La questione è complessa e attiene un settore molto delicato e importante: l’ordine e la sicurezza pubblica.

Il punto, dunque, è garantire la tranquillità ai cittadini utilizzando i mezzi, gli uomini e le risorse che il ministero dell’Interno mette a disposizione della questura di Campobasso. L’impresa è faticosa perché le casse dello Stato – è cosa nota – piangono.

Ma lui, il capo della Polizia di Campobasso, non si è parso d’animo. Tutt’altro. Dal giorno del suo insediamento negli uffici di via Tiberio ha avviato una sorta di rivoluzione attenendosi scrupolosamente alla teoria di Alessandro Pansa (capo della Polizia di Stato): organizzare i servizi al meglio con ciò che si ha a disposizione. Una sorta di spending review.

Raffaele Pagano, originario del Salernitano, è arrivato in città da circa quattro mesi. Poliziotto di lungo corso, ha diretto uffici operativi molto importanti, come, tanto per fare un esempio, la Squadra mobile di Bari.

Intelligente, pratico e grande lavoratore, ha messo a “soqquadro” la questura, creando anche qualche malcontento (fisiologico) tra il personale.

“Era inevitabile – dice – e me ne assumo ogni responsabilità. Ma era indispensabile riportare i poliziotti tra la gente. I cittadini di Campobasso e di tutta la provincia devono avere la certezza di poter contare sulla Polizia di Stato. E ciò è possibile solo se sul territorio, 24 ore su 24, ci sono le volanti che pattugliano. Per farlo è stato necessario ridurre il personale negli uffici e potenziare gli equipaggi”.

Lui non ne parla, ma i dirigenti che incontra ogni mattina di buon ora e con cui concorda il da farsi sostengono che sia uno stacanovista. È Pagano, per intenderci, che alza la saracinesca al mattino e l’abbassa alla sera. “Non dia retta alle chiacchiere dei dirigenti, con me sono sempre troppo buoni e affettuosi. Trascorro in ufficio il tempo necessario che la funzione richiede, nulla di più”, dice con disarmante schiettezza, tradendo l’accento della terra che gli ha dato i natali.

Il questore di Campobasso, oltre ad essere il capo della Polizia della provincia, è autorità di pubblica sicurezza. È dal suo gabinetto che si organizzano i servizi sul territorio, anche quelli che implicano la presenza delle altre forze di polizia.

Ed ecco che torna alla ribalta la sua squisita praticità: “Lei – rivolgendosi al cronista – riuscirebbe a scrivere un articolo senza conoscere l’argomento? Saprebbe descrivere un incidente stradale senza recarsi sul posto dove lo stesso è avvenuto? Ecco, io preparo e firmo le ordinanze dei servizi da svolgere. E non lo faccio mai senza aver prima approfondito la questione, dalla più semplice alla più complessa. Lo faccio direttamente o tramite i dirigenti che a loro volta si avvalgono dei funzionari o degli agenti. Quindi, il ragionamento è sempre lo stesso: la presenza sul territorio è fondamentale. Serve a noi per capire ed è indispensabile per garantire la sicurezza ai cittadini”.

È evidente che se, fino al recente passato, nell’arco della giornata erano operative 5 volanti e adesso gli equipaggi sono 10 (è un esempio), e se il personale è rimasto numericamente invariato, qualcuno ha dovuto cambiare mansione.

Dunque, dagli uffici alla strada. Dalla comoda poltrona della scrivania al sole o al freddo. Senza possibilità d’appello “perché la sicurezza è preminente. Su tutto”.

Pagano non fa accenno alla questione, ma pare che nell’ufficio “archivio” della questura erano impiegati una decina di poliziotti, mentre il personale civile alle dipendenze del Ministero (sempre in servizio in via Tiberio) veniva utilizzato presso altri uffici. Semplice la soluzione: i “civili” in archivio e i poliziotti a fare i poliziotti. Nessun escluso, a partire dagli autisti del questore.

“Come fa a saperlo? – chiede sorridendo – Sì, il questore di Campobasso aveva a disposizione due autisti. Ma anche uno solo può bastare”.

Ovviamente l’altro non è andato mica a casa. Veste la divisa e forma un equipaggio con altri agenti.

Ma oltre ai servizi sul territorio – quelli più evidenti, per intenderci – ci sono le indagini. Quelle fatte di ore e ore di pedinamenti, intercettazioni, appostamenti. Un settore anche questo che Pagano definisce “preminente rispetto al rilascio un porto d’armi o a un’altra questione amministrativa. Pure la Squadra mobile e la Digos sono state adeguatamente rinforzate”.

Sulla criminalità, quella organizzata, il questore è cauto. “Non posso escludere che le bande criminali non siano interessate al Molise. Posso invece affermare che la Polizia di Stato tiene alta la guardia, soprattutto nei confronti di ben identificati personaggi e alcune aree della provincia dove la presenza di certe persone o determinate attività non passano inosservate. Noi ci siamo e non lasciamo nulla al caso”.

Quattro mesi non sono molti, ma un’idea sui molisani, tra l’altro molto positiva, il questore se l’è fatta. “Non avendo ancora l’alloggio di servizio, vivo in centro (a Campobasso, ndr). Quindi, e devo dire che lo faccio con estremo piacere, raggiungo la questura a piedi. Passeggiare, oltre ad essere salutare, mi dà la possibilità di incontrare tante persone. Dall’operatore ecologico, all’operaio che ripara il marciapiede, passando per il negoziante e il barbiere. Beh, non ci sono dubbi che qui la gente sia molto laboriosa. I molisani sono persone perbene. E, se la criminalità organizzata non trova vita facile, è anche merito di chi questa terra la vive. Il molisano poi ha un’altra grande dote che è quella dell’accoglienza. Inoltre, qui ci sono dei luoghi davvero straordinari, incantevoli. Il giudizio è molto, molto  positivo”.

Il tempo è scaduto. Bussano alla porta. Sull’uscio c’è un dirigente, ma ce ne sono altri in fila. Aspettano di poter conferire con il “capo”.

Una calorosa stretta di mano e una richiesta: “Mi raccomando, lo scriva. La Polizia è amica del cittadino. Siamo qui per qualsiasi evenienza, non solo per arrestare i delinquenti. C’è anche l’anziano che chiama il 113 per segnalare che la luce sotto casa non funziona. A noi non costa nulla riferirlo agli uffici comunali affinché provvedano alla riparazione. Chiaro il concetto?”.

Chiaro, chiarissimo signor questore. Buon lavoro.

Un Commento

  1. Mauro D'Ambrosio scrive:

    Molto bene, era ora! Occorre riscoprire una cultura della legalità. Poi non dobbiamo pensare solo a furti ed altri atti criminali, ma anche alle varie forme di attentato al decoro urbano che ormai Campobasso vive da anni, nell’indifferenza generale. La Polizia serve anche a prevenirle e a combatterle. Guarda caso, l’imbrattatore “pensa” è stato beccato dalla gestione Pagano. E questo perché? Perché si è schiodato qualcuno dalla scrivania e si è preso sul serio il concetto di LEGALITA’. Grazie, ad maiora!

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