Da giorni a Campobasso non si parla d’altro. La Zona Franca Urbana, una boccata d’ossigeno per i professionisti e le micro e piccole imprese che operano nelle zone ‘difficili’ della città: dall’area della collina Monforte, al centro storico, dal quartiere Cep fino alla zona di Monte Grappa. Agli imprenditori o titolari di attività commerciali che presenteranno domanda (i termini scadono il 23 maggio) sono destinati 5,7 milioni di euro di agevolazioni fiscali e contributive. Insomma, finalmente un valido aiuto per tutti coloro che, nonostante la crisi, hanno avuto il coraggio di investire sul territorio. Ma la Zfu «è solo l’ultimo esempio di come la squadra guidata da Antonio Battista abbia goduto dell’eredità lasciata dall’amministrazione Di Bartolomeo».
La stoccata porta la firma di Alessandro Pascale, ex assessore ai Lavori pubblici e attuale consigliere di minoranza a Palazzo San Giorgio. «La Zona Franca Urbana – ricorda l’esponente di Forza Italia – è stato uno dei primi provvedimenti messo in campo dalla precedente giunta, come testimonia il protocollo per la sua attuazione firmato il 28 ottobre del 2009 da Di Bartolomeo e dall’allora ministro dello Sviluppo economico Scajola».
Il progetto ebbe una battuta d’arresto per poi essere sbloccato dal governo centrale qualche settimana fa. «Si tratta di uno spot elettorale – rincara la dose Pascale – ad un anno dal ritorno alle urne. Un tentativo maldestro, dato che l’immobilismo di questa amministrazione è sotto gli occhi di tutti».
Quando la precedente giunta si è insediata, la situazione finanziaria del Comune era al collasso: «Eppure – evidenzia Pascale – ci siamo rimboccati le maniche e siamo riusciti a ripianare i conti. È stato il frutto di un lavoro di squadra, portato avanti in maniera seria insieme ai colleghi assessori. Un gruppo (Pascale, Sabelli, Toma, Santone e De Benedittis) rimasto coeso durante questi 10 anni che ha spostato la causa del nuovo governatore Toma, sostenendolo con forza».
La lista dei risultati ottenuti dalla precedente amministrazione è lunga: «Superati i primi anni di difficoltà, impiegati a rimettere in pari il bilancio, abbiamo iniziato ad investire. Innanzitutto – rimarca Pascale – siamo intervenuti sulla vera emergenza della città, l’edilizia scolastica, finanziando lavori di messa in sicurezza in doversi istituti (come la Don Milani, e l’istituto Montini, ndr). Abbiamo ripianato e riportato in attivo le casse della Sea, la municipalizzata che gestisce il servizio rifiuti e sgombero neve, fatto ripartire il contratto di quartiere di San Giovanni e realizzato le due palazzine di edilizia popolare in via Facchinetti. Alloggi – la bordata – che sono stati assegnati ai beneficiari in questa consiliatura, ma che sono frutto del lavoro dell’amministrazione Di Bartolomeo».
Il vero tallone d’Achille della squadra di Battista è senza dubbio il settore dei Lavori pubblici: «Campobasso – sottolinea Pascale – è ferma alle opere fatte realizzate da me nel 2014 quando ero assessore, poi nulla più è stato fatto. Basta guardare in che condizioni si trovano le strade della città. In cinque anni la squadra Battista è stata capace solo di accendere un mutuo alla Cassa depositi e prestiti di 2 milioni di euro, che dunque pagheranno i cittadini, per finanziare il rifacimento delle strade. Ma ad oggi, se non qualche intervento tampone, nulla è stato ancora fatto. Per non parlare del verde pubblico, ai minimi storici, e dell’edilizia scolastica. I lavori di adeguamento sismico sulla scuola di via Leopardi non sono ancora terminati e gli alunni da più di un anno sono ‘smistati’n in tre diverse sedi. Attendiamo ancora le relazioni di vulnerabilità commissionate all’Unimol, che secondo la convenzione, sarebbero dovute arrivare sulla scrivania del sindaco in pochi mesi».
Insomma, per Pascale il bilancio è impietoso, «e quel poco che è stato realizzato dal 2014 ad oggi è frutto della programmazione precedente e delle risorse lasciate in cassa dall’amministrazione Di Bartolomeo (come, ad esempio, la vendita della farmacia comunale di via Calabria).
Un trend che i campobassani – conclude – invertiranno sicuramente l’anno prossimo alle urne».

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