Veri e propri attacchi, sferrati senza esclusione di colpi quelli che sono costretti a subire gli imprenditori agricoli e zootecnici della regione. Le incursioni degli animali selvatici sono anche causa della chiusura di aziende, con tutti i danni che ne derivano. Ultimo caso in ordine di tempo quello di un imprenditore, messo letteralmente con le spalle al muro dagli attacchi dei lupi: un gregge di 220 capi che nel giro di pochi anni si è ridotto a 100 ovicaprini. Danni ingenti che lo hanno costretto a ripensare alla sua attività e a ipotizzare di chiudere e che non sono legati solo agli attacchi. Nel gregge vittima delle incursioni diminuisce drasticamente la produzione di latte, molti gli aborti registrati fra i capi gravidi: il danno economico quindi è maggiore rispetto a quello legato alla perdita degli animali uccisi dal branco. Gli uffici della Coldiretti sono meta di sconsolati pellegrinaggi per raccogliere le istanze degli associati. Soluzioni ‘fai da te’ non sono praticabili: spiegano gli addetti ai lavori che recintare i pascoli è una ipotesi impraticabile vista la loro estensione. Il risarcimento dei danni poi assomiglia ad una chimera: dopo la presentazione della domanda, tocca attendere anni. Che trascorrono generando ulteriori problematiche nelle aziende. Non solo lupi. I cinghiali rappresentano un altro problema di non poco conto: sempre più numerosi e aggressivi, scorazzano nei campi distruggendo raccolti e attaccando anche gli agricoltori. Senza dimenticare gli incidenti stradali che provocano. «Come abbiamo denunciato più volte – spiegano dalla Coldiretti – i danni da fauna selvatica stanno mettendo in crisi l’intero settore primario tanto che molte aziende, ormai impossibilitate a sostenere le ingentissime perdite economiche subite, stanno chiudendo, infliggendo all’economia della regione un colpo che potrebbe rivelarsi fatale. Per tali motivazioni torniamo a chiedere alla politica un impegno maggiore di quello fino ad ora dimostrato, che possa contrastare il problema e consentire agli imprenditori agricoli e zootecnici di poter continuare a lavorare per produrre reddito per se e cibo per l’intera collettività».

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