Bocciatura senza appello della Soprintendenza del Molise in merito la realizzazione di una centrale a biomasse nel territorio di Agnone. L’impianto della Neoagroenergie srl sarebbe dovuto nascere lungo la provinciale 74 che collega il capoluogo altomolisano a Belmonte del Sannio. A tal proposito la società romana aveva già sottoscritto un contratto di fitto con il proprietario del terreno pari a 80mila euro spalmati in venti anni. Tuttavia sia il proprietario terriero che la società di produzione di biogas, non hanno fatto i conti con la Soprintendenza, la quale conferma quanto ammesso in prima battuta (parere espresso il 21 febbraio scorso). Ovvero che l’impianto non s’ha da fare. A nulla dunque le controdeduzioni prodotte all’indomani della prima bocciatura, dall’ingegnere Luigi Norgia per conto della Neoagroenergie che adesso avrà sessanta giorni di tempo per ricorrere al Tar Molise. Ma ecco come spiega il diniego la Soprintendenza.
«La ditta non tiene in debito conto che, a causa dell’acclività del lotto di terreno scelto per la costruzione dell’impianto lungo il pendio occorre realizzare degli estesi terrazzamenti, sostenuti da possenti mura, per poter rinforzare le 3 vasche di sedimentazione. Tali mura di terrazzamento devono considerarsi parte integrante delle strutture proposte, poiché necessari alla realizzazione dell’impianto. Infatti, diverso è il caso, se tali vasche venissero realizzate su di un lotto pianeggiante che ne permetterebbe il completo interramento e una facile mascheratura arborea. Nel caso di specie, invece l’interramento non è realizzabile se non modificando sostanzialmente il profilo morfologico del lotto con estesi terrazzamenti. Inoltre, sempre in riferimento al layout proposto, e alla documentazione tecnica presentata, non si evince come la ditta intenda trasportare i reflui agricoli nelle vasche di sedimentazione per la mancanza di strade interne di servizio. Qualora queste debbano essere effettivamente realizzate, contribuirebbero ulteriormente a modificare l’assetto morfologico del lotto».
Il secondo aspetto che la ditta non considera nei dovuti termini, sotto il profilo della tutela, è il contesto paesaggistico – aggiunge la relazione della Soprintendenza del Molise -. Infatti, oltre la classificazione del territorio operata dal piano paesistico come area di “interesse percettivo elevata”, il DM 17/07/85 ne conferma l’interesse pubblico, sempre sotto il profilo paesaggistico.
Nel caso di specie l’impianto proposto – sottolineano ancora dalla Soprintendenza – non può essere considerato di supporto all’attività agro-silvo-pastorale tipica di questi luoghi, in quanto caratterizzato, proprio per la sua funzione, da componenti industriali. L’alterazione del contesto paesaggistico, pertanto, prescinde dalla visibilità o meno dell’impianto, anche con la riduzione dell’altezza della torre. Per quanto riguarda i manufatti già realizzati sul versante meridionale, vi è da dire che questi, pur costituendo una situazione limite, non corrispondono né per tipologia, né per funzione all’impianto progettato, né alterano lo skyline del territorio. In ultima battuta la Soprintendenza archeologica delle Belle Arti e paesaggio del Molise ha analizzato anche l’aspetto archeologico della zona.
«Da una ricognizione dei dati d’archivio del territorio, si è appurato che durante la realizzazione del gasdotto, si è rinvenuta una necropoli con tombe a fossa ricoperte da lastre calcare ed i materiali del corredo funebre rinvenuto sono databili tra il VI e il IV sec. A.C.. Su tale aree sono in intere ulteriori studi e approfondimenti da parte dell’Università degli Studi del Molise». È così che la stessa Soprintendenza propone per la realizzazione del progetto «la necessità di individuare siti più a valle, caratterizzati da una minore acclività, sia al fine di limitare i volumi di scavo e le opere di terrazzamento, sia al fine di conservare la morfologia del contesto paesaggistico tenendo presente anche le disposizioni urbanistiche». Fine del discorso.

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