Da una denuncia pubblica attraverso Facebook, un po’ scherzano e un po’ no, il sindaco di Santa Croce di Magliano Donato D’Ambrosio ha stimolato un dibattito assai partecipato da parte dei cittadini e dei residenti del paese fortorino. In effetti, lo spettacolo è un po’ raccapricciante, con decine e decine di buste di immondizia gettate in un terreno scosceso, vicino alla strada, immaginiamo col più classico dei lanci dalla macchina. Il primo cittadino ha messo in moto operai e mezzi per bonificare dalla ‘monnezza’ il territorio e non l’ha mandata a dire.
«Peccato… in sintesi e in dialetto santacrocese: e che cazz, a munnezz tà venn e peglije ennanz a cas (per una giusta scrittura dialettale chiedo aiuto al professor Michele Castelli)! Una discarica a cielo aperto in un dirupo, perché? Gli operatori ecologici hanno bonificato in condizioni estreme! Grazie, il mondo è tuo merita rispetto». Florilegio di commenti e insulti a chi ha sfregiato così igiene urbana, norme e regolamenti comunali e l’ambiente. C’è chi dice di multare questi individui incivili e chi ne mette in discussione addirittura i diritti civili. «Anche questa gente può poi votare? Lamentarsi dei problemi del territorio e quant’altro? Gentaglia chi lo fa!» Poi arrivano segnalazioni su altre contrade, tipo Creta, oppure addirittura, di chi brucia la plastica in casa. Per la signora Elisa Mascia, «martedì è iniziata anche a San Giuliano di Puglia la differenziata… Sinceramente non ci sono difficoltà a separare i vari rifiuti, anzi è più spontaneo e semplice, così invece di buttare tutto in un secchio… dobbiamo impegnarci tutti e poi ritirano davanti casa ogni giorno…» Maria Teresa Mancini la pensa diversamente. «Gli autori sono di sicuro quelli che si lamentano dei servizi e che facendo troppo sforzo a fare la differenziata e metterla davanti alla porta, preferiscono contribuire al disastro ambientale. Se si riesce a scoprirli… multe salate, anzi salatissime!» Un contributo alla discussione anche da Clementina Di Fiore, «La pratica dimostrazione dell’inciviltà che regna sovrana nel nostro paese e che ho sempre denunciato e che mi/ci è costata non pochi nemici… Ahimè! Il tempo svela sempre la verità! Mi dispiace è proprio una questione di cultura radicata e difficilmente sanabile, a sostegno della mia tesi la presunzione da parte di chi mal si comportava, di avere anche ragione e nei cui confronti nulla si è potuto fare, se non subire per anni». Roberto Zeoli, «ho notato in questi ultimi anni, nei paesi dove è in corso la raccolta differenziata, un aumento pazzesco di spazzatura per le strade, cunette e alcune zone di campagna che collegano strade che portano nei centri cittadini di collegamento dei centri abitati più vicini. Ho sempre pensato che basterebbe mettere una persona imboscata in quei luoghi anche solo per pochi giorni con una bella macchina fotografica e scattargli foto o fare qualche video così si beccano subito i soggetti che fanno tutto ciò! Tanto alla fine sono sempre le stesse persone che compiono quotidianamente queste cose».
Tesi raccolta da Marco Di Santo, «non serve nemmeno appostarsi, oggi puoi facilmente piazzare una telecamera o una fotocamera munita di sensore (di prossimità o di movimento) e le immagini vengono catturate senza sforzo…» Luigi Casciano asserisce che «non abbiamo una cultura e rispetto della natura, noi siamo parte della natura. se nel nostro paese e nel mondo continueremo così un domani i nostri figli e nipoti vivranno nella spazzatura.
Bisogna insegnare ai piccoli dalla tenera età a differenziare e se sbagliano fargli vedere e capire l’errore, solo allora inizieremo a curare la nostra terra. Mi sembra che ci sia gente che non sa neanche capire che ci vive sulla terra, quindi portate rispetto per la natura fate bene la differenziata vedrete che si starà molto molto meglio». Marco Di Santo si esprime così: «per la verità, dovremmo rivedere tutti il nostro atteggiamento verso l’ambiente. Se proprio vogliamo rispettarlo, dovremmo tutti rifiutare di adoperare il petrolio e i suoi derivati. Con il resto, ci possiamo gestire». Infine, Michele Cappiello, «bisogna vigilare tutti i punti critici 24 ore su 24, prima o poi il topo cade nella trappola. Allora se ne vedranno delle belle».

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