Corpus Domini archiviato. Resta qualche polemica per la gestione degli eventi musicali, ma tutto sommato il bilancio è positivo.
L’edizione 2017 nascondeva molte incognite. La maggior parte legate all’ordine e alla sicurezza pubblica. I tempi sono cambiati e continuano a cambiare repentinamente. Le notizie che arrivano da ogni angolo del mondo – e non solo dalle metropoli – impongono misure straordinarie nella gestione delle manifestazioni. Misure che non sono un’invenzione del funzionario di turno, ma che scaturiscono dal giro di vite imposto dal ministero dell’Interno e, in particolare, dal Capo della Polizia.
Un inasprimento delle regole è stato sancito con una circolare di inizio giugno, successiva ai fatti di Manchester, Londra e Torino.
Per intenderci, allo stato, non esistono ragioni – nemmeno di ordine pubblico – che possano indurre chi è preposto a garantire l’ordine e la sicurezza a derogare alle circolari del Viminale. Senza la conoscenza di questo concetto, ogni giudizio espresso lascia il tempo che trova. Il resto è solo pettegolezzo da bar, animato ad arte da chi vuole probabilmente sottrarsi alle proprie responsabilità o vuole celare la propria incapacità.
Campobasso si è dimostrata città matura e consapevole. Un plauso per «il grande senso di responsabilità, la sensibilità e lo spirito di collaborazione dimostrati» agli abitanti di questa città e a «tutte le persone che hanno partecipato alle festività del Corpus Domini» arriva dal questore Raffaele Pagano.
Il questore è l’autorità tecnica-operava a cui è demandata la responsabilità dell’ordine e la sicurezza pubblica della provincia. Ovvero, è colui a cui la legge chiede conto in caso di ‘incidenti’.
Al secondo piano della Questura, nell’ufficio di Pagano ci sono pure il vicario Alessandra Cordella Faranda e il capo di gabinetto Antonio Stavale.
È opportuno chiarire anche qualche altro concetto: le location degli spettacoli, così come la dislocazione della tenda della Curia (che quest’anno non è stata installata) o quella delle bancarelle, la decide chi organizza la festa. Nel caso di specie l’amministrazione comunale. Poi c’è il vaglio del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Stabilito che l’area spettacoli è quella di Piazza “X”, entra in gioco un altro organismo, che è la Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Ne fanno parte tecnici e rappresentanti di enti e istituzioni. La Commissione, dopo aver letto gli atti e aver preso visione dei luoghi, decide una serie di prescrizioni. E, soprattutto, stabilisce la capienza. Quindi, prendendo in esame il caso di specie, tenuto conto delle esigenze imposte dalle norme antiterrorismo, il Comune ha scelto Piazza della Repubblica per lo svolgimento degli spettacoli. La Commissione ha deciso ingressi, uscite, corridoi di sicurezza e ha stabilito la capienza massima in circa 3mila persone (la capienza di piazza Prefettura è stimata in meno di 2mila persone).
La Questura cosa fa? Mette insieme esigenze, richieste, prescrizioni, programmi, percorsi e quant’altro e allestisce un piano per la sicurezza che si concretizza in un’ordinanza del questore.
Va da sé che se l’amministrazione – che pure è a conoscenza che i tempi cambiano e con essi mutano le esigenze – decide il 31 maggio che l’area spettacoli sarà quella “X”, rispetto alla data degli eventi avrà meno giorni per l’organizzazione degli stessi e per definire una serie di dettagli che possono poi risultare fondamentali per la riuscita degli spettacoli. D’altro canto è tuttavia ovvio che la stessa amministrazione avrà probabilmente avuto le sue buone ragioni per tergiversare prima di decidere.
«Non esiste un posto – spiega il questore Pagano – che può essere considerato meno o più pericoloso di un altro. Soprattutto quando l’insidia si nasconde nel terrorismo che, lo ricordo a me stesso, non ha regole. Ci sono, questo sì, più probabilità che un fatto accada a Londra o a Torino, rispetto al piccolo paese di una piccola provincia. Ma le precauzioni, lo consiglia il buon senso e lo dice il Viminale, devono essere le medesime. Prima di arrivare in Molise non avrei mai nemmeno immaginato che qui potesse risiedere un imam che inneggiava alla Jihad. Eppure la Digos lo ha arrestato ed è stato condannato sia in primo, sia in secondo grado. Oggi possiamo affermare che i quattro giorni di festa, grazie, lo ripeto, alla generosa collaborazione dei cittadini di Campobasso e del Molise, sono trascorsi senza alcun problema. E affinché andasse così abbiamo lavorato duro. Abbiamo preso in analisi ogni circostanza e valutato tutte le possibili soluzioni, tenendo conto dei disagi che avremmo potuto generare, cercando di ridurli al minimo indispensabile. Le prove generali le abbiamo eseguite in occasione della processione del Venerdì Santo. Per noi quello è stato un fondamentale banco da cui poter partire per poi organizzare l’attività messa in campo nei giorni scorsi. Diciamo che il nostro lavoro viene da molto lontano».
«Proveniamo tutti – spiega il vicario Cordella Faranda – da realtà importanti, dove la gestione dell’ordine pubblico richiede molto impegno. Nell’organizzazione dei servizi sono molteplici gli aspetti che vanno tenuti in considerazione. È capitato che ci siamo riuniti anche tre volte in un giorno per fare il punto e avanzare con il lavoro. Lo sforzo maggiore è stato quello di adattare le esigenze di sicurezza, oggi più che mai stringenti, con la realtà locale, senza mai perdere di vista il buon senso. A volte basta meno di quanto si possa immaginare per generare un evento a cui poi diventa difficile porre rimedio, il panico può generarsi anche da una banalità. Per essere più chiari, quanto accaduto a Torino in occasione della finale di Champions può accadere ovunque».
