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Il capitolo sulla vicenda della turbativa d’asta e abuso d’ufficio per l’appalto delle fogne cittadine dell’importo di 8,5 milioni di euro, risalente al 2005, sembra non sia stato ancora chiuso. Come si ricorderà il Giudice per le Udienze Preliminari, Teresina Pepe, nell’udienza di febbraio scorso per questa ipotesi di reato aveva prosciolto il vice sindaco Gaetano Policella, nonché gli ex assessori Antonio di Biase e Antonio Perrella, l’imprenditore venafrano Aniello Patriciello e la presidente di commissione Maria Cristina Spina. Secondo fonti ben attendibili provenienti da Palazzo San Francesco, di recente sarebbe stato notificato loro, il ricorso per Cassazione avverso la sentenza di “non doversi procedere” nei loro confronti “perché il fatto non sussiste”. Ad impugnare la sentenza di assoluzione sarebbe stato il Sostituto Procuratore dott. Fabio Papa, titolare dell’inchiesta. L’indagine partì a seguito di un esposto anonimo, piuttosto circostanziato, in cui venivano raccontati fatti ed episodi che sono stati poi oggetto di indagini e di verifiche da parte dei carabinieri del Nucleo Operativo della locale Compagnia. Al termine dell’inchiesta il PM Papa ha ritenuto che le prove e gli indizi raccolti erano sufficienti per chiedere il processo a carico di Policella e degli altri cinque indagati in quanto questi in “concorso morale e materiale tra loro, con abuso delle loro funzioni e del servizio ed avvalendosi indebitamente del ruolo prevalente ricoperto in seno alla compagine degli amministratori del Comune di Bojano, turbavano con mezzi e condotta fraudolente il regolare svolgimento dell’appalto-concorso indetto dal Comune per opere di adeguamento degli impianti di depurazione dei collettori fognari e della rete idrica al fine di procurare intenzionalmente un ingiusto e rilevante vantaggio patrimoniale all’ATI- ICI srl”. Per il Giudice Pepe, invece, gli elementi in mano all’accusa non sarebbero stati sufficienti per impiantare un processo condividendo quindi la linea degli avvocati della difesa che avevano sostenuto la linea della condotta legale e trasparenza senza alcun favoritismo dei loro assistiti. Da qui il “non doversi procedere” nei confronti di Policella e delle altre cinque persone coinvolte. Una sentenza non condivisa dal PM Papa che avrebbe deciso di impugnarla in Cassazione in quanto, a suo dire, il GUP sarebbe entrato nel merito del processo, travalicando i limiti di giudizio a lui affidato dalla normativa processuale, e sostituendosi al collegio giudicante. Il Giudice, secondo il Sostituto Procuratore, avrebbe pronunciato una sentenza di merito in contrasto con la natura processuale della sentenza. Il GUP avrebbe altresì omesso di motivare le fonti di prova raccolte, soprattutto quelle riferite alle inoppugnabili prove documentali che, da sole, sarebbero sufficienti, come affermato da Papa, a sostenere la tesi accusatoria in sede dibattimentale. Come si ricorderà a difendere Policella c’era l’avv. Ulrico Quaranta, per Di Biase e Perrella, l’avv. Arturo Messere, Spina, era assistita dall’avv. Fabio Del Vecchio, infine, Patriciello dall’avv. Mariano Prencipe. La vicenda a quanto pare potrebbe riaprirsi nel caso in cui la Suprema Corte di Cassazione accolga la richiesta di annullamento del Sostituto Procuratore Papa della sentenza di proscioglimento del vice sindaco e delle altre persone coinvolte.

 

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