Ieri sera ha lasciato il carcere di via Cavour, dove era rinchiuso da meno di un mese, ed è stato ristretto agli arresti domiciliari. Il gip del Tribunale di Roma ha infatti accolto l’istanza avanzata dai legali di Franco Sassano, l’imprenditore di Vinchiaturo coinvolto nella maxi operazione antiriciclaggio coordinata dalla Dda capitolina. «Una buona notizia, siamo soddisfatti – il commento a caldo dell’avvocato Mariano Prencipe, cha lavora al caso insieme al noto penalista Franco Coppi -. La vicenda che sin dall’inizio è apparsa molto complessa dal punto di vista tecnico e contabile, va affrontata a piccoli passi. Ora sicuramente, abbiamo maggiore tranquillità per raccogliere tutti gli elementi probatori che dimostrino la piena legittimità delle operazioni contestate a Franco Sassano».
Dunque, dopo la revoca dei domiciliari a Carlo Scinocca, anche la posizione di Franco Sassano sembra ‘alleggerirsi’. L’imprenditore caseario si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda, rigettando tutte le accuse. Secondo gli inquirenti utilizzando le sue società avrebbe ripulito un milione e 145mila euro in cinque anni, denaro proveniente dalla comunità cinese di Milano, attraverso bonifici emessi per inesistenti attività commerciali.
Un grosso equivoco, la tesi dei legali, nato da un rappresentante del caseificio Sassano (a sua volta indagato) che lavora nel Lazio e che avrebbe tirato in ballo l’amministratore unico della società, che era all’oscuro di tutta la vicenda

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