«Per il Comune di Campobasso lavorano sempre le stesse imprese». La denuncia, ormai atavica, del Movimento 5 Stelle è approdata nuovamente in Consiglio ieri mattina attraverso un’interpellanza a firma del capogruppo Roberto Gravina. «Un atto necessario», viste le nuove linee guida dell’Anac in materia di appalti pubblici che «Palazzo San Giorgio continua a non osservare».
In effetti il Comune di Campobasso ha approvato, dopo numerosi sollecitazioni, con la delibera 152 dello scorso 13 luglio, l’albo dei fornitori, uno strumento che garantisce parità di trattamento a tutte le imprese a cui vengono affidati i lavori pubblici compresi quelli con procedura semplificata, mediante invito o affidamento diretto. Peccato, però, che all’approvazione dell’Albo non è seguita l’adozione relativo regolamento, come prevede il nuovo codice degli appalti pubblici. E proprio l’organismo guidato da Cantone ha adottato le linee guida per supportare le stazioni appaltanti e migliorare la qualità delle procedure, delle indagini di mercato, nonché la gestione degli elenchi degli operatori economici.
Nonostante le linee guida siano state adottate tempestivamente, soprattutto per applicare il principio di rotazione degli affidamenti e degli inviti, al comune di Campobasso del regolamento nessuna traccia.
«Abbiamo fatto decine di commissioni sull’argomento – ha tuonato in aula Gravina – e ne stiamo parlando in Consiglio da 5 anni, ma nulla ancora si è mosso. La rotazione va garantita sempre ma se scorriamo l’albo pretorio del Comune ci troviamo di fronte una situazione imbarazzante. Io non voglio pensare che ci sia la volontà politica di affidare i lavori sempre alle stesse imprese, ma il sindaco è chiamato a guidare gli uffici e a pretendere il rispetto delle norme». All’interpellanza pentastellata ha risposto l’assessore De Bernardo – mentre il titolare ai Lavori pubblici Maio è uscito dall’aula – leggendo una nota a firma del dirigente Matteo Iacovelli. «Il regolamento – è stato detto in consiglio – è in via di attuazione, ma non è ancora disponibile perché manca personale e tempo materiale per completare l’istruttoria. Ad ogni modo, nelle procedura affidate al Settore gare e contratti e in quelle seguite dall’Area di pertinenza è ordinariamente adottato il criterio della rotazione delle imprese quando la procedura è quella negoziata». Una risposta che non ha soddisfatto assolutamente il capogruppo dei 5 Stelle che ha annunciato un esposto all’Anac.

 

Anomalie nella gestione della Casa rifugio, Pilone chiede lumi ma l’assessore Salvatore smentisce: nessun problema, solo strumentalizzazioni

E in aula sono emersi anche dubbi sulla gestione del Casa rifugio e Centro antiviolenza della cooperativa sociale BeFree. A farsi portavoce di una segnalazione di una donna, vittima di maltrattamenti, ospite del centro è stato l’esponente di Laboratorio civico Francesco Pilone, che ha chiesto lumi con un’interrogazione rivolta all’assessore alle Politiche sociali Alessandra Salvatore. Secondo la ricostruzione che la donna ha fatto al consigliere, nel casa rifugio le ospiti, già reduci da una situazione drammatica, non riceverebbero il necessario supporto psicologico, oltre ad una carenza di sorveglianza. «Ho chiesto spiegazioni dopo aver ricevuto la segnalazione di anomalie da parte di una donna- ha premesso Pilone – e siccome il Comune di Campobasso è capofila dell’Ambito sociale di zona nonché affidatario di questa struttura di accoglienza gestita tramite l’associazione BeFree, che per questa attività percepisce fondi pubblici, credo sia legittimo sapere come vengono spesi questi soldi e se il servizio che viene offerto rispetta i criteri stabiliti dall’avviso pubblico». Il bando in questione (di circa 180mila euro a cui l’Ats ha aggiunto ulteriori 57mla euro per la prosecuzione e il potenziamento del servizio) è scaduto da alcuni mesi, ma all’associazione è stata concessa un’altra proroga fino al 1° giungo in attesa del nuovo bando di gara. Ma al di là dell’aspetto economico, secondo il consigliere di opposizione la situazione della Casa rifugio «va attenzionata in maniera seria, visto che parliamo di donne che hanno subito pesanti traumi fisici e psicologici e che dunque avrebbero bisogno di un supporto serio e costante. Anche la sorveglianza andrebbe implementata. Per questa ragione ho chiesto di visionare anche i report che gli assistenti sociali realizzano periodicamente sulla struttura e il dirigente Vincenzo De Marco mi ha assicurato che mi fornirà il necessario. Dunque nei prossimi giorni avrò modo di approfondire come stanno realmente le cose».
Ma l’assessore Alessandra Salvatore, che ha fornito una dettagliata risposta scritta al consigliere, parla «di caso che è stato strumentalizzato. Attualmente nella Casa rifugio sono ospitati 8 donne e 3 minori, seguiti da professionisti che dedicano loro tutte le attenzioni e il supporto psicologico. Fino ad ora non ci sono stati segnalati disservizi, carenze igienico-sanitarie o episodi poco piacevoli. Il caso illustrato dal consigliere – ha spiegato – è quello di una donna che ha rifiutato di lasciare l’alloggio nonostante il suo l’iter progettuale fosse terminato. Dunque si tratta di ‘lamentele postume’, probabilmente legate alla pretesa, non accolta, di poter continuare a vivere nella casa rifugio. Per quanto riguarda la sorveglianza h 24 a cui fa riferimento il consigliere, non è prevista né dalla normativa, né dal modello di accoglienza della cooperativa, né dal bando di gara. Quello che mi preme sottolineare – ha concluso l’assessore – è che certe notizie, soprattutto se infondate e strumentalizzate, possono provocare l’effetto contrario e far ‘allontanare’ ancora di più le vittime di violenza che non si sentono protette in un centro che, invece, è un punto di riferimento e una struttura sicura per le donne maltrattate».

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