«Il capo della Squadra Mobile, Rita, che è diventata mamma per la seconda volta tre mesi fa, nonostante il congedo ha continuato a seguire il caso. Ieri (Giovedì 22 marzo, ndr) ha allattato la sua bambina e poi è andata a fare il suo dovere in questura». Così scriveva ieri il Corriere della Sera.
La protagonista è Rita Sverdigliozzi, bojanese, vicequestore e capo della Squadra Mobile di Pisa, la quale giovedì, assieme a due colleghe, ha arrestato un uomo accusato di pedofilia. Un arresto collegato alla morte di un giovane 19enne, Nicolay Vivacqua, investito da un treno nel dicembre scorso. Un giallo quest’ultimo che sembrava inspiegabile, ma grazie all’intuito della Sverdigliozzi che ha guidato nella direzione giusta le indagini, si è fatta luce su una serie di vicende di violenze su minori da parte di un “orco” 75enne con false promesse a costoro di un futuro calcistico in serie A.
Nicolay, la mattina del 21 dicembre scorso, dopo aver dato fuoco a un’auto, una vecchia Ford, insieme a un altro giovane, era fuggito sui binari di una linea ferroviaria, nella foga di allontanarsi, non si era accorto che stava sopraggiungendo un treno dal quale venne travolto e ucciso all’istante nella periferia di Pisa. Nessuno riusciva a spiegare il perché il giovane avesse incendiato quell’auto. Ma dopo tre mesi di indagini della Squadra Mobile di Pisa finalmente si è riusciti a dare una spiegazione. Infatti, proprio l’incendio doloso dell’auto ha portato Rita Sverdigliozzi e i suoi colleghi su una pista nuova, concretizzatasi con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare da parte della Procura di Pisa che ha portato in carcere il pensionato Piero Costia, residente nella città toscana, proprietario dell’auto incendiata.
«L’uomo – come ha spiegato in sintesi il vicequestore bojanese nel corso della conferenza stampa – è ritenuto responsabile di aver compiuto ripetuti atti e violenze sessuali nei confronti di quattro giovani che all’epoca dei fatti erano tutti minorenni, quasi tutti tredicenni».
L’attività investigativa era già stata avviata in precedenza nell’ambito di un procedimento penale della Procura per i reati di violenza sessuale e prostituzione minorile a seguito di una denuncia presentata da un giovane marocchino per fatti avvenuti quando era ancora minorenne, denuncia che era apparsa fondata sulla base delle risultanze investigative. Dalle indagini era emerso che Nicolay aveva conosciuto un coetaneo, scoprendo casualmente che anche questi era rimasto vittima di abusi sessuali da parte del pensionato. I due giovani, quindi, avevano deciso di dare una lezione al pensionato, incendiandogli l’autovettura che, per anni, secondo gli investigatori, era stata il teatro delle violenze sui minori. Subito dopo aver messo in atto la spedizione punitiva, nella fuga Nicolay aveva trovato la morte sotto un treno. Quest’ultima tragedia, ha spiegato il capo della Mobile di Pisa Sverdigliozzi, «ha indirizzato le indagini in maniera serrata e ha consentito di acquisire non solo prove per i fatti di reato avvenuti in passato, ma di individuare alcune vittime attuali dell’indagato, in particolare minori di etnia rom e nordafricana».
Da una ricostruzione degli investigatori, è emerso che l’uomo, ex carpentiere in pensione, senza alcun precedente penale, da tempo frequentava gli ambienti di squadre giovanili di calcio locali e avvicinava le giovani vittime, millantando di avere contatti influenti con grandi club di Serie A, con la promessa di una carriera di successo tra i professionisti. Adescava le vittime negli ambienti più disagiati.
«Diceva di essere un osservatore di grandi squadre – ha spiegato ancora la dirigente Sverdigliozzi – avvicinava le vittime per strada, carpiva la loro fiducia facendo leva sui loro sogni, poi le portava in zone appartate e le obbligava agli atti sessuali. Questa stessa dinamica è stata quella della prima denuncia che abbiamo ricevuto».
La svolta nelle indagini avviate a seguito della denuncia del marocchino è avvenuta nel dicembre scorso, quando i due giovani avevano dato fuoco alla vecchia Ford, e uno dei due autori, nella fuga dall’atto teppistico, era finito sotto il treno.
«A quel punto il collegamento è stato immediato – ha aggiunto Sverdigliozzi -, abbiamo capito che si è trattato di un gesto di rivalsa, perché in quella macchina si sono consumate le violenze, che hanno riguardato gli stessi due ragazzi che hanno eseguito il gesto inconsulto».
Una storia che ha avuto un’eco a livello nazionale, che ha visto ancora una volta protagonista la vicequestore Rita Sverdigliozzi, tre lauree all’attivo e una brillante carriera costellata di successi professionali che, nonostante il congedo post-gravidanza, ha continuato a seguire il caso e a dare direttive ai suoi colleghi per risolverlo.
Non va dimenticato che la dirigente bojanese della Mobile pisana, chiamata dai suoi «poliziotta di ferro», lo scorso anno durante la gravidanza in corso riuscì a bloccare e a far arrestare a Roma uno scippatore.
Per la cronaca, sotto la foto del vicequestore Rita Sverdigliozzi, pubblicata ieri dal Corriere della Sera, tra i più importanti quotidiani italiani, è stato menzionato che è originaria di Bojano, provincia di Campobasso. Una figlia della terra di Molise, regione spesso ignorata e sconosciuta, che si sta facendo onore a livello nazionale.
Enzo Colozza

Un Commento

  1. Mario Rossi scrive:

    Ma come mai, c’é da chiedersi, questi due ragazzi, hanno pensato di farsi vendetta da soli e non, invece, di rivolgersi alle istituzioni? Sare grato a chi potesse fornire una risposta, a questa mia domanda.

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