Una giornata di lavoro come tante, finita come mai nessuno avrebbe voluto. La dinamica del tragico incidente sul lavoro costato la vita a Michele Calabrese, 43 anni di Bojano, è al vaglio degli inquirenti. Il corpo dell’operaio finito sotto una lastra di marmo che ne ha spezzato per sempre la vita è a disposizione della Magistratura. E parenti, amici, i proprietari dell’azienda dove lavorava da tempo, i suoi tanti colleghi non riescono a darsi pace. Una dinamica tutta ancora da chiarire quella che ha segnato l’ultimo giorno di lavoro dello sfortunato 43enne nell’azienda “Bernardo Marmi”, situata all’ingresso di Bojano, in via Molise. Intorno alle 9 del mattino Michele, da tutti giudicato esperto e molto attento, assieme ad altri colleghi avrebbe dovuto scaricare un carico di lastre di marmo da un camion. Una di queste sarebbe scivolata, travolgendo l’operaio. Immediata la telefonata al 118 con la disperata richiesta di aiuto, poi gli attimi concitati: i tentativi di aiutare il collega, l’attesa dell’ambulanza, la speranza che non si arrivasse all’epilogo senza appello. Un lavoro che richiedeva massima attenzione quello svolto dal 43enne in una azienda che tutti descrivono come molto seria, attenta alla sicurezza dei suoi dipendenti. Disperata la corsa a sirene spiegate verso il Cardarelli di Campobasso: gli operatori del 118 hanno fatto l’impossibile per salvargli la vita. Troppo gravi le ferite riportate dall’uomo che è deceduto poco dopo. L’area dello stabilimento di via Molise dove è avvenuto il tragico incidente è stata delimitata per consentire le necessarie attività di indagine. Il corpo dello sfortunato 43enne in attesa dell’ispezione cadaverica ma non è escluso che sarà disposta anche l’autopsia dal magistrato titolare dell’inchiesta. Mario viveva in contrada Alifana, non era sposato e conduceva una esistenza di lavoro e qualche serata di svago assieme agli amici. Una vita scandita dai ritmi dell’impegno lavorativo che portava a compimento con rigore e attenzione. Una morte bianca la sua, che si aggiunge alle altre sei registrate fino a settembre scorso in Molise. Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, si stringe alla famiglia del 43enne e rilancia il tema della sicurezza. «Sono necessari più controlli e una formazione adeguata, soprattutto nei settori a rischio» ha spiegato mentre è in corso il tour ‘Lavorare per Vivere’, uno slogan che ieri ha assunto i contorni dolorosi di una tragedia che ha sconvolto una intera comunità.

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