Anche gli animali sono esseri viventi, con un cuore in grado di suscitare emozioni e stati d’animo particolari. Probabilmente erano compagni di giochi, per questo motivo, forse, avrebbe cercato prima di difenderlo, poi di salvarlo e in ultimo di vegliarlo rischiando a sua volta di morire.
È la ricostruzione di una triste storia di due bellissimi cani trattati brutalmente, non si sa bene, se dai loro padroni che volevano disfarsene oppure da qualche sadico che, dapprima, ne ha ammazzato uno e poi ha tentato di far fuori anche l’altro. Quest’ultimo, un cane di quattro o cinque anni di età, bianco, di taglia grande, è stato tratto in salvo da Franca Romano e Miki Di Biase, con l’aiuto di due brave e volenterose persone.
Un cane, come tanti altri se ne vedono in giro, sprovvisto di microchip, per cui non è dato sapere se fosse padronale o randagio, anche se la persona a cui è stato affidato momentaneamente propende più per la prima ipotesi dato che sembra piuttosto socievole ed abituato a non fare i bisogni in casa.
Attraverso le testimonianze dei protagonisti cerchiamo di ricostruire questa storia che somiglia tanto a quella del giovane bojanese che a Melbourne per salvare una ragazza da un maniaco è rimasto accoltellato.
In questa storia che ci accingiamo a raccontare, invece, non c’è il lieto fine, però è una storia che induce alla riflessione, di come la malvagità umana, persone che si definiscono civili, non ha limiti.
I fatti. Franca Romano, titolare di un’agenzia immobiliare nel centro bifernino, sabato mattina si è recata insieme ad alcuni clienti nella zona di Colle Pignataro, di spalle all’ex carcere ora trasformato in isola ecologica, per un sopralluogo in un terreno agricolo posto in vendita. Ad un certo punto ha sentito dei lamenti provenire da un vicino canale di scolo in cemento, profondo oltre un metro. Si è affacciata per vedere l’origine di quei lamenti, lì dentro ha notato un cane, tremante, impaurito e denutrito, con le zampe immerse nell’acqua. Un salvataggio che si prospettava piuttosto difficoltoso per la natura impervia del luogo, per cui ha subito allertato i Vigili del fuoco e il suo compagno, Miky Di Biase, che ha grande dimestichezza con gli animali, il quale nel volgere di pochi minuti è giunto sul posto. Quest’ultimo nel vedere la povera bestia in quelle condizioni ha deciso immediatamente di intervenire in suo soccorso, calandosi nel canale, tra l’altro pieno di rovi, prima ancora dell’arrivo dei pompieri. Con cautela, per non impaurirlo ulteriormente, si è avvicinato al povero animale, guadagnando in breve la sua fiducia e l’amicizia. Il cane presentava una vistosa ferita alla testa. Dopo un poco, tranquillizzato, si è fatto prendere con estrema facilità, ha capito perfettamente che quelle persone erano lì per aiutarlo a salvarsi e non per fargli del male, per cui Miky sollevandolo con estrema delicatezza lo ha poi tirato fuori dal canale grazie all’aiuto prezioso delle due persone presenti. Lo hanno subito ribattezzato Mosè, salvato dalle acque.
Poco distante, a monte nel canale, in un pozzetto molto profondo e pieno d’acqua, Miky ha notato la carcassa di un altro cane, un cucciolo, anch’esso bianco, di taglia piccola, con diverse ferite visibili sul corpo, legato ad uno scafandro metallico. Probabilmente dopo essere stato percosso e ridotto a fin di vita, gli aguzzini per farlo affogare lo hanno legato a quella lamiera pesante per cui non ha avuto scampo. Quasi sicuramente Mosè ha assistito alla scena ed in qualche modo aveva cercato anche di difendere l’amico a quattro zampe, per cui è stato colpito in testa probabilmente con un bastone o con un corpo contundente. Non ci sarebbero altre spiegazioni. Ha visto gettare il suo amico privo di vita nel canale per cui quasi certamente, dopo che gli aguzzini si sono allontanati, per istinto è saltato giù nel fosso con l’intento di prestargli soccorso. Purtroppo a nulla è valso il suo aiuto, quando si è reso conto che non c’era più nulla da fare ha cercato di arrampicarsi lungo le pareti ripide di cemento senza riuscirci.
I soccorritori, infatti, gli hanno trovato i polpastrelli delle zampe anteriori assai malconci. Pare che alcuni giorni prima, Mosè fosse stato tirato fuori dal canale da un paio di operai che lavorano all’isola ecologica che lo avevano sentito guaire. Perché sia finito poi nuovamente nel canale non è dato sapere. Il cane è rimasto con le zampe nell’acqua fredda, alta una decina di centimetri, per tre, quattro giorni, senza mangiare e senza potersi sdraiare a terra.

1 Cane salvato 2

«Con l’aiuto di due brave persone del luogo io e Miky siamo riusciti a salvare il cane e ad evitargli una morte lenta e dolorosa – ha raccontato Franca Romano -, era finito nel canale adiacente il carcere in località Maiella, non sarebbe mai uscito da solo senza il nostro aiuto e non si capisce come ci sia finito. Subito dopo averlo tratto in salvo, ha mangiato croccantini e dell’ottimo cinghiale. Prima di consegnarlo all’amico Alessandro Vitale di Campobasso, che se ne sta prendendo cura con molta dolcezza, in attesa di una sistemazione definitiva, Mosè è stato disteso al sole a leccarsi le zampe congelate, quando si è alzato scodinzolava, con quegli occhi tristi faceva davvero tenerezza. Non è un randagio, almeno lo spero, è un cane bello e buono. Ringrazio anche i Vigili del fuoco, che si erano resi disponibili ad intervenire, ma poi non è stato più necessario. Rivolgo un appello alla gente che abita in zona – ha aggiunto -: è un cane stupendo, di sicuro ha o aveva una ‘casa’ da quelle parti, è docile e affettuoso ed ha bisogno di un ambiente familiare dove essere coccolato dopo tanto spaventato, è rimasto prigioniero nell’acqua per almeno tre giorni».
L’animale è stato anche visitato da un veterinario che, nonostante fosse ancora traumatizzato, lo ha trovato in discrete condizioni di salute. Ha bisogno solo di mangiare e stare tranquillo. Se non dovesse essere rintracciato il proprietario, cosa probabile visto che non ha il microchip, il cane può essere affidato anche in adozione. E.C.

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