Cresce anche in Molise il legame tra mafie e agricoltura. A pagarne il prezzo più alto continuano a essere i lavoratori. In Italia sarebbero trentamila le aziende agricole che ricorrono al caporale per reclutare la forza lavoro, in pratica una su quattro. Il Molise non fa eccezione. Nella nostra piccola regione si parte con la raccolta dell’uva, di pesche e albicocche fino ad arrivare ai pomodori e così via. In Basso Molise e nella Capitanata i salari non superano i venti euro il giorno, con giornate di lavoro che arrivano fino a dodici ore continuate, contratti assenti o irregolari. Alcuni lavoratori migranti percepiscono un salario di un euro l’ora soprattutto nella raccolta dei pomodori. Il caporalato in Molise diventa terreno fertile per attività illegali, ambito d’interesse privilegiato per la criminalità organizzata foggiana e garganica, inizia a coinvolgere anche l’export di qualità (in particolare nel settore vitivinicolo) e sempre più spesso si lega ad altre forme di reato come le gravi sofisticazioni alimentari, la riduzione in schiavitù e le varie forme di sfruttamento lesive persino dei più elementari diritti umani. Sono gli stessi flussi stagionali di manodopera a determinare gli epicentri delle aree a rischio in Molise. La zona più colpita è senza dubbio il Basso Molise dove è concentrata la più alta produzione nel settore vitivinicolo e ortofrutticolo. In Molise, pur essendoci poche denunce, non paiono esserci zone franche e il fenomeno è presente su tutto il territorio. Il nostro Osservatorio ha potuto costatare – sulla base delle tipologie di reato commesse in regione – che le principali attività illecite delle mafie, soprattutto pugliesi, riguardo al settore agroalimentare sono: il caporalato, le estorsioni, l’usura a danno degli imprenditori, i furti, le sofisticazioni alimentari, l’infiltrazione nella gestione dei consorzi per condizionare il mercato e falsare la concorrenza. Gli introiti per le agromafie sono notevoli e le aziende confiscate alla criminalità sono in continuo aumento. Questo indice evidenza come il fenomeno oltre ad essere pericoloso è in continua crescita. In tutto questo sono sempre i lavoratori a pagare il maggior prezzo. Uno dei rischi da monitorare con particolare attenzione in Molise è l’infiltrazione delle mafie nei centri di accoglienza che rappresentano un vero e proprio serbatoio cui attingere manodopera per lo sfruttamento. A tal proposito, non dobbiamo mai dimenticarci che uno Stato democratico di matrice solidaristico sociale, come è il nostro, ha l’obbligo costituzionalmente garantito di mettere al primo posto il lavoratore con la sua dignità e non il profitto con la sua avidità.

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