Seduto in cattedra come un vero docente. Ma di fronte a lui non una semplice classe, bensì centinaia di studenti che hanno preso parte ad un dibattito di strettissima attualità, presentando due video sulla piaga del cyber bullismo. Immagini che hanno commosso il capo della Polizia Franco Gabrielli, ospite ieri dell’Istituito Pilla di Campobasso per l’evento ‘Sicurezza e ordine pubblico: il punto di vista dei nostri giovani’, organizzato dalla dirigente Rossella Gianfagna per dare il via all’anno scolastico. Ai giovani il prefetto si è rivolto come un padre, «ma non voglio farvi l’omelia», ha esordito guadagnando la simpatia del pubblico in sala.
«Negli ultimi anni abbiamo assistito – ha detto – ad un decremento dell’indice della delittuosità: sono calati i rati, le rapine, i furti e gli omicidi. Eppure a fronte di questa diminuzione è cresciuta la percezione dell’insicurezza da parte dei cittadini. I motivi sono molti, l’invecchiamento del paese che rende una parte della popolazione più sensibile, la crisi economica che rende tutto più precario, compresa la precarietà del lavoro, la mancanza di certezze. Ai miei tempi – spiega alla platea – i figli avevano una prospettiva migliore di quella dei padri. Oggi la condizione è esattamente opposta. Pensate alle opportunità di lavoro, al sistema pensionistico. Tutto questo ricade nella percezione dell’insicurezza. A questo si aggiunge il fenomeno dell’immigrazione, che viene gestito con toni poco pacati, a volte xenofobi: dobbiamo capire che mentre i valori di questo paese non sono trattabili, l’approccio sì, si possono comprendere le ragioni degli altri perché vige un patto sociale che si regge sulle regole e sull’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Il tema – dice ai ragazzi – non è sbagliare, ma assumersi delle responsabilità. Questo deve essere l’obiettivo cardine del nostro Paese. Noi abbiamo un imprinting troppo individualistico, come se il mondo girasse attorno alle nostre esigenze. Un approccio proprietario che ci porta a misurare la responsabilità rispetto alle nostre esigenze e non a quelle della collettività. Questo atteggiamento ci fa perdere di vista il bene comune. Chi immagina che il potere sia soddisfacimento dei propri interessi, magari ha un ritorno nel breve periodo, ma nel lungo non riuscirà a compiere la missione che gli era stata assegnata».
Poi il monito ai giovani: «Nel nostro paese noto che le giovani generazioni tendono a delegare agli altri il proprio futuro: questa è la peggiore condizione di una generazione. Prima c’era una passione civica che oggi stento a riconoscere, e la rete invece che uno strumento per farci aprire al mondo è diventato il luogo in cui ci si chiude ancora di più in sé stessi», spiega per entrare nel merito della questione.
«La rete è diventata la sagra dell’ignoranza, dell’ aggressività, del nichilismo per il quale tutto va distrutto. Oggi abbiamo sdoganato la vergogna: da dietro lo schermo pensiamo che tutto è consentito e lecito. Questa convinzione va combattuta non con strumenti repressivi o con norme che possono limitare la libertà delle persone. Internet è uno spazio di libertà che dobbiamo rivendicare ma dobbiamo impegnarci in uno sforzo culturale che sicuramente è molto più lungo e impegnativo ma è l’unica strada da percorrere. Il bullismo è un fenomeno che è sempre esistito – ammette – ma cosa ha fatto saltare il banco? Lo strumento con cui viene perpetrato. Perché la rete è talmente pervasiva, è talmente senza confini che non ti permette nemmeno di dimenticare ciò che hai subito. C’è gente che si è suicidata, chi è rimasto segnato per la vita, queste cose non possono essere ascritte alla classica ‘ragazzata’. Per questo – sprona i ragazzi – non dovete essere complici di chi abusa di questo spazio di libertà».
Del resto, «il rischio maggiore di chi subisce violenze, bullismo o prevaricazioni è la cosiddetta seconda vittimizzazione, ovvero temere che la denuncia abbia conseguenze ancora peggiori della violenza subita. E qui – conclude – il sostegno maggiore lo dovete dare voi, sempre attraverso la rete ma con messaggi di comprensione , vicinanza e sensibilità».
Al termine del dibattito Gabrielli, «ormai di casa qui al Pilla», evidenzia con orgoglio la dirigente Gianfagna, riceve anche il diploma ad horem da geometra con indirizzo ambientale. Un atto quasi ‘dovuto’, «visto che questa è l’unica scuola italiana – scherza con la preside – che visito per due volte».
Poi il Capo della Polizia affronta con la stampa il tema della sicurezza in regione: «Quando si parla di infiltrazioni mafiose in Molise non bisogna fare di tutta un’erba un fascio: il Molise non è più una regione esente ma non è neanche Sodoma e Gomorra. Il fenomeno non va amplificato, bisogna contrastarlo con ogni mezzo, ma i giudizi devono essere fatti con il giusto metro – ha proseguito Gabrielli – contrastare ogni appetito e tentazione delle criminalità organizzate per continuare a mantenere il Molise al di sotto di una soglia di vero pericolo, guardia alta e con senso di responsabilità».

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