Stamattina alle 10.30. L’appuntamento è nella piazza del Palazzo del Governo. La protesta è eclatante: i cittadini di contrada Mascione del capoluogo restituiranno le tessere elettorali al prefetto.
Protestano – hanno scritto ieri un una nota che non si presta ad interpretazioni – «nei confronti della perdurante chiusura della scuola e degli impegni presi e disattesi dal sindaco Battista e dall’amministrazione comunale di Campobasso».
Torna dunque prepotentemente alla ribalta il tema della sicurezza scolastica, tema che, per la verità, al contrario di molti amministratori, non è andato in vacanza. Nei giorni scorsi sul punto si è tenuto un consiglio comunale che non ha fornito grandi novità ai genitori degli alunni che tra qualche giorno torneranno tra i banchi. L’assise è servita – tanto riferiscono i familiari degli scolaretti – agli amministratori per arroccarsi ancor di più sulle proprie posizioni.
Battista & Co, tuttavia, non avevano evidentemente fatto i conti con i residenti della contrada che si ‘servono’ dalla scuola di Mascione, chiusa in attesa di verifiche nel corso dello scorso anno scolastico e mai più riaperta. In quella parte periferica del capoluogo vive un nutrito gruppo di persone che si sta dimostrando determinato oltre ogni previsione.
A nulla, come riferito nell’edizione di ieri, è servita la mediazione del presidente del Consiglio Michele Durante che è intervenuto in una riunione che si è tenuta sabato pomeriggio e al termine della quale è stato deciso di dare vita alla clamorosa protesta in programma stamane.
La sensazione è che i residenti di Mascione, Polese e contrade circostanti venderanno cara la pelle. L’amministrazione, accusata di aver disatteso gli impegni assunti (per la verità non solo quelli sulla sicurezza scolastica), ha fatto trascorrere inutilmente l’estate e non ha fornito quelle risposte che probabilmente i genitori si sarebbero aspettati.
Lo slogan “Ti restituisco la città” utilizzato da Battista nella campagna elettorale del 2014 si è rivelato un flop, una tagliola, in cui sindaco e amministrazione rischiano di restare imprigionati.
Dalle fioriere di piazza Municipio (tanto per fare un esempio) spostate per fare largo al gazebo di un bar, alle condizioni pietose in cui versa la maggior parte delle strade della città; dall’edilizia scolastica alla cura del verde; dalla gestione della viabilità alla realizzazione degli stalli di sosta di cui in questi giorni tanto si sta discutendo: un fallimento dietro l’altro.
Sindaco e maggioranza sembrano non azzeccarne una. E manco a dire che non hanno soldi in cassa. Il quinquennio di Gino Di Bartolomeo a suon di «Non c’è un euro nemmeno per un gelato» dovrebbe essere servito per rimettere i conti di Palazzo San Giorgio in ordine. Altrimenti, va da sé, Battista non si sarebbe potuto permettere la nomina di un direttore generale il cui compenso annuo (legittimo, per carità) ammonta a decine di migliaia di euro.
Campobasso ha la necessità di riappropriarsi del ruolo che le compete di guida dei Comuni molisani. Un ruolo di leadership, ruolo proprio di ogni capoluogo di regione. Ma di questi passi la capitolazione è alla portata. La protesta di stamane potrebbe infatti acuire la crisi che da mesi lacera la maggioranza.

ppm

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