Nessuna ritorsione o atto intimidatorio nei confronti dei titolari del bar. È stato risolto in poche ore il ‘giallo’ del colpo di arma da fuoco esploso contro la vetrata della porta d’ingresso del Bar Caffè Europa nella nottata di martedì. Il gesto è stato commesso dall’ex compagno di una dipendente del locale in contrada Colle delle Api, convinto che la fine della loro storia fosse da imputare proprio al lavoro della donna.
Ad accorgersi del colpo sono stati, ieri mattina intorno alle 6.30, i proprietari del locale che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine. Nel giro di pochi minuti la Volante e la Squadra Mobile sono arrivate sul posto, subito dopo gli uomini della Scientifica. Tre gli elementi emersi nella prima ricostruzione: il colpo è stato esploso durante la notte tra martedì e mercoledì, probabilmente intorno alla mezzanotte, l’arma utilizzata è una pistola e non è stato ritrovato il bossolo, se non qualche frammento. Probabilmente chi ha sparato si è poi preoccupato di raccogliere il proiettile evitando così di lasciare prove sulla scena del crimine. Gli inquirenti, dopo aver effettuato tutti i rilievi del caso e avviato prontamente le indagini, hanno risolto il caso in poche ore senza il supporto dei filmati: all’interno del locale infatti l’impianto di videosorveglianza era fuori uso. Nonostante questo gli agenti si sono subito orientati verso la pista passionale, che, poche ore dopo, si è rivelata quella giusta. L’ex compagno della dipendente, un 50enne di Campobasso, preso dalla folle gelosia, aveva attribuito la fine della loro storia al fatto che la compagna avesse iniziato l’attività lavorativa nel bar. Un’attività che inevitabilmente la portava ad avere contatti con clienti e dipendenti.
Per questo, aveva iniziato a seguirla, pedinandola e molestandola ripetutamente, controllandole il telefono in cerca di indizi su eventuali relazioni sentimentali con altri uomini, e arrivando persino a minacciarla di diffondere immagini private qualora non avesse lasciato il lavoro. Insomma, quel bar era diventato la sua ossessione: e quel colpo di pistola altro non era che il segno tangibile della sua gelosia, l’ennesima minaccia velata alla ex compagna.
Ricostruiti tutti gli elementi, la Squadra Mobile ha rintracciato l’uomo in tempi record, e una volta portato in questura lo ha sottoposto all’esame dello “stub” per trovare segni di esplosivo. A quel punto il 50enne ha deciso di confessare tutto. Dichiarazioni confermate successivamente anche davanti al procuratore della Repubblica Nicola D’Angelo, alla presenza del difensore di fiducia. Agli agenti ha anche confessato dove era nascosta la pistola, una Glock calibro 9×21 semiautomatica detenuta illegalmente.
Ora il 50enne, che al giudice ha dichiarato di essersi pentito del gesto, dovrà rispondere di stalking, tentata estorsione, danneggiamento e detenzione e porto abusivo d’arma da fuoco e munizioni.

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