«Non vorrei parlare di me, ma della sezione del Psi». Per Enrico Cacciavillani, memoria storica del socialismo agnonese, la politica è ancora un fenomeno collettivo, non personalistico e quando nomina “la sezione” gli brillano gli occhi.
Qualcosa però mi devi dire di te. Sei stato il mio professore di inglese.
«Sì, mi sono laureato a Roma prima alla Luiss in lingua inglese, poi alla statale in Scienze politiche, con una tesi sull’emigrazione in Agnone, relatore il famoso sociologo Franco Ferrarotti. Poi anni e anni di insegnamento, un po’ in tutto l’Alto Molise, poi ad Agnone. L’inglese era una lingua molto richiesta. Ho avuto anche più di 200 alunni per anno».
Non molti sanno della tua passione per lo sport.
«Ero molto veloce. Nel 1960 vinsi la gara dei 100 metri alle olimpiadi agnonesi, organizzate dal prof Piccirilli. Calcisticamente ero ala destra. Sono stato tra i fondatori della Polisportiva Olympia, il primo presidente. Ricordo che ci impegnammo molto per la realizzazione del campo sportivo, tra mille difficoltà ottenemmo gli espropri dei terreni».
Ma veniamo alla politica. Enrico Cacciavillani, una “pecora rosa” in una famiglia a vocazione comunista.
«Non ho mai provato attrazione per il comunismo. Ho sempre anteposto a tutto il valore della libertà».
Socialista da sempre, quindi.
«Il Psi nacque in Agnone nel 1964, quando Alfonsino Bartolomeo presentò una lista alle comunali, venendo eletto con Donato Amicarelli. Io cominciai allora a fare politica attiva. Poi il battesimo del fuoco il 13 maggio 1968, festa di San Cristanziano, quando presentai in piazza Vincenzo Balsamo, candidato alla Camera per la “bicicletta”, detta così perché conteneva i simboli del Psi e del Psdi».
Esperienze come amministratore?
«Per due volte come consigliere comunale, dal ‘70 al ‘75 e poi vicesindaco nel ‘90-‘95».
Hai sempre mostrato competenze tecniche sulla macchina amministrativa.
«Sono stato a lungo membro del Coreco, l’organismo che verificava la correttezza degli atti amministrativi. La loro soppressione è stata una rovina. Tutti questi scandali sugli appalti derivano anche dalla mancanza di controllo. Pensa, nel 1987 annullammo una gara di appalto vinta dalla “Lodigiani” per 24 miliardi di lire, che oggi sarebbe diventata esecutiva senza alcuna verifica. Comunque quei pochi soldi che percepivo dal Coreco sono serviti a tenere aperta la sezione».
La sezione. Veniamo alla cosa che ti interessa di più.
«La aprimmo nel 1968. All’inizio eravamo 20 iscritti. Non siamo mai stati in tanti, ma sempre molto attivi. Avevamo l’orgoglio di sfidare un mondo immobile e morente e la grande ambizione che un un operaio, un giovane, un contadino dicesse: “Quel socialista è uno di noi, ci possiamo fidare”. Era questa la nostra anima.
La sezione era luogo di discussione, sempre aperta. Qualcuno durante le feste natalizie ci giocava anche a carte.
«In effetti era sempre aperta, venivano in tanti anche se non iscritti. Poi c’erano le trombe che avevamo acquistato a Castel di Sangro con Vincenzo Pannunzio e Raffaele Leonelli e che prestavamo a tutto il paese per annunciare eventi sportivi, teatrali, feste. Dopo che una fuga di gas dalla bombola del riscaldamento rischiò di far saltare in aria il palazzo fummo costretti a chiudere a chiave la sezione».
A quale corrente facevi riferimento.
«La sezione di Agnone era lombardiana, la corrente di sinistra. Potevo diventare segretario provinciale, ma la maggioranza era demartiniana e quindi rinunciai».
Il Psi in Agnone ha espresso notevoli individualità, professionisti, insegnanti, manager.
«Eravamo un gruppo davvero forte. Ricordo tra i tanti Raffaele Leonelli, Vito Gamberale, il compianto sindaco Michele Carosella, Vincenzo Pannunzio, Nicola Bucci, Renzo Cerroni, Michelino Di Ciocco. Ugo D’Onofrio era una risorsa in consiglio per gli aspetti legali. Nel 1970, quando alle comunali candidammo anche tuo padre (Guido Marinelli, ndr) che fu il nostro primo eletto, ottenemmo un grande risultato.
