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Gli organizzatori dicono siano stati in 50mila ieri ad aver partecipato alla ‘Ndocciata, la tradizione più autentica di Agnone, che attira e che emoziona, e che stavolta forse ha superato anche per più rosee aspettative.

Prima dell’inizio del grande corteo scintillante, turisti e visitatori erano affollati tra i mercatini in piazza Unità d’Italia, e nei caseifici – come nel caseificio Di Pasquo che ha aperto alla visita le sue antiche cantine – scattando foto davanti all’albero di Natale e tra le vie. Poi alle 17.00 una folla si è spostata in piazza Giovanni Paolo II, dove è stata benedetta tra sguardi e smartphone la campana dedicata al Giubileo, forgiata dalla fonderia Marinelli in occasione dell’anno giubilare della misericordia indetto da Papa Francesco.

Dopo la benedizione è stato accesso anche il suggestivo ”albero del fuoco”, fatto di legno d’abete come le ‘ndocce, progettato dall’artista Ruggiero di Lollo e realizzato dalle famiglie Porfilio costruttrici storiche delle torce della più importante tradizione agnonese, tra i canti e le note del gruppo folklorico Agnone, mentre vari rappresentanti politici, tra cui il presidente della Regione Paolo Frattura si gustavano lo spettacolo dall’alto di un palchetto preparato per loro.

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Alla misericordia e alla fratellanza tra i popoli è stata dedicata la ‘Ndocciata di quest’anno. Il fuoco è diventato simbolo di pace, di contrasto all’odio e di affermazione dell’uguaglianza tra gli uomini e le donne di ogni religione e cultura. “È la prima volta che visitiamo Agnone – ci racconta un turista giunto con un pullman da Napoli  -, eravamo curiosi per via della notorietà delle sue campane. È un paese molto bello”. Diversi pullman e visitatori sono giunti dalla Campania e poi da Roma e dal Lazio, da Firenze, dalle Marche e tanti dalla Puglia. Stavolta altri turisti sono arrivati da Milano, dove la ‘Ndocciata ha sfilato per la prima volta il 26 settembre di quest’anno come evento speciale di Expo di Città, come ricordato dal presidente Frattura. I visitatori milanesi si sono fermati per qualche giorno ad Agnone per suggellare l’amicizia stretta tra le due città. Circa cento anche i camper fermi nella piazzola di sosta.

Alle 18.30 quando il magico suono delle campane annuncia che la sfilata può iniziare, dal corso che si allunga a partire dall’ospedale San Francesco Caracciolo fino al cuore della città, è cominciato il corteo dei figuranti vestiti degli abiti del mondo contadino e i portatori degli stendardi che rappresentano le cinque contrade di Agnone, protagonisti del rito del fuoco più grande del mondo: “Capammonde e Capaballe”, “Guastra”, “Sant’Onofrio”, “Collesente”, “San Quirico”. Con loro, per la prima volta nella storia della ‘Ndocciata, hanno sfilato alcuni migranti che vivono nella cittadina, simbolo di unione ed integrazione tra i popoli del pianeta. Poi gli uomini adornati di cappe e cappelli neri. Prima i più giovani con le ‘ndocce singole e doppie, poi i portatori di quattro torce sfavillanti e via via otto, dieci, 16 torce, 20. A portarne più di tutti stavolta è Alessio Marcovecchio, che ne ha sfoggiate sulle spalle 22. Intorno al fiume infuocato, tra danze di luce e piroette giocose, centinaia di curiosi e visitatori hanno catturato con meraviglia, dotati con smartphone e macchine fotografiche, le immagini più suggestive. Tra le scintille e lo spettacolo del corteo, gli uomini hanno esibito con orgoglio sulle spalle le ‘ndocce, allontanando il caldo e la fatica. A poco a poco mille fiaccole hanno illuminato Agnone e a guardarle tutte insieme sembrava davvero di assistere ad un fiume di fuoco.

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