Sei di Campobasso se «per te quelli che vestono alla uomini e donne sono turz»; sei di Campobasso se «ho bevuto un po’ lo dici dopo il primo litro di vino»; se «i cavatelli non sono gnocchi»; se «la neve non è un fenomeno meteorologico, ma uno stato d’animo».
Sei di Campobasso se «la Polizia ti ferma tre volte in una sera».
Frase quest’ultima non sfuggita agli uffici di intelligence della questura di Campobasso. E che, stampata su un foglio A3 insieme ad un’altra decina, fa bella mostra sulla scrivania del questore Raffaele Pagano. Tratta probabilmente dalla bacheca Facebook «Sei di Campobasso se…», ha reso particolarmente entusiasta il capo dei poliziotti della Provincia.
«Se pure il mondo dei social si è accorto che in una sera la Polizia arriva ad eseguire anche tre controlli alla stessa persona, vuol dire che stiamo lavorando bene e la nostra presenza nel capoluogo è ‘universalmente’ riconosciuta».
Per comprendere meglio il senso del concetto espresso dal questore e il suo stato d’animo è necessario fare, laddove ce ne fosse bisogno, un passo indietro e andare fino all’estate del 2014 quando Pagano si è insediato al secondo piano di via Tiberio.
Sin dal suo primo incontro con i giornalisti intese subito mettere in chiaro che la sua parola d’ordine era «prevenzione». Quindi «incrementare il numero delle pattuglie». «Meno agenti negli uffici e più poliziotti in strada» – disse. Politica messa in campo sin dai primi giorni della sua permanenza nel capoluogo. Un modo di agire quello di Pagano che ha suscitato nel tempo anche qualche malomore dei sindacati di categoria, ma nulla e nessuno è riuscito a fermarlo nell’intento di mettere in atto in piano che a distanza di qualche anno è riuscito appieno: non è infatti difficile imbattersi a distanza di pochi minuti in una, due e anche tre pattuglie della Polizia. Tant’è che la numerosa presenza delle pantere per le vie della città è entrata nella top ten delle cose che devono accadere affinché qualcuno possa affermare di essere di Campobasso. E il questore, difficile nasconderlo, gongola.
«Gli uffici della questura – spiega Pagano – ricevono spesso attestati di stima e affetto per l’operato quotidiano che la Polizia svolge. La presenza degli agenti è molto apprezzata e consente ai cittadini di ritrovare la fiducia nello Stato. Mi sia quindi consentito esprimere ancora una volta il mio ringraziamento a tutte le donne e agli uomini della Polizia di Stato della questura e di tutte le articolazioni che operano sul territorio della provincia. Tutti hanno compreso che i tempi sono cambiati, tutti hanno compreso che la delinquenza si è trasformata, emancipata e che non ci sono più isole felici. Con grande sacrificio, spesso rinunciando agli affetti familiari, si sono messi al servizio della gente. Lo hanno fatto perché sono servitori dello Stato, lo hanno fatto perché hanno ritrovato le giuste motivazioni, lo hanno fatto perché la gente ci dimostra affetto e calore. E questo vale più di ogni riconoscimento, di ogni medaglia».
La Polizia, ma tutte le forze dell’ordine, contano molto sulla collaborazione dei cittadini. Anzi, per il questore Pagano si tratta di un «elemento da cui non si può prescindere. Noi ce la mettiamo tutta. Fanno altrettanto i colleghi dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Ma non possiamo essere ovunque. Per questo faccio appello ai cittadini di questa straordinaria terra affinché non esitino nemmeno un istante se dovessero notare qualcosa di strano, di inconsueto. Basta una semplice telefonata al 113 o agli altri numeri di emergenza (112 e 117, ndr). Dall’altra parte del telefono troverete persone esperte che sapranno valutare e agire di conseguenza. Meglio un controllo in più, anche se non porta a nulla, e un delitto consumato in meno. Noi ci siamo. Non a caso se la Polizia non ti ferma almeno tre volte in una sera non puoi affermare di essere di Campobasso…». ppm

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