Molise di nuovo in copertina nazionale, ma stavolta la politica non c’entra nulla. Una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 (4.3 quella momento) è stata registrata nella tarda mattinata di ieri, alle 11.48, e ha squassato la tranquillità di una splendida mattinata di festa del 25 aprile. Un forte boato e poi una scossa sussultoria, che ha spaventato e mandato nel panico la popolazione di tutto il Basso Molise, ma anche del resto della regione e fin dove è stata avvertita, anche in Puglia e in Molise. L’epicentro è stato localizzato nel territorio del Comune di Acquaviva Collecroce, con una profondità di 31 chilometri. Ore prima, nella notte, non molto distante, appena qualche chilometro, c’era stata una scossa di avvertimento, chiamiamola così, rispetto al movimento tellurico più potente, di 2.5 ma profonda solo 9 km, in territorio di Guardialfiera. Il territorio già martoriato dal sisma del 2002 e da altri eventi avvertiti in modo nitido in oltre 15 anni di attività del sottosuolo, è ripiombato nell’incubo e la natura sussultoria del terremoto ha acuito i sentimenti di paura. La notizia è rimbalzata subito sui social e sulle messaggerie, con telefoni intasati e le tv nazionali a caccia di notizie e dettagli per lanci nel corso della mattinata. Per fortuna, il fragore del sisma e le reazioni della gente non sono stati proporzionali ai danni, pressoché assenti, come hanno potuto verificare per l’intera giornata di ieri Vigili del fuoco, tecnici comunali e Protezione civile.
Le persone in diversi centri sono scese in strada, ma sono rientrate dopo una mezz’oretta, quando si è capito che l’emergenza almeno per il momento era cessata. Tuttavia, il protocollo è partito in tutta la sua imponenza, con forze dell’ordine, prefettura e strutture locali alla massima operatività. Insomma, si potrebbe anche dire troppo rumore per nulla, ma quando si parla di sisma nulla è mai così scontato, specie per chi ha ancora ferite aperte.
Il più importante fattore è la sicurezza, quindi non essendoci stato alcun ferito e nessun danno strutturale, l’allarme è stato archiviato nel migliore dei modi, ma resta alta l’allerta. Le repliche successive sono state una dozzina, tra cui la maggiore parte delocalizzata tra i Comuni di Montecilfone e una a Guglionesi.

Il terribile precedente nel 1456

Acquaviva è uno dei tre centri bilingue italo-croati del Molise. L’immigrazione croata servì a ripopolare queste zone dopo un devastante terremoto che nel 1456 rase completamente al suolo questa zona. Questo terremoto è stato considerato dagli esperti, sulla base di calcoli rapportati ovviamente alle fattezze dei nuclei abitativi dell’epoca, il più devastante della storia italiana. La magnitudo sarebbe stata intorno al 7.1. Ciò che rende particolare la scossa di ieri è che l’epicentro è di nuovo Acquaviva. In precedenza Acquaviva era un feudo dei Cavalieri di Malta, e una colonia di slavi provenienti dalla Dalmazia che scappavano dall’invasione turca che furono portati a ripopolare queste zone. Kruch è infatti il nome in croato di Acquaviva come appare in una targa davanti al comune che racconta le vicende del piccolo centro molisano. Intanto, l’ambasciatore della Croazia, Jasen Mesic, ha chiamato il sindaco di Acquaviva, Francesco Trolio, per testimoniare la sua «profonda preoccupazione per la scossa di terremoto che ha colpito il centro molisano prima di mezzogiorno». Lo ha riferito il sindaco stesso che ha spiegato come attraverso l’ambasciatore la Repubblica croata si è messa a disposizione della popolazione bilingue e di origine croata che risiede nel comune di Acquaviva dal 1500. L’intero paese di Acquaviva è infatti bilingue, segnaletica e nomi delle istituzioni sono infatti nelle due lingue come in Alto Adige sono in italiano e in tedesco.

