Fino ad ottobre dello scorso anno, la scuola pimaria di Mascione in Contrada Casale a Campobasso è una “fortezza” inespugnata su cui nessun Piano di ridimensionamento è riuscito a mettere le mani: cinque classi, mai nessun problema per la loro formazione, domande di iscrizione spesso superiori al numero complessivo di alunni accoglibili, grande professionalità messa in campo dalle insegnanti, risultati lusinghieri raggiunti in progetti nazionali ed europei, particolare cura nella didattica dei diversamente abili. Insomma, quello che si può definire, a giusta ragione, un presidio scolastico competitivo, al passo coi tempi, inserito in uno stupendo contesto ambientale. I genitori dei ragazzi, la loro incondizionata fiducia nel corpo docente e nel dirigente, la loro interazione con la scuola nel progetto educativo e formativo costituiscono l’altro punto di forza, tant’è che nessuno di loro viene mai sfiorato dall’idea di iscrivere i figli altrove.
Ma Mascione non è solo questo. La scuola svolge anche una funzione sociale per gli abitanti di diverse contrade che vi gravitano intorno: è un luogo di aggregazione per incontri e manifestazioni che si svolgono all’aperto, in orario extrascolastico, e che coinvolgono docenti, bambini e famiglie.
Quello iniziato da nemmeno due mesi, sembra essere un anno scolastico destinano a svolgersi nella normale routine. Sennonché, il 2 novembre 2016, giorno dei morti, dopo un sopralluogo eseguito dai tecnici comunali dal quale risultano alcune criticità dello stabile, arriva, come un fulmine a ciel sereno, l’ordinanza sindacale che dispone, a far data dal 3 novembre, la sospensione temporanea delle attività didattiche e, a partire dal giorno successivo, il trasferimento in via temporanea delle attività presso l’edificio della scuola secondaria di 1° grado in via Scarano a Campobasso. Va precisato che tanto la primaria di Mascione quanto la secondaria di via Scarano fanno capo all’istituto comprensivo statale “L. Montini”.
Dunque, la parola chiave dell’ordinanza è «temporanea» ed è riferita tanto alle sospensione delle attività didattiche nell’edificio di Contrada Casale, quanto al trasferimento in quello di via Scarano. Si potrebbe, tutto sommato, stare tranquilli. Il manufatto non è grande, consta del solo piano terra e non occorrono certamente anni per adeguarlo o ricostruirlo. Ma il sindaco Battista smorza da subito l’entusiasmo e mette sul tavolo la sua tesi-alibi: prima di prendere qualsiasi decisione, occorre attendere l’esito dello Studio specialistico sulla sicurezza statica e sismica commissionato dal Comune di Campobasso all’Unimol per definire eventuali interventi finalizzati al miglioramento-adeguamento sismico degli edifici scolastici. Lo stesso sindaco, sia in incontri pubblici sia privati con i genitori, sostiene, però, che esiste la volontà politica di risolvere il problema anche a costo di ricostruire ex novo la scuola. Circa il reperimento in zona di una sede provvisoria, Battista passa la patata bollente ai genitori, nel senso che devono cercarla e proporla all’amministrazione. Ne viene indicata una, ma ricade nel territorio di Campodipietra e, secondo l’amministrazione comunale, non va bene.
Intanto, un primo dubbio assale i genitori in occasione della consultazione referendaria del 4 dicembre 2016, quando l’edificio viene adibito a seggio elettorale. Ma come, si domandano alcuni di loro, le criticità non costituiscono un pericolo anche per il personale addetto ai seggi e per i cittadini che vi si recano a votare? A maggio il dubbio si fa più forte. I locali della scuola vengono messi a disposizione per lo svolgimento dello slalom Città di Campobasso – Memorial Gianluca Battistini. La circostanza viene segnalata anche nell’incontro del 23 maggio scorso, tenutosi presso la Prefettura del capoluogo alla presenza del vicario-coordinatore, dottor Pierpaolo Pigliacelli, del capo di Gabinetto, dottoressa Cristina Marzano, del sindaco di Campobasso, Antonio Battista, della dirigente dell’Area Sviluppo del territorio del Comune di Campobasso, architetto Giovanna Iannelli, della vicaria dell’istituto comprensivo Montini, professoressa Romina Corradini, e di una rappresentanza di genitori.
Svela l’arcano il sindaco Battista: la destinazione ad uso non scolastico di un edificio pubblico comporta un declassamento dei parametri di sicurezza.
Al dubbio subentra una sconcertante ipotesi: vuoi vedere, si interrogano sempre con maggiore inquietudine i genitori, che la scuola di Mascione, con qualche ritocco, sarà utilizzata per fini extrascolastici e i nostri ragazzi non metteranno più piede in quell’edificio?
Del resto, esiste un precedente abbastanza eloquente ascrivibile alla scuola primaria di via Cirese, dove, facendo ricorso ad una metafora, sono state emulate le gesta di Robin Hood: Di Bartolomeo ha tolto la scuola ai ragazzi per evidenti ragioni di sicurezza, Battista, dopo l’adeguamento, l’ha data alle associazioni no profit, operazione ritenuta più conveniente, probabilmente, ai fini del consenso elettorale.
Venendo allo status quo, la situazione si è fatta preoccupante. L’anno scolastico si è appena concluso, si è in attesa dello Studio dell’Unimol – che stando alle poche informazioni trapelate dal Comune e dall’Ateneo dovrebbe essere consegnato in questi giorni – nessun intervento è stato fatto sull’edificio né è ipotizzabile che lo si faccia nei prossimi due mesi, di sede provvisoria in zona neanche a parlarne, settembre è alle porte e per ragazzi, famiglie ed insegnanti si prospetta un nuovo anno di emergenza. Una tipica vicenda all’italiana, dove la provvisorietà diventa inevitabilmente cronicità e gli impegni e le rassicurazioni si risolvono in un mucchio di bugie seriali.
Eppure, diversi soggetti si sono impegnati a garantire la risoluzione del problema alle famiglie dei ragazzi: oltre al sindaco Battista, ovviamente, l’assessore Pietro Maio, che nel frattempo però è stato defenestrato dall’edilizia scolastica, il direttore generale del Comune di Campobasso, Antonio Iacobucci, il senatore Roberto Ruta ed altri che magari sfuggono alla conoscenza di chi scrive.
I genitori, da parte loro, sono stanchi e minacciano forme eclatanti di protesta civile, che vanno dal sit in davanti Palazzo San Giorgio fino alla restituzione delle tessere elettorali. Sebastiano Pollione

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