Si è insediato ieri mattina in via Tiberio e, dopo un giro negli uffici e un colloquio con il capo della Mobile Iasi, ha voluto subito incontrare la stampa, «perché credo molto nei mass media – ha detto – grazie alla collaborazione tra Polizia e organi di stampa abbiamo risolto molti problemi in Sicilia». Si presenta così il nuovo questore di Campobasso Mario Caggegi, entusiasta del nuovo incarico affidatogli dal Ministero.
Nato a Santa Domenica Vittoria in provincia Messina, Caggegi è entrato in Polizia nel 1980, ed ha ricoperto incarichi di rilievo in molte città del Sud come Messina, Siracusa e Catania.
«È come il primo giorno di scuola – le sue parole – e il primo giorno lo si affronta con qualche enigma perché non sai cosa trovi, ma anche con molto entusiasmo. Questa per me sarà una scuola di arricchimento poiché è una della poche zone d’Italia che non conosco, anche se mi hanno parlato molto bene del Molise. Ad ogni modo sarà un’altra occasione per arricchirmi». Esordisce ringraziando il suo predecessore Raffaele Pagano: «So che la macchina ha funzionato e continuerà a funzionare sulla scia di quello che è stato fatto, cercheremo di migliorare il migliorabile. Ho trovato uno staff di tutto rispetto e con loro cercherò di cambiare le cose che si possono cambiare».
Sulla situazione molisana non si sbilancia, «anche perché non ho ancora a disposizione dati ufficiali per potermi esprimere, l’unica cosa che ho notato – dice scherzando, ma non troppo – è che le vie di comunicazione non sono granché». Poi torna serio e affronta il tema delle infiltrazioni malavitose, sulla scorta di quanto detto una settimana fa dal capo della Polizia Gabirelli: «Non ci sono territori esenti da certe cose ma non bisogna neppure demonizzare questa terra. Nella mia carriera ho fatto Squadra Mobile, Polizia giudiziaria e ne ho viste di tutti i colori, del Molise ho sempre sentito parlare bene. Posso però garantire che prediligerò la prevenzione e il controllo del territorio inteso in senso lato perché – parafrasando Einstein – ‘non tutto ciò che conta si può contare e non tutto ciò che si può contare conta. E la prevenzione conta, è meglio far desistere la criminalità prima che attecchisca che combatterla dopo.
L’obiettivo è quello di poter dare un contributo alla comunità di Campobasso e provincia affinché la gente possa vivere più serenamente, non far attecchire certe forme di criminalità organizzata, perché dove c’è sicurezza anche l’economia e trae beneficio. La prevenzione rende molto di più per la comunità e per i cittadini, molto meno per noi perché sicuramente molti reati che vengono evitati non vengono conosciuti dalle persone e non finiamo sulle prime pagine dei giornali. Ma non è questo quello che conta. L’importante è agire per tutelare la comunità».

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