In questi giorni se ne sono scritte, lette e dette di tutti i colori. Spesso accade che si ragioni per luoghi comuni o per sentito dire, a volte (fin troppo) senza cognizione di causa. Si sono generate paure ingiustificate e sono stati veicolati messaggi privi di ogni fondamento. Anche Primo Piano ha raccolto lamentele di utenti preoccupati da un ipotetico stop delle corse del servizio di trasporto urbano.
«È chiaro che dove ci sono gli eventi – ancora il questore Pagano – la circolazione va inibita. E se la strada è chiusa non transita nessuno se non chi è autorizzato. Abbiamo previsto il posizionamento dei new jersey in cemento nei punti che ritenevamo sensibili, mentre gli altri accessi sono stati presidiati dagli agenti in divisa. Non solo dai poliziotti, ma dai carabinieri, dai finanzieri e dagli agenti della Polizia municipale. Tutti hanno collaborato con grande spirito di sacrificio, fornendo un contributo preziosissimo alla gestione dell’ordine e della sicurezza. Mi sia consentito ringraziare di cuore tutte le forze dell’ordine per quanto fatto».
Sui numeri Pagano non si sbilancia. Si dice certo, tuttavia di «aver letto cifre un po’ sovradimensionate» rispetto alle presenze stimate dalla stampa. Dati certi, invece, può fornirne circa gli uomini in servizio. «Hanno operato ogni giorno 120 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della Municipale. Domenica, in occasione della sfilata dei Misteri e del concerto, siamo arrivati a circa 180. In termini di efficienza, credo che non aver ricevuto una sola denuncia per borseggi, furti o reati tipicamente commessi quando si organizzano manifestazioni della portata del Corpus Domini è la conferma di aver fatto del nostro meglio, nella consapevolezza di poter migliorare».
Molti hanno notato la scarsa presenza di ambulanti. Rispetto al passato davvero ridotta ai minimi termini. In realtà non è accaduto che gli stessi abbiano deciso di snobbare Campobasso. «Abbiamo organizzato una serie di servizi mirati – spiega il questore – per intercettare i venditori ambulanti, verificare se avessero titolo e permesso per la fiera di Campobasso e provvedere al loro ‘rimpatrio’ in caso fossero abusivi. I controlli sono avvenuti al terminal bus, alla stazione ferroviaria, all’uscita dell’autostrada di Termoli, a Campomarino, a Guardiaregia e sulla fondovalle che arriva da Foggia».
Nei quattro giorni di festa, il Reparto anticrimine ha controllato 1.850 veicoli mediante il sistema Mercurio in dotazione alle nuove volanti della Polizia, che consente all’operatore di capire, attraverso la lettura della targa, se il mezzo è rubato, se ha la revisione in regola, se è dotato di copertura assicurativa. Sono state identificate 1.347 persone, di cui tre espulse con foglio di via obbligatorio. A poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani, sono stati affiancati gli agenti del reparto Celere, gli artificieri e gli agenti del Nucleo antiterrorismo, che con professionalità e discrezione hanno eseguito una serie di controlli scaturiti da segnalazioni degli altri uomini in servizio o dei cittadini.
Il questore Pagano, il vicario Faranda Cordella e il capo di gabinetto Stavale hanno personalmente e più volte al giorno seguito da vicino l’operato delle forze dell’ordine, «anche per fornire un doveroso supporto a chi stava lavorando sul campo».
Per ogni turno di lavoro un funzionario della Questura ha coordinato l’attività di tutti gli uomini impiegati. Domenico Farinacci, dirigente della divisione Anticrimine, ha coordinato tutti i servizi, compreso l’ordine pubblico. Con la supervisione del vicario che ha lavorato in stretto contatto con il questore.
Nei punti strategici è stato impiegato personale altamente qualificato e addestrato per operare anche in situazioni estreme. In occasione della processione dei Misteri, due motociclette della Polizia fungevano da ‘apripista’.
«Abbiamo istruito il personale – le parole di Pagano – affinché ogni situazione venisse valutata come caso a sé, proprio per ridurre al minimo i disagi. Mi riferiscono che, quando possibile, abbiamo accompagnato la vecchietta che aveva difficoltà a raggiungere l’abitazione perché la strada era chiusa. Anche nell’area spettacoli abbiamo consentito ulteriori accessi a mano a mano che altri utenti già all’interno defluivano. Un atteggiamento, il nostro, molto propositivo che è scaturito dalla grande disponibilità, dal rispetto e anche dall’affetto che i cittadini ci hanno manifestato. Ho visto persone che ancor prima che l’operatore chiedesse di ispezionare la borsa o lo zaino si facevano avanti per agevolare il nostro lavoro. La cittadinanza è stata ordinata, ha seguito le indicazioni, ha rispettato le regole. Un segnale di grande maturità che fa davvero onore a questa terra. Oggi è facile, basta un clic per informarsi, documentarsi. Per capire. E anche per stabilire – conclude il questore – chi lavora nell’interesse della collettività» e chi – aggiungiamo noi – prova a celare la propria incapacità facendo leva sui sentimenti comuni e sull’ignoranza (nel senso di ‘ignorare’ leggi, regole e fatti). In conclusione: per realizzare un buon vestito il sarto chiede tre metri di stoffa. Con un metro solo, o realizza la giacca o il pantalone… ppm

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