I primi ad alzare le barricate furono i commercianti. Quelle fioriere posizionate all’ingresso e all’uscita di piazza Prefettura e l’ordinanza del sindaco che vieta il transito e la sosta delle auto sono state viste come l’ennesima mannaia per la sopravvivenza delle attività del centro, già duramente penalizzate dalla crisi. È pur vero che alla misure antiterrorismo, imposte da Roma, nessuno può sottrarsi, ma andrebbero conciliate con le esigenze, pure legittime, di commerciati, residenti e cittadini, limitando al massimo disservizi e disagi.
Disagi che ora hanno denunciato anche i fedeli della chiesa Santissima Trinità, che non possono più parcheggiare davanti alla cattedrale. A farsi portavoce della protesta ora è il parroco don Michele Tartaglia che ha messo nero su bianco, in una lettera indirizzata al prefetto Maria Guia Federico, al questore Mario Caggegi, al sindaco Antonio Battista e all’assessore alla Mobilità di Palazzo San Giorgio Francesco De Bernardo, tutte le criticità del nuovo piano antiterrorismo entro in vigore lo scorso 22 settembre.
«Non pochi sono i disagi arrecati alla parrocchia per tale decisione presa – scrive don Michele in qualità di ‘parroco pro-tempore e rappresentante legale della Parrocchia’ – senza aver consultato il sottoscritto come ‘beneficiario’ del provvedimento.In particolare, si impedisce ai fedeli con difficoltà deambulatorie il transito in piazza per recarsi in Cattedrale ed avere un accesso più fattibile alle proprie condizioni di salute». Ma non solo, lo stesso parroco e il canonico Cerio, che ha 96 anni, hanno «difficoltà certificate» a deambulare, e dunque si impedisce loro «di poter svolgere il ministero in Cattedrale in quanto spesso gli unici posti invalidi disponibili nel circondario sono occupati e, cosa ancora più grave, spesso anche da mezzi non muniti di apposito cartellino, rendendo a noi impossibile lasciare l’auto più vicino possibile alla Cattedrale. Pertanto – prosegue don Michele – avendo ricevuto anche delle richieste da parte di persone che non hanno più possibilità di recarsi agevolmente presso la parrocchia, per pregare e ascoltare la Santa Messa, chiedo di modificare il piano realizzato e rendere possibile il transito e la sosta per disabili.
Al di là di questa richiesta fatta per senso di solidarietà nei confronti di chi è più debole ma ha il diritto costituzionale di poter vivere la propria scelta religiosa, sottolineo la pressante urgenza per me come parroco e per monsignor Cerio che svolge il ministero di confessore in Cattedrale, poiché non abitiamo nei pressi della Cattedrale medesima, di poter accedere alla piazza quando i posti riservati agli invalidi sono occupati , altrimenti diventa impossibile svolgere il nostro ministero mettendo a rischio anche la possibilità di celebrare la Santa Messa. A rigor di logica le nostre auto sono riconoscibili per cui non vedo il pericolo per la sicurezza e il trattamento per noi sarebbe simile a coloro che hanno il passo carrabile nella medesima piazza. La mia è una richiesta motivata e urgente. Se non potessi più come parroco celebrare nella mia parrocchia sarebbe un grave atto nei confronti della libertà religiosa mia e dei miei parrocchiani che hanno diritto ai riti religiosi». Infine l’annuncio shock: «Tanto vale che la chiesa venga chiusa ed è possibile che, come estremo gesto per far valere i diritti miei e dei più deboli, sarò costretto a farlo».

Un Commento

  1. Dario Autieri scrive:

    E male fece, don Michele. Si chieda piuttosto che cosa può fare per rianimare un paziente chiamato Cattedrale che, da quando si è insediato lui, apre e chiude come un esercizio commerciale, non ha un oratorio aperto a tutti i giovani, non ha attività di spessore che richiamino la gente. Don Michele, mi stupisco di lei: parla spesso di esame di coscienza, dato il ruolo che riveste, e poi non lo fa lei personalmente, questo esame? Se alla Cattedrale non si va più come prima (a vantaggio di tante altre chiese, in primis quella di San Francesco), è perché è gestita male.

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