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Trascorrendo qualche giorno in terre friulane, chi scrive ha inavvertitamente scambiato un raccoglitore della plastica con quello destinato al vetro. E così mentre stavo per inserire una bottiglietta di Gatorade appena consumata nel bidone blu piuttosto che in quello giallo un brivido mi ha attraversato la schiena.
Un po’ per la figuraccia che da lì a poco avrei fatto in piena piazza cittadina, un po’ perché sarei inconsapevolmente diventata una «terrona incivile» poi per fortuna promossa – dopo ampi e argomentati chiarimenti – a «polentona adottiva».
Dicevamo del brivido. Avevo appena scambiato i due bidoni affiancati, quando un urlo mi ferma: «Dio bon, non sa leggere, né scrivere? Ha visto che sta inserendo la plastica nel vetro?» – continuando a borbottare qualcosa in una lingua al limite del comprensibile.
Un omone alto quasi due metri, barba bianca e capelli lunghi. Bermuda, sandali e bicicletta. Ho pensato: «Doveva osservarmi da parecchio per seguire una simile e palese involontaria azione di ‘inciviltà’!» e quindi, bando alle chiacchiere reagisco scusandomi ma sottolineando che l’errore era stato accidentale.
Imperterrito sostiene che le mie parole rispecchiavano le banali scuse di tutti i visitatori che arrivano in Friuli per vivere il territorio senza rispettarne l’ambiente, le regole, le usanze e le tradizioni.
Caspita! O l’avevo fatta grossa o davanti avevo qualcuno che aveva accumulato una serie di frustrazioni ora esplose davanti ad una bottiglietta di Gatorade.
Qualunque fosse la spiegazione, davanti a tale ‘insulto’ ho sfoderato le armi ‘calde’ della mia terra. Cocciutaggine e permalosità di tanto in tanto diventano virtù, così al ciclista friulano ho ricordato non solo che spostare il braccio di dieci centimetri non mi costava alcuna fatica e dunque l’azione incivile non era stata perpetrata perché l’intenzione era invece il pieno rispetto delle regole vigenti e che dunque le sue imprecazioni quelle sì erano incivili e poco rispettose non delle regole friulane bensì di quelle della convivenza e dell’ospitalità. Per farla breve, lui ha capito, io pure. Alla fine tante scuse e un invito all’osteria di famiglia per degustare Malbec e mangiare cervo con polenta.
Perché raccontare questo fatto quasi fosse un accadimento di cronaca? Che importanza può rivestire su un quotidiano? Dove voglio andare a parare? All’importanza che di regione in regione, di comune in comune, di quartiere in quartiere, la stragrande maggioranza della popolazione dà al rispetto delle regole. Ognuno è chiamato a fare il suo per vivere insieme in un ambiente migliore. E nelle realtà dell’entroterra del Nord questa attenzione è assai consistente.
Succede che tornando giù, nel mio Molise che esiste (lo sanno anche in Friuli ormai) bisogna invece assistere a qualcosa che il naso a prescindere dalla retorica a molti lo fa storcere.
Detto – ancor prima che si scatenino reazioni al riguardo – che incivili siamo per primi noi italiani, molisani e tutta la ciurmaglia del Paese, detto anche che molto abbiamo ancora da imparare… Ammettiamo pure che questo Paese è formato anche da gente che alle regole ci crede. Che per le regole lavora onestamente e prova a sopravvivere alla durezza dei tempi senza sconti di nessuno. Che per le regole opera per lasciare ai propri figli un mondo un poco migliore.
E allora non si può essere solidali, farsi in quattro per accogliere gente che fugge da guerre e carestie, prodigarsi per organizzare azioni di solidarietà a sostegno di immigrati ed extracomunitari ed assistere poi da parte di alcuni di loro alla completa indifferenza rispetto al Paese che li ospita e che sta provando con gli enormi sforzi della sua gente a tenerli fuori dalle terre dalle quali loro fuggono per disperazione.
Avrebbero bisogno di educatori italiani che a loro insegnino il rispetto di certi principi? Quali per esempio la tutela dell’ambiente? Bene, care associazioni, è ora che insieme alla lingua italiana e alla partitella di pallone permettiate a questi giovani e giovinette di imparare che le regole della convivenza.
Chi abita negli appartamenti, ammucchiati in tanti, troppi, in pochissimi metri quadrati di edificio, è solito lanciare dai balconi ogni genere di rifiuto. Bicchieri, stoviglie, tovaglioli, residui di cosmetici. Volano senza che siano poi mai raccolti tutti gli indumenti che vengono stesi sulle balconate. Ma non solo: preservativi, cotone idrofilo, biancheria.
Ora qualcuno insorgerà: “Chi dice siano loro?” o, peggio, qualcuno urlerà al “razzismo”.
Eh no. Che siano loro lo dice il vivere quotidiano nello stesso edificio per esempio. Lo dicono le foto. Lo dicono i fatti e i racconti di molti. E lo dice chi non sta urlando frasi razziste (come invece la sottoscritta le ha ricevute quando è stata additata ‘terrona incivile’) ma sta invece chiedendo il pieno rispetto delle regole per dare a questi immigrati il senso – almeno – di una civiltà nuova con la quale hanno a che fare, che se vogliono vivere devono amare e stimare come farebbero a casa loro. ppm

2 Commenti

  1. Delia Hafez scrive:

    Non ci si può riempire la bocca di paroloni quali “integrazione” e “accoglienza” se poi non si fissano regole e non si mettono paletti. Bisogna avere i piedi per terra, signori, e comprendere che l’accoglienza va incanalata e razionalizzata, non fatta sull’onda di un’emozione! Io faccio volontariato e posso assicurare che se non si incanalano le azioni su binari ben precisi, se non si fissano regole e restrizioni, i risultati saranno semplicemente improntati al caos. Non ci si può limitare a dire “accogliamoli”: bisogna innanzi tutto stabilire COME e QUANTI poterne accogliere, in secondo luogo fissare delle regole e fargli fin da subito capire che se non le rispettano, quella e’ la porta. Molti di loro sanno che l’Italia è il Paese dei balocchi, quindi se ne approfittano con comportamenti votati al mancato rispetto di norme e leggi, anche le più banali: e’ questo che va assolutamente evitato se non si vuole un Paese anarchico e invivibile. Infine, quanto potranno durare queste migrazioni? Interi Stati si spopoleranno per andare a popolarne degli altri? E’ a dir poco assurdo. Le soluzioni vanno trovate in quei Paesi, con abili e certosine azioni diplomatiche.

  2. Demetrio scrive:

    “Pieno rispetto delle regole”: è questo che manca al capoluogo e, di conseguenza, anche l’applicazione di sanzioni verso chi le viola. Possiamo parlare di rifiuti, di decoro urbano, di rispetto del codice della strada, di gestione notturna dei locali: in tutti questi casi c’è latitanza di cittadini ed istituzioni.

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