Tutti attendono il riconoscimento dello stato di emergenza. Non solo residenti, amministratori, ma anche gli operatori della Protezione civile a più vario titolo. Sì, perché altrimenti l’assistenza alla popolazione e gli interventi di messa in sicurezza non vanno al di là della mera emergenza. Insomma, una macchina a singhiozzo. La conferma di questa paralisi apparente arriva dagli stessi sindaci e volontari delle varie associazioni. L’auspicio è che si faccia alla svelta, con la giunta regionale riunita ieri a formalizzare l’istanza da produrre al Consiglio dei Ministri. Così, nel frattempo e sperando di non aspettare Godot… c’è chi deve mettere le mani avanti e in tasca, come il sindaco di Larino Pino Puchetti, che provvede motu proprio, con l’amministrazione di Palazzo Ducale alla messa in sicurezza del campanile della chiesa di Santo Stefano e alla scuola elementare e materna Rosano di via Morrone. Sul campanile, che ha costretto allo sgombero di ben 5 famiglie. In merito, il primo cittadino ha interpellato anche la diocesi di Termoli-Larino, ma dalla Curia vescovile è arrivata la risposta che non ci sono fondi per intervenire in questa fase. «Ora sopperiamo noi, non possiamo fare altrimenti – ha spiegato Puchetti – sia perché non è giusto che cinque famiglie dormano nelle tende per problemi strutturali che esulano dalle loro abitazioni, il cosiddetto pericolo esterno, sia perché non possiamo permetterci il lusso di aspettare, mentre potrebbero esserci nuove scosse che aggraverebbero l’attuale quadro di criticità». Copione identico per le scuole superiori e ieri pomeriggio sono partiti i lavori all’interno del liceo D’Ovidio, ospitati all’interno del vecchio ospedale Vietri.

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