Italiani sempre più poveri che nonostante la crescita del Paese registrata negli ultimi anni non riescono a liberarsi dalla morsa della crisi. È il quadro che emerge dal report de Il Sole 24 Ore che ha analizzato il reddito (relativo al 2016) degli italiani dei singoli capoluoghi. Un tonfo vertiginoso rispetto ai dati del 2009 (redditi 2008), vale a dire prima della crisi. Partendo dalle statistiche delle Finanze su base comunale, il quotidiano economico ha ricostruito il reddito medio e totale del capoluogo, mettendolo a confronto con quello del resto della provincia. Per liberare il confronto 2016- 2008 dall’aumento nominale dovuto all’inflazione (circa l’11% nel periodo con l’indice Istat dei prezzi al consumo) i valori più vecchi sono stati aggiornati al 2016. L’analisi considera anche il numero di contribuenti rispetto agli abitanti. In quasi tutti i capoluoghi del Sud, il rapporto contribuenti/abitanti è inferiore a quello medio nazionale (65,4%) e in alcuni oscilla intorno al 50%. A Campobasso la perdita si attesta al 4,47%, con un reddito medio dichiarato di 21.706 euro (con 66,2 contribuenti ogni 100mila abitanti). Un dato di poco inferiore alla media dei capoluoghi di regione dello Stivale: il reddito dichiarato è di 25.170 euro, con una perdita rispetto al 2009 di 1,92 punti percentuali.
«Anche se in prevalenza sono le aree del Sud ad accusare le perdite più rilevanti – riporta Il Sole 24 Ore – la geografia non segna demarcazioni nette. Numeri dietro cui si intravedono disoccupazione giovanile e femminile, oltre a un maggior numero di bambini. Ma che entrano anche nel dibattito di questi giorni: da un lato, chi non ha reddito non beneficia del bonus degli 80 euro, di cui si è discussa l’abolizione; dall’altro, il fatto che il numero dei contribuenti non cresca da anni ci ricorda che – al di là di un reddito di cittadinanza – la sfida, per il Sud, è pur sempre quella di creare occasioni di lavoro, anche sotto forma di autoimprenditorialità. La scomparsa dei contribuenti, comunque, è trasversale. Le province di Biella e Vercelli, ad esempio, seguono quella di Isernia per intensità del calo. La dimensione demografica ha esercitato poca influenza. Dai micro-Comuni con meno di 500 residenti fino alle metropoli con oltre un milione di abitanti, tutti hanno registrato una riduzione dell’imponibile totale. I Comuni maggiori, però, sono gli unici in cui è leggermente aumentato il numero dei contribuenti. Ma hanno anche fatto registrare il maggior aumento della popolazione, con la conseguenza che il numero di contribuenti ogni 100 abitanti è comunque diminuito nell’ordine del 10 per cento. In termini di reddito medio, vivere in un paesino o in un’area urbana di una certa dimensione ha continuato a fare la differenza. Anche se nei nove anni considerati il reddito medio si è ridotto dappertutto, i contribuenti residenti nei Comuni con meno di 5mila abitanti hanno dichiarato al Fisco un reddito intorno al 20% più basso della media, la stessa percentuale in più dichiarata nei centri oltre i 100mila residenti».

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