Un’ indagine lunga e complessa, partita nel 2015, quella condotta dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Molise di Campobasso che ha permesso di scoprire un grave caso di pedopornografia online e di individuare il responsabile, un 40enne molisano denunciato a piede libero per i reati di diffusione e detenzione di materiale pedopornografico.
Gli agenti si sono mossi a seguito di tre segnalazioni internazionali da parte del Ncmec, acronimo della organizzazione non governativa statunitense National Center for Missing ed Exploited Children. Le segnalazioni riguardavano il caricamento di alcuni file (circa 100) a carattere pedopornografico su tre profili di tre diversi popolari social network. L’attività degli agenti molisani ha permesso di individuare il soggetto residente in Molise che si collegava a tali profili sia utilizzando la connessione del suo smartphone, sia utilizzando la rete wifi del posto di lavoro.
Raccolte le prime prove che riconducevano all’uomo, la Polizia di Stato, con decreto emesso dalla Procura della Repubblica Distrettuale di Campobasso, ha eseguito una perquisizione presso l’abitazione dell’indagato che ha portato al sequestro di diversi dispositivi ed appunti contenuti in un’agendina. Quest’ultima, in particolare, era ricca di riferimenti ad account di email e cloud in uso all’uomo.
Il materiale informatico sequestrato, della capacità di oltre 1200 Gb, è stato quindi sottoposto ad analisi forense da parte degli agenti, attraverso l’utilizzo di complessi software in uso alla Polizia Postale e delle Comunicazioni. Sviscerando i dispositivi, gli agenti hanno visionato attentamente oltre 54.000 file. Tra questi sono stati rinvenuti oltre 10.400 foto e video a carattere pedopornografico con immagini raccapriccianti. Gli agenti, rinvenendo anche alcuni file cancellati, hanno individuato immagini pedopornografiche di bambini dai 4 ai 12 anni di età. Il materiale, sottoposto a sequestro e a disposizione dell’Autorità giudiziaria, raffigurava vittime estere e nessuna delle violenze appariva riconducibile al contesto italiano.
È stata inoltre analizzata la rete di contatti trovata nei dispositivi dell’indagato, individuando circa un centinaio di utenti che avrebbero scambiato il materiale illecito. Tali contatti, riconducibili a Paesi esteri, sono stati segnalati, tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, agli organi di cooperazione internazionale di polizia, al fine di allertare le polizie di quei Paesi sulle attività dei pedofili, affinché possano intervenire direttamente sui colpevoli.
Ancora una volta nel contesto internet è apparsa indispensabile la cooperazione internazionale di polizia tra stati esteri, avvenuta tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. Nel web, privo di confini, tale strumento risulta fondamentale per perseguire i gravi reati e la collaborazione delle polizie estere, delle Ong, dell’Interpol e di Europol, permetterà di assicurare alla giustizia i colpevoli, ovunque essi si trovino.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.