In sezione si discuteva molto ed io cercavo sempre di mediare tra le diverse anime. Vito Gamberale mi chiamava “il pompiere”».
Tante personalità, ma anche qualche inevitabile frizione. Ricordo il testa a testa tra Vito Gamberale e Michelino Carosella alle amministrative del 1990. Una specie di derby….Eppure vinceva sempre la Dc, come mai?
«Lo devi chiedere alla gente che li votava. La prima cosa che ci dicevano era: “Vu’ ch’ c date?”. Anteponevano gli interessi personali a quelli collettivi. Qualcuno poi ci chiedeva: “ma perché l’ingegnere non apre una fabbrica in Agnone?”e io rispondevo: “e tu perché non ci hai votato?”»
Un aneddoto della campagna elettorale?
«Due, dello stesso giorno. Andammo nel pomeriggio a Castelverrino per tenere un comizio ed inaspettatamente trovammo la piazza piena di gente. Rinfrancati, montammo il palco mobile, realizzato in ferro dall’artigiano Giuseppe Petitti, in fretta e furia, ma arrivarono i pullman di Petrecca e portarono via tutti a Isernia, dove parlava il Dc Lombardi, cugino di Checchino Martino, sindaco di Castelverrino. Imperterriti, ci spostammo a Fontesambuco. Anche qui piazza vuota. Raffaele Leonelli insistette per fare comunque il comizio, perché secondo lui ci ascoltavano dietro le finestre chiuse, per non farsi vedere. In quella occasione Vito Gamberale tenne il famoso comizio del “tubetto”. A quanti offrivano il proprio voto per un pacco di pasta, con un calcolo matematico, dimostrò che si vedevano per la miseria di un tubetto al giorno».
Che rapporto avevi con Vecchiarelli e Sammartino, i protagonisti della vita politica agnonese?
«Grande rispetto reciproco. Vecchiarelli era il mio preside quando si candidò alla Camera e io sostenevo il suo avversario, senza che questo guastasse i nostri rapporti. Di Sammartino per un periodo sono stato vicesindaco, aveva il vezzo di chiamarmi ‘avvocato’».
Quali sono stati i tuoi principi ispiratori come amministratore?
«La battaglia per tutelare sempre il bene pubblico anche a scapito di qualche interesse privato. Quando si è trattato di favorire l’avvio di una attività o tutelare il demanio mi sono preso le mie responsabilità, anche a costo di farmi dei nemici. Come sezione, come gruppo, abbiamo ottenuto diversi risultati. Ricordo l’avvio del piano regolatore di Agnone, affidato al prof Zazzaro, il primo statuto ed il governo della Comunità montana, le cooperative tessili e quelle edilizie. Per non parlare delle tante proposte, spesso inascoltate, sulla viabilità e sulle possibilità di sviluppo economico del paese».
Il Psi è stato anche il partito dei diritti civili.
«Abbiamo fatto una grande battaglia nel referendum sul divorzio. Ricordo che mi fu molto vicino Armando Bartolomeo, allora giovanissimo. Anche sull’aborto riuscimmo a convincere molti democristiani».
Poi è arrivata tangentopoli, la crisi della Prima repubblica.
«Non ci aspettavamo quello che è successo e ne siamo rimasti molto colpiti, ma siamo rimasti tutti fedeli ai nostri ideali. Io so solo che a livello locale nessuno dei nostri parlamentari è rimasto coinvolto in vicende giudiziarie. Gabriele Veneziale, che faceva l’avvocato gratis per tante persone, è morto povero».
Un giudizio sulla politica attuale.
«La differenza tra ieri e oggi è che allora i cittadini parlavano di politica, discutevano animatamente, conoscevano i nomi degli amministratori. Dubito che questo avvenga oggi. A detta della gente, poi, i consigli comunali di una volta esprimevano un livello più alto ed erano molto seguiti. Ricordo la discussione sul bilancio nel 1994 quando l’onorevole Vecchiarelli concluse la sua ultima seduta da sindaco iniziando con queste parole: “Data l’alta qualità degli interventi ascoltati sento l’obbligo di replicare a questo consiglio in piedi”».
Ai giovani cosa raccomanderesti?
«È necessaria una rivoluzione culturale che metta in primo piano il rispetto delle regole. Solo così sarà possibile risolvere questo momento difficile».

Italo MarinellI

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