Un processo senza esclusione di colpi quello che inizierà a Campobasso il prossimo 25 settembre: nel tribunale di Viale Elena uno dei casi più strani, avvincenti, e preziosi dell’ultimo secolo. Si tratta del processo per la sparizione del tesoro di Renato Angiolillo, fondatore del quotidiano ‘Il Tempo’. Un tesoro milionario ‘dissolto’ nel nulla al centro di una delicata inchiesta in cui spuntano i nomi della Roma bene e del jet set internazionale. Tutto ruota attorno a preziosissimi gioielli di cui si sono perse le tracce. Tra i tanti monili all’appello mancano una coppia di orecchini con smeraldo (Harry Winston) da 43,53 carati, un anello di smeraldo (Van Cleef et Arpels) da 20 carati e il “Pink diamond”, diamante rosa di 34 carati (Van Cleef et Arpels) che da Christie’s a New York, nel 2013, è stato battuto per 39 milioni di dollari. Il valore complessivo della collezione si aggirerebbe attorno ai 100 milioni di euro. Sul banco degli imputati Marco Oreste Bianchi Milella e Hervé Louis Fontaine gioielliere monegasco, accusati rispettivamente di appropriazione indebita aggravata e ricettazione aggravata. Tra i testimoni attesi per il dibattimento, Gianni Letta, ex direttore de Il Tempo, Francesco Bellavista Caltagirone, noto costruttore romano, e Alessandra Alecce, moglie di Franco Carraro, ma anche maggiordomi e persone di servizio. Parti lese del processo sono gli eredi di Renato Angiolillo: il nipote Renato Angiolillo junior e il figlio Amedeo Angiolillo, che vive a New York e che per la prima volta ha rilasciato un’intervista sul caso. A Candida Morvillo del settimanale ‘Io donna’ del Corriere della Sera ha dichiarato “che si aspetta dai giudizi la chiusura della storia” che in altre parole significarestituzione in denaro di “quanto dovuto” dichiara sempre a Candida Morvillo. “Se mi chiede – dice al settimanale Corriere – se ci terrei a riavere il Princie, le rispondo sì. Ma se mi chiede se è realistico, devo rispondere no, perché c’è di mezzo il diritto svizzero e la vendita di Bianchi Milella non può essere revocata. Per cui, posso solo aspettarmi che ci restituiscano in denaro quanto dovuto”. E sugli altri gioielli scomparsi risponde: “Mettersi a cercare è un esercizio inutile: o sono stati venduti o chi sa dove sono. Quanto valgono? Cento? Bianchi Milella ci deve dare cento. La custode era la madre, se lui ha preso il Princie, la collana e gli orecchini ritrovati a Montecarlo, mi sembra scontato immaginare dove siano finiti gli altri. In America, il giudice avrebbe detto: sedetevi e mettetevi d’accordo, se non ci riuscite, decido io. E avrebbe risolto in due mesi”. La vicenda partì da una denuncia per appropriazione indebita contro ignoti presentata dall’avvocato Iosa, legale di Renato Angiolillo jr, per tutelare gli interessi degli eredi del senatore Angiolillo. Secondo l’accusa, Bianchi Milella si sarebbe appropriato di numerosi gioielli dell’editore, detenuti – in qualità di custode affidataria – da sua madre, Maria Girani, vedova del senatore Angiolillo, cedendoli al gemmologo svizzero Fontaine che lo avrebbe aiutato nella vendita di parte dei preziosi. Del ‘tesoro’ si era persa traccia dopo la morte della Girani, avvenuta a Roma nel 2009. La pirma udienza del processo, che si terrà giovedì, arriva dopo quattro anni di indagini coordinate dal sostituto Fabio Papa. Indagini che hanno prodotto un fascicolo di circa 4.200 pagine dove sono confluite numerose rogatorie internazionali, documenti riservati e intercettazioni telefoniche.

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