L’inferno è lì lungo la statale 650 comunemente definita fondovalle Trignina. Dopo la galleria di Pescolanciano, in direzione Isernia, Tir, auto e mezzi, molti dei quali senza pneumatici da neve o catene, restano impantanati nella neve. Ancora una volta, pochi centimetri di coltre bianca, rendono l’arteria, asse di congiunzione tra il Tirreno e all’Adriatico, una sorta di bordello che non produce piacere. Autisti in strada, gente che impreca e improvvisa il montaggio di catene, la scena tragicomica a cui si assiste. Intanto c’è chi a bordo di un’autoambulanza è pronto a far nascere un bimbo. Sono i sanitari del 118 dell’ospedale ‘San Francesco Caracciolo’ che alle 8,10 hanno preso in consegna una mamma nigeriana di trent’anni appartenete al progetto Sprar guidato da Saverio La Gamba.
Sul mezzo con il dottor Carmine Zazzano, l’infermiere Vito Patriarca, l’autista Michele Petti e il soccorritore Matteo D’Amico. Si suda a freddo mentre fuori nevica ininterrottamente.
Tutto l’equipaggio è consapevole della responsabilità che ha di fronte. Nelle loro mani la vita di due persone. La situazione non è semplice da gestire molto più perché la mamma ha rotto le acque. Il bimbo rischia di nascere in ambulanza in mezzo ad una tormenta di neve. Non è un film o un romanzo, è quanto accade lungo la Trignina, mentre i fiocchi cadono copiosamente sul parabrezza e sulla sirena che a stento riesce ad emanare il suono. Si procede spediti verso il “Veneziale” perché ad Agnone il punto nascita è stato soppresso anni fa e non c’è neppure una ginecologa o un’ostetrica che garantiscono il servizio h24. Cose arcinote tra tagli indiscriminati e il menefreghismo di una politica regionale che ancora non riesce ad attuare le direttive di una struttura di area disagiata.
Ma nei pressi del bivio di Sessano del Molise accade quello che nessuno avrebbe mai voluto. L’ambulanza è imbottigliata nel caos di tir e mezzi rimasti intrappolati nella bufera di neve. A questo punto entra in azione una pattuglia della Polstrada del distaccamento di Agnone. A bordo due agenti esperti quali Luigi Colato e Tiziana Di Ciocco che prendono in consegna il veicolo. La staffetta funziona ed è così che si arriva in poco tempo ad Isernia dove ad attendere i sanitari del 118 del Caracciolo un’intera equipe pronta a far nascere la creatura.
Il vagito del piccolo Wisdom, 3,530 chilogrammi di peso, è ormai orecchiabile a tutti. La gioia di mamma Adeola e papà Edwin è indescrivibile come pure quella di medici, infermieri, agenti della Polstrada e responsabili dello Sprar altomolisano. Si tira un sospiro di sollievo. Un altro miracolo è avvenuto, malgrado i tanti problemi, in fatto di sanità, che si continuano a perpetrare sulle montagne a cavallo tra Molise e Abruzzo.
L’ennesimo episodio riporta all’attenzione l’importanza dell’unico presidio ospedaliero presente sul territorio. Struttura defraudata, ignorata, snobbata, smobilitata, che malgrado tutto riesce a sopperire alle manchevolezze di una classe politica, la quale continua ad essere sorda agli appelli e alle implorazioni di un popolo che chiede solo servizi indispensabili per un diritto alla salute sancito dalla Costituzione. O meglio un diritto a vivere e nascere in un’area svantaggiata.
mdo

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