“Noi il forno crematorio non lo vogliamo. Punto e basta. Nemmeno se sarà spostato dal quartiere di San Giovanni dei Gelsi a Santo Stefano”. Il comitato ‘Basta emissioni’ resta sull’Aventino e la sua opposizione al progetto – attualmente sospeso dall’amministrazione comunale – l’ha ribadita nel corso di un’assemblea pubblica che si è svolta ieri pomeriggio nella sala del convento di San Giovanni Battista. Le emissioni di polveri sottili nell’atmosfera restano il punto dolente del progetto: la qualità dell’aria di Campobasso rischia di peggiorare ancora di più. “Non siamo disposti a barattare la tutela della salute, dell’ambiente e del territorio per un progetto che serve a pochi, ma che favorisce la criminalità organizzata”, tuona Emilio Izzo. Del resto, ricorda, anche “l’affaire migranti a San Giuliano di Puglia poi abbiamo visto che era legato a Mafia Capitale” e dunque anche nel caso del forno crematorio “potrebbe arrivare la mano lunga della malavita”. Poi l’affondo: “Chi si occupa della cosa pubblica non può spianare la strada alla malavita. Quindi, noi difenderemo innanzitutto la salute e l’ambiente”.  Il Comitato ‘Basta emissioni’, insomma, si prepara a spostare la sua trincea e ad alzare le barricate anche per Santo Stefano.

A rappresentare l’amministrazione comunale nell’assemblea di ieri pomeriggio l’assessore ai Lavori pubblici Pietro Maio. Palazzo San Giorgio sembra non voler scendere a compromessi: “Dal 2011 ad oggi, la giunta comunale (prima con l’amministrazione Di Bartolomeo e poi con l’amministrazione Battista) ha fatto determinate scelte politiche in base agli atti di indirizzo del consiglio comunale che ha stabilito la necessità di un forno crematorio per la città di Campobasso”. Il 27 maggio, poi, la stessa assise ha votato un ordine del giorno per verificare la possibilità di realizzare l’impianto in una zona diversa dal cimitero cittadino e dal popoloso quartiere di San Giovanni dei Gelsi. E così la giunta ha dato mandato ai tecnici comunali di valutare altre ipotesi e dunque ‘location’ più idonee. Quella di Santo Stefano è tra queste.

E poi ci sono le norme da rispettare. Due in particolare: la legge nazionale 130 del 2001 che obbliga le Regioni ad individuare almeno un impianto in cui realizzare un forno crematorio e la legge regionale numero 19 del 2013.

Il Molise, un’altra delle ragioni esposte durante l’assemblea dai rappresentanti di Palazzo San Giorgio, rischia di restare tra le pochissime regioni italiane a non poter garantire questo servizio. Ma soprattutto “c’è una volontà popolare da rispettare, espressa dai consigli comunali durante le ultime due legislature”. Un tasto su cui ha battuto l’assessore Pietro Maio, intervenuto all’assemblea del comitato: “Come componente della giunta ritengo di non poter esprimere posizioni di autoreferenzialità ma di assumere decisioni in relazione alle indicazioni arrivate dal Consiglio comunale”.

Un Commento

  1. Il servizio crematorio nel Molise, io, da cittadino, lo pretendo.
    Non è possibile che alla mia morte, i miei debbano essere costretti a far ricorso al crematorio di San Benedetto del Tronto, come già avvenuto per altri lutti in famiglia.
    Le “tesi” poste dagli oppositori risultano speciose, legate a vecchi e sorpassati schemi mentali, prive, in assoluto, di validità etica o pratica. Un saluto.

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