C’è anche un terzo molisano coinvolto nella maxi operazione antiriciclaggio condotta Carabinieri del Nucleo investigativo di Roma. Insieme a Franco Sassano e Carlo Scinocca, anche Domenico Cornacchione, imprenditore nato a Fossalto ma operante nel Lazio, socio di alcune aziende finite nel mirino della Dda capitolina, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare e al momento si trova ristretto ai domiciliari. Più di un milione di euro la somma complessiva che i tre molisani avrebbero ‘ripulito’. Gli inquirenti hanno ricostruito il traffico di denaro proveniente da attività illecite – vendita di droga e denaro ‘sporco’ della comunità cinese – la parte da leone, secondo l’accusa, l’ha fatta Franco Sassano. Utilizzando le sue società avrebbe ripulito un milione e 145mila euro in cinque anni, denaro proveniente dalla comunità cinese di Milano, attraverso bonifici emessi per inesistenti attività commerciali. Una decina, in tutto, le operazioni contestate dalla Procura di Roma a Sassano. Carlo Scinocca, titolare della ditta Miletto Trasporti Srl e dirigente della scuola calcio Virtus Bojano, è invece accusato di due episodi di riciclaggio: nel primo caso per aver ricevuto un bonifico da 160mila, nel secondo caso per averne emesso uno da 49mila euro in favore di una società di Roma coinvolta nelle indagini. Questa mattina, intanto, nel carcere di via Cavour si terrà l’interrogatorio di garanzia per Franco Sassano, difeso dall’avvocato Mariano Prencipe.
«Il mio cliente è stato oggetto di un grosso equivoco che domani (oggi, ndr) spiegheremo al giudice – ha commentato il legale -. Equivoco nato da un rappresentante della società Sassano nel Lazio, anche lui arrestato e che aveva rapporti con persone poco raccomandabili. È impensabile – ha concluso Mariano Prencipe – che un’azienda come quella del mio cliente capace di fatturare 28 milioni all’anno e con 70 dipendenti decida di intraprendere una strada sbagliata riciclando un milione di euro».
In tutto sono 20 le persone coinvolto nell’operazione Jolly, tra Roma, Milano, Bari, Vicenza, Pordenone, Viterbo e Campobasso e Londra. Sono accusate a vario titolo dei reati di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, autoriciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Un giro di affari di 18 milioni di euro messo in piedi da due organizzazioni criminali: la prima, riconducibile a due imprenditori romani che negli anni hanno riciclato 15 milioni di euro provenienti dalla comunità cinese; la seconda a un altro imprenditore della provincia di Roma che ha riciclato 3 milioni di euro provenienti dal traffico di droga.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.