Fanno reddito, creano occupazione e rappresentano un freno all’impoverimento demografico, che attanaglia il nostro territorio: sono i nonni che vivono nelle case di riposo, nelle residenze per anziani e in quelle assistite. Scuole, conventi, edifici pubblici abbandonati e destinati ad arricchire il cimitero immobiliare dei piccoli paesi, perlopiù con ambienti adibiti a sale tv e lettura, palestre per la riabilitazione, cappelle, infermerie, stanze da letto e cucine attrezzatissime. Si tratta di strutture nate a cavallo tra l’Alto Molise e i centri del Vastese, gestite da cooperative, enti pubblici o privati, associazioni Onlus o parrocchie, con il coinvolgimento e l’impiego di varie figure professionali: operatori socio-sanitari-assistenziali, cuochi, medici, infermieri, psicologi, personale tecnico-amministrativo. Il tutto è imperniato su quel sorriso e su quei modi accoglienti e calorosi che solo ad una certa età si sanno trasmettere. Questi ospiti, non più giovani, hanno volti e mani segnati dalla fatica e dal tempo, ma occhi vispi e, in vari casi, una memoria d’acciaio invidiabile. Sono vere e proprie biblioteche viventi, detentrici di un patrimonio inestimabile, fatto di narrazioni, altrimenti irreperibili, di storia, usi, costumi e tradizioni di un territorio. Un valore aggiunto da incentivare, custodire gelosamente, saper trasmettere alle generazioni attuali e future per senso di cittadinanza, civiltà e inclusione sociale. Il fattore anagrafico non conta, perché è piuttosto facile imbattersi in ultraottantenni dal vigore e dalla vivacità mentale che, talvolta, nemmeno i ventenni di oggi riescono a dimostrare di possedere. È il caso delle nonne Tilde, Lina ed Ester tra i 96 e i 98 anni, ospiti della casa di riposo di Poggio Sannita “Cosmo De Horatiis” dove c’è il veterano, nonno Michele, di Villacanale, vicino al secolo di vita (99 anni): faceva l’operaio edile e fino a pochi anni fa imbottigliava quaranta quintali di uva, oggi, che il peso dell’età si fa ormai sentire, disegna con i pastelli. Laboratori di cucina, ortoterapia, animazione, musicoterapia, caratterizzano le giornate nella Rsa di Castiglione Messer Marino, dove si offre connessione a internet per permettere agli ospiti di comunicare con familiari e amici via Skype. Più si sale di quota e più la parola d’ordine diventa “longevità”: sembra quasi ci sia una relazione direttamente proporzionale tra altitudine ed età. Infatti, a 1421 metri sul livello del mare, a Capracotta, nella residenza per anziani di Santa Maria di Loreto si incontrano due nonnine, Raffaela e Fulvia, ultracentenarie. A luglio prossimo la prima spegnerà 105 candeline, la seconda, classe 1915, ad aprile festeggerà 104 anni. All’interno di quella ormai diventata la propria casa, possono contare su figure professionali come medici (2), infermieri (2), assistente sociale (1), animatore (1), fisioterapista (1), dietista (1), oltre che ai più classici operatori socio sanitari (Oss), ormai divenuti richiestissimi su scala nazionale e locale. Pagano rette che oscillano dagli 800 ai 1200 euro mensili, ma come ci racconta don Vincenzo Lalli, responsabile della casa di accoglienza “Monsignor Vincenzo Gasbarro” di Castiglione Messer Marino «ci sono anziani, con pensioni irrisorie, che non ci sentiamo di respingere. Dai Comuni, se arrivano, riceviamo piccoli aiuti e, quindi, per pagare le bollette di luce, gas e acqua, che a volte sono vere e proprie stangate, bisogna ingegnarsi», come fatto a San Pietro Avellana dove la cooperativa Casi ha realizzato un impianto fotovoltaico e uno solare per ammortizzare le uscite e i costi di gestione delle utenze. Malgrado le risorse economiche siano sempre poche, i bilanci chiusi sono spesso in pareggio (tranne qualche eccezione dove si fanno utili, poi reinvestiti nella struttura) ed in tutte le residenze non mancano persino le figure di parrucchieri ed estetiste. Un vero e proprio universo, spesso ignoto ai più purtroppo, variegato e pullulante di attivismo, sembra essere quello relativo alla terza età ed alla vita in strutture di accoglienza e ospitalità per anziani. Si profilano, infatti, scenari interessanti che offrirebbero validi spunti di riflessione sulle politiche contemporanee da adottare o migliorare, sia in ambito economico che sociale, con potenziali ricadute positive sul territorio di pertinenza. Se solo si guardasse al capitale umano, storico, culturale e finanziario rappresentato dal mondo degli anziani, come una opportunità e non come un peso inutile, soprattutto in termini di risvolti educativi, occupazionali, civilistici e civilizzanti. Per prenderla con filosofia, non è mai troppo tardi per smentire quanto già diceva la saggista Simone de Beauvoir: “Per la società, la vecchiaia appare come una sorta di segreto vergognoso, di cui non sta bene parlare”. (le foto sono state curate da Danilo Di Nucci)

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