Controlli immediati su edifici pubblici e infrastrutture

La scossa di terremoto di intensità 4.2 ed epicentro ad Acquaviva Collecroce è stata avvertita anche a Termoli. Al momento non si registrano danni a cose o persone e anche al Pronto soccorso non si registrano interventi legati al terremoto. La squadra della Protezione Civile del Comune di Termoli è stata sul territorio per verificare eventuali danni o situazioni di emergenza. Da una prima ricognizione effettuata dai Vigili del Fuoco, non risultano criticità o lesioni dovute alla scossa di terremoto né a Termoli né nei paesi interessati dalla scossa. Dai primi rilievi della Protezione civile termolese nelle scuole e al municipio non c’è stata alcuna conseguenze di natura struttura. A seguito dell’evento sismico registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in provincia di Campobasso alle ore 11.48 con magnitudo 4.2, sono in corso le verifiche da parte della Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile in contatto con le strutture locali del Servizio nazionale della protezione civile. L’evento sismico – con epicentro localizzato tra i comuni di Guglionesi, Montecilfone e Palata in provincia di Campobasso – risulta avvertito dalla popolazione e al momento – specifica la Protezione civile – non sono stati segnalati danni a persone o cose. Un elicottero dei vigili del fuoco sta sorvolando in questo momento il grande bacino artificiale di Guardialfiera. L’invaso, prodotto dalla diga sul fiume Biferno, è uno dei più grandi del centro Italia, e serve a fornire acqua a tutto il basso Molise. L’invaso risale agli anni ‘60 e la sopraelevata che lo attraversa completamente per oltre otto chilometri è stata completata nel ‘68. L’elicottero ha sorvolato anche tutti i Comuni del Basso Molise. Intanto, i Vigili del fuoco del distaccamento di Termoli ha effettuato sopralluoghi a Larino, Ururi, San Martino, Portocannone, Campomarino e Termoli. La squadra del distaccamento di Santa Croce di Magliano, invece, ha effettuato sopralluoghi ad Acquaviva, Guardialfiera, Palata e Montecilfone. Il capo distaccamento di Termoli Aldo Ciccone si sta occupando del monitoraggio del Liscione, il punto più sensibile.

Ingv e Geologi sono certi: si tratta di una nuova faglia

Il terremoto di magnitudo 4.2 avvenuto in Molise, nella provincia di Campobasso, è diverso da quelli che stanno scuotendo l’Italia centrale dal 24 agosto 2016 e diverso anche dalla maggior parte dei terremoti tipici dell’Appennino. Almeno 1.500 volte meno violento del sisma di Norcia del 30 ottobre 2016, per le sue caratteristiche geologiche ha più elementi in comune con quello del 2002 a San Giuliano di Puglia. «E un evento nuovo», ha detto il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni. I terremoti di magnitudo simile a quello avvenuto in Molise, ossia compresa fra 4 e 5, «in Italia sono circa una ventina ogni anno. Non sono quindi eventi rari, ma – ha rilevato – meritano comunque una costante attività di controllo e attenzione». La terra ha tremato in Molise in una zona di pericolosità media e poco a Nord rispetto ai due sismi avvenuti a San Giuliano di Puglia nel 2002. E’ a questi terremoti che quello di oggi somiglia di più, mentre «non è certamente associabile alla sequenza sismica in Italia centrale», ha osservato Doglioni. «La faglia – ha spiegato – ha un comportamento diverso». E’ infatti di tipo trascorrente, vale a dire che la porzione di crosta terrestre coinvolta si muove in senso orizzontale rispetto a quella adiacente. Di conseguenza la crosta terrestre nella zona adriatica centro-settentrionale si muove verso Est più velocemente rispetto a quella meridionale. Il movimento tipico delle faglie coinvolto nella sequenza iniziata il 24 agosto in Italia centrale è invece di tipo estensionale, avviene cioè una sorta di ‘stiramento’. Inoltre, i sismi della sequenza del 24 agosto 2016 sono abbastanza superficiali, mentre il terremoto in Molise è avvenuto a 31 chilometri di profondità, «abbastanza per coinvolgere tutta la crosta e parte del mantello», ha detto Doglioni. «Sappiamo – ha aggiunto – che più il sisma avviene in profondità, più è larga l’area che investe e nella quale viene percepito, ma l’energia che arriva in superficie è inferiore». Stesso parere da parte di Domenico Angelone. «La scossa di terremoto di magnitudo 4.2 con epicentro a un chilometro da Acquaviva di Collecroce, in provincia di Campobasso, non ha alcuna correlazione con gli eventi sismici avvenuti nell’Italia Centrale». Ad affermarlo è Domenico Angelone del Consiglio Nazionale dei Geologi: «Il sisma è stato avvertito in un’area che, in passato, non ha registrato rilasci di elevata energia come per le zone più interne del Molise e dell’Appennino, tant’è che la normativa più datata poneva tali aree ad un potenziale di sismicità relativamente basso». «Tra le opere maggiormente sensibili allo scuotimento – prosegue Angelone – c’è la diga del Liscione sul Fiume Biferno, il cui bacino idrico ospita il lungo viadotto e i cui piloni sono per gran parte sommersi. Un’arteria stradale di notevole importanza, meritevole di particolare attenzione sia per le sue condizioni statiche sia per gli effetti indotti dal sisma, sebbene realizzata in maniera conforme alle normative dell’epoca, rivelatesi negli ultimi decenni inadeguate alle reali condizioni del territorio. Inoltre – conclude Angelone – si ripropone ancora una volta il problema del dissesto idrogeologico poiché sono presenti, nell’area epicentrale, numerosi versanti sofferenti di fenomeni di dissesto quiescenti, facilmente riattivabili in caso di sisma».

 

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