Offese, volgarità di ogni genere e minacce di denuncia. I leoni da tastiera esistono anche in Molise. Da l’altro ieri, infatti, la bacheca di facebook del primo cittadino di Campobasso, Antonio Battista, è stata presa d’assalto da ragazzini infuriati. La sua colpa? Aver disposto la ripresa delle attività didattiche in città. Sulla pagina del sindaco, nelle ultime 48 ore, sono arrivate oltre 750 notifiche da parte di cittadini che lamentano l’assurdità della decisione di riaprire le scuole data la presenza di ghiaccio sulle strade, soprattutto nei comuni limitrofi. I primi a puntare il dito infatti sono i genitori di studenti pendolari che hanno il timore che i propri figli possano farsi male lungo il tragitto casa-scuola.
Ma mentre gli adulti utilizzano un linguaggio più “contenuto”, a rincarare la dose di rabbia ci pensano alcuni giovanissimi studenti che si rivolgono a Battista in maniera sgrammaticata, irriverente e sfoggiando il proprio dialetto: «infame», «vergogna», «ci accompagna lei a scuola?» o ancora «Se cado e mi faccio male la spinge lei la carrozzina», «chiur st scol ja» sono solo alcuni dei peggiori commenti postati.
Per fortuna la maggior parte dei ‘leoni’ rappresenta solo una piccola fetta delle giovani generazioni.
In molti infatti hanno manifestato il proprio dissenso con educazione e, a volte, con un tocco di ironia. Come il commento di Giovanni che scrive: «Domani a scuola invece della mamma ci accompagna Carolina Kostner» o quello di Emanuele in cui lancia l’hashtag ‘#Buriandaccidinuovonagioia’.
Ancora di più invece sono i messaggi di solidarietà rivolti al sindaco che ha preferito non rispondere all’ondata di offese sui social. «Vorrei spegnere ogni polemica – ha commentato Battista a Primo Piano Molise – e voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno manifestato solidarietà ed anche chi ha fatto commenti costruttivi e segnalato i disagi in città. Ieri mattina non ci sono stati grossi problemi per il rientro a scuola. Abbiamo monitorato la situazione insieme agli operatori della Sea fino all’orario di uscita e non abbiamo riscontrato alcun disagio», ha chiosato il sindaco mettendo la parola fine alla vicenda.
Invece tantissimi genitori e cittadini indignati per il linguaggio scurrile manifestato dai ragazzi hanno continuato ad inondare la bacheca del sindaco con messaggi di vicinanza: «Senza parole!Un’intera generazione di fenomeni da tastiera che insulta un uomo, un padre, un primo cittadino per aver fatto il suo dovere?».
Non sono tardati ad arrivare messaggi di solidarietà bipartisan dalla classe politica della città.
Come quello del consigliere pentastellato Roberto Gravina che scrive: «Ho sempre sostenuto che amministrare sia complesso, che ci siano oggettive difficoltà, le stesse che avrei incontrato io se fossi stato scelto a fare il primo cittadino.
Pur criticando e contestando fermamente questa Amministrazione – aggiunge -, va detto che le parole rivolte al sindaco di Campobasso da un manipolo di ignoranti per aver deciso di aprire le scuole oggi, 28 febbraio, sono vergognose e vanno fermamente condannate. L’educazione prima di tutto. Cercate di migliorare perché altrimenti è la vita che vi relegherà ai margini della società, come è giusto meritiate».
Vicinanza al primo cittadino è stata espressa anche dalla consigliera comunale di Laboratorio civico, Marialaura Cancellario: «Sono rimasta senza parole leggendo i commenti di alcuni ragazzi sotto il post di Antonio Battista per la sua decisione di riaprire domani (ieri ndr) le scuole.
Al di là delle diverse posizioni politiche, ringrazio il nostro sindaco per il lavoro quotidiano che svolge per la città e per tutti i cittadini. Trovo inaccettabili e fuori luogo le offese gratuite verso chiunque e dunque anche nei confronti del primo cittadino e delle Istituzioni. Mi domando dove siano finite le famiglie di un tempo, quelle che ancora oggi prima di uscire di casa raccomandano di comportarsi bene e di portare rispetto a tutti e in particolare modo alle persone più grandi di noi. Non mi abituerò mai a questa violenza virtuale, mai».

