Lo scorso 28 giugno il cuore di Mariano Credico ha smesso di battere a causa di un’emorragia cerebrale. L’agente di Polizia e allenatore di rugby aveva solo 40 anni. Una morte prematura che ha sconvolto Campobasso e la comunità di San Giovanni In Galdo, paese dove capitan Credico viveva insieme alla moglie e ai suoi due bambini. E su quella morte ora la Procura del capoluogo di regione vuole vederci chiaro. I familiari del poliziotto hanno infatti presentato un’articolata denuncia, dai contenuti ancora riservati, per fare luce sulle cause del decesso. E così mercoledì scorso il pm Gallucci ha disposto la riesumazione della salma del 40enne, effettuata dalla sezione di P.G. della Polizia di Stato guidata da Marco Graziano, per permettere a un’èquipe pugliese di medici legali di eseguire l’autopsia. All’esame, svolto al Cardarelli, hanno preso parte anche gli ufficiali di Polizia giudiziaria e i periti di parte.
Mariano Credico è morto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Teramo, dove era arrivato in condizioni disperate, trasferito dopo il ricovero al Pronto soccorso del Cardarelli. Ma la famiglia cerca ancora, disperatamente, delle risposte. Vuole capire se sia stato fatto il possibile per salvare Mariano e se un iter clinico più rapido avrebbe potuto evitarne il decesso. Domande legittime che hanno spinto il magistrato a far riesumare il corpo. Una decisione supportata anche dalla consulenza di un medico legale richiesta dal sostituto nei giorni immediatamente successivi alla denuncia dei familiari. La Procura ha aperto un fascicolo per accertare se ci siano o meno delle responsabilità nella morte del ‘gigante buono’. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è di omicidio colposo. Ma potrebbe non essere l’unico reato per cui si procede. Sul punto, tuttavia, gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo.
La scomparsa di Mariano ha lasciato un vuoto incolmabile non solo nei cuori dei familiari, ma in tutti coloro che lo hanno conosciuto: dai colleghi poliziotti fino ai compagni di squadra. Credico era un agente della Digos, fino al 2014 aveva prestato servizio nella Polizia, prima all’Antiterrorismo a Roma e in seguito nella Squadra mobile di Campobasso. Un problema al cuore a soli 37 anni lo aveva costretto a rinunciare alla divisa. Dopo l’addio forzato aveva avviato un allevamento di lumache a San Giovanni in Galdo.
Ma Mariano era conosciuto a Campobasso e nel resto della regione soprattutto per essere stato un pioniere del rugby. Storico capitano della formazione del Cus Molise Rugby fin dalla sua nascita, aveva poi abbandonato il campo per problemi di salute, ma mai la sua grande passione, continuando ad allenare i ragazzi del Cus e, fino alla sua scomparsa, quelli dell’Acli Campobasso.

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