“Un centro storico ormai nell’agonia più totale, attività commerciali costrette a chiudere i battenti, stessa cosa dicasi per gli uffici, e l’Ittierre, un tempo vero e proprio ‘polmone’ per l’economia cittadina, oggi ridimensionata. Insomma, un deserto”.

Con queste parole il presidente del Movimento Regionale del Guerriero Sannita Giovanni Muccio descrive quello che, senza mezzi termini, definisce “un dramma sociale, che investe centinaia e centinaia di famiglie, cosa di cui ci si accorge anche solo aggirandosi per le vie del capoluogo pentro, constatando la chiusura di molti negozi e la difficoltà in cui versano quelli ancora aperti. A vista d’occhio si nota il diminuire della popolazione, palpabili sono i disagi della disoccupazione, della cassa integrazione, della mobilità. Una situazione già di per sé, drammatica, ma, ora, l’Amministrazione comunale contribuisce a rendere la vita di centinaia di famiglie ancor più faticosa, aumentando le imposte comunali, iniziando dalla TARI (Tassa sui rifiuti), passando attraverso l’addizionale comunale Irpef, finendo con la Tassa sui servizi indivisibili, la famosa TASI, che dovrebbe servire a finanziare i servizi comunali, punto su cui il Guerriero tornerà, per alcuni benefici promessi in materia e non mantenuti. Il Guerriero Sannita è convinto del fatto che, a volte, si fanno i conti delle entrate e delle uscite meccanicamente, senza tenere minimamente in considerazione la drammaticità sociale che dilaga, senza pensare alle famiglie che si trovano nell’impossibilità di provvedere anche al minimo indispensabile rappresentato dalla spesa alimentare giornaliera, dal pagamento di bollette di luce e gas, dei mutui. Ci siamo mai preoccupati di verificare quante famiglie isernine vivono in abitazioni con luce e gas staccati per morosità incolpevole, con l’inverno alle porte e con tutti i disagi a cui andranno incontro?”

Di qui la mobilitazione dello stesso movimento che “di fronte a questo dramma non può restare in silenzio, a prescindere dal colore politico dell’Amministrazione comunale, perché ciò che accade in una famiglia in cui esiste la disperazione della sopravvivenza non è senza riflesso per tutti gli altri attori di una comunità territoriale piccola come la nostra”.

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