SL

 

Una generazione alla deriva e il silenzio assordante delle famiglie Ai miei tempi erano botte

Il Dare conto degli imbecilli che hanno riempito di improperi la bacheca del sindaco di Campobasso, inondando il primo cittadino di insulti perché martedì sera ha avuto il buon senso di comunicare anche su Facebook la ripresa delle lezioni dopo l’ondata di maltempo, rischia di conferire troppa importanza a quattro rincitrulliti a cui sono certo il futuro non riserverà nulla di buono. Non vorrei, infatti, che avessero il cervello talmente ridotto e deviato da trasformare una critica in un atto di attenzione nei loro confronti.
Nemmeno, però, si può sottacere un fatto così grave, commesso ai danni di un amministratore pubblico, attaccato biecamente nel legittimo esercizio delle sue funzioni.
Ci sono dei politici, sarebbe meschino nasconderlo, che un po’ se le vanno a cercare. È nel loro stile. C’è chi sugli insulti social ha costruito una fortuna. Beh, questo certo non si può dire del primo cittadino di Campobasso, che, è universalmente riconosciuto, è una gran brava persona.
Quindi, nel caso di specie, augurargli il male perché ha riaperto le scuole, esalta ancor di più quanto deficienti siano coloro che hanno inteso offenderlo, mettendo alla berlina un’intera generazione (perché quando accadono simili fatti è facile generalizzare e tutti i ragazzi finiscono nel mirino) e accendendo i riflettori su un capoluogo che di tutto ha necessità tranne della ribalta per colpa di quattro stupidi idioti.
La circostanza ha suscitato un’immediata levata di scudi, un’indignazione della rete, un’imponente e massiccia ondata di solidarietà. Ho letto decine di messaggi, molti dei quali mi trovano d’accordo.
Vado al punto. Un ragazzo che oggi frequenta le scuole medie o superiori ha i genitori 40enni. I tempi cambiano repentinamente e le mutazioni vanno rispettate. I diritti sono aumentati, certamente. Ed è giusto che sia così. L’evoluzione di una società, d’altronde, passa inesorabilmente per l’affermazione di nuovi diritti, nuovi concetti.
Non entro nel merito di quanto accaduto, non ne ho titolo, non ho le conoscenze scientifiche per valutare i comportamenti e non è mia intenzione giudicare.
Sento però il dovere di affermare che il sindaco di Campobasso non merita tale atteggiamento. E non mi si venga a dire che si è trattato di una goliardata.
Quando frequentavo la scuola, se fossi tornato a casa e avessi raccontato ai miei di aver avuto una discussione con l’insegnate, avrei preso tante di quelle botte che forse ancora ne avrei il ricordo. Oggi li ringrazio per avermi educato così.
Frequentavo le superiori, una mattina mi trattenni più del dovuto davanti al bar prima di avviarmi verso la scuola. Arrivai oltre l’orario d’ingresso. Sull’uscio il vicepreside. Mi chiese spiegazioni del ritardo, inventati una stupida scusa, una scusa ridicola. Comprese che bleffavo, lo stavo beffando. Mi sferrò un micidiale calcio nel sedere, feci un balzo in avanti di due metri. Qual calcio mi colpì nell’anima, nell’orgoglio. Mi sentii piccolo piccolo, ridicolo. Stupido. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere oggi se un insegnante, il vicepreside di una scuola, sferrasse, seppur a ragione, un calcio ad un alunno.
Le famiglie, ritengo, hanno un ruolo determinante nell’educazione dei figli. I genitori, oggi 40enni, sono iperconnessi, forse anche più dei figli. Fermino, lo facciano senza esito, questa pericolosa deriva. Chiedano scusa al sindaco, ‘costringano’ i loro figli a farlo. Non si girino dall’altra parte, ne va del loro futuro.
Luca Colella

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