 della Costituzione sancisce il diritto di difesa e Bonomolo non si è potuto difendere nei processi, non ha potuto spiegare i motivi del provvedimento che firmò. Il suo successore alla guida dell’Asl arrivò fino in Cassazione. L’azienda perse e pagò oltre un milione a Previati. Non si può dire che siccome l’Asl ha perso la causa e ha sborsato questa cifra, ora Bonomolo deve restituirla».
In primo grado, la Corte dei conti del Molise aveva ‘assolto’ Bonomolo, addebitando le spese alla procura. Al cui appello però hanno aderito i magistrati d’appello. La strada della Cassazione non è semplice, va sostenuta l’errata applicazione delle norme. Ma il legale di Bonomolo, considerando anche l’abnorme entità del risarcimento, è convinto di intraprenderla.

Un Commento

  1. Gli sta bene……e dovrà pagare sino all’ultimo centesimo…..Questi burocrati che credono di fare i signorotti……..Oltretutto anche incompetenti

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.