Una tragedia che sconvolse l’intera comunità di Vinchiaturo quella della morte improvvisa di Enzo Nardacchione, avvenuta il 5 giungo del 2018 nel giardino di una villetta di Monteverde. Un decesso dai contorni oscuri: già nei minuti immediatamente successivi alla tragedia iniziò infatti a circolare l’ipotesi della folgorazione. Dopo qualche ora, invece, il decesso del 69enne venne classificato come morte naturale provocata da un arresto cardiocircolatorio. Eppure sul luogo della tragedia – il giardino di una villetta di proprietà di alcuni amici dove Enzo Nardacchione stava lavorando alla sistemazione di un impianto di irrigazione – oltre ai soccorritori del 118 e della Croce azzurra si precipitarono anche i Vigili del fuoco ed i carabinieri di Vinchiaturo e San Giuliano del Sannio.
Quando l’uomo si accasciò al suolo era in corso un nubifragio: il corpo era riverso a terra vicino ad un palo della corrente e gli agenti e gli uomini del 115 rimasero sul posto per diverse ore. Insomma, elementi che almeno ad un primo impatto lasciarono pensare ad un tragico incidente.
Tanto che la Procura decise di andare a fondo e aprì un fascicolo – l’ipotesi era quella dell’omicidio colposo – per far luce sull’esatta dinamica della tragedia ma soprattutto per stabilire le cause del decesso.
Il pm Giuliano Schioppi dispose la riesumazione della salma per consentire l’autopsia. Ed ora, a 8 mesi dalla tragedia, i risultati dell’esame hanno confermato che il decesso fu la conseguenza di una folgorazione. Un esito che potrebbe avvalorare l’ipotesi degli inquirenti e dei familiari della vittima. Fu proprio la famiglia a presentare un esposto per richiedere ulteriori indagini, visto che il corpo dell’uomo riportava evidenti segni di folgorazione.

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