In città è un simbolo, oseremmo dire quasi un’istituzione. Per ogni campobassano che si rispetti rappresenta un ricordo di infanzia indelebile che, anche a distanza di anni, fa rivivere attimi di gioia e di assoluta spensieratezza: parliamo dello spettacolo teatrale dei burattini della famiglia Ferraiolo, una tradizione nata nel lontano 1860. Ogni anno, dai primi di settembre fino agli inizi di ottobre, grazie al divertente spettacolo per grandi e piccini messo in scena in piazza Municipio, il centro cittadino si colora di un’atmosfera magica e dal sapore ‘familiare’. Ma quale storia si cela dietro questa antica tradizione? Lo abbiamo chiesto al capofamiglia, Adriano Ferraiolo.
«Mio nonno – spiega a Primo Piano Molise – era un attore teatrale e aveva una sua compagnia che dopo anni, però, si sciolse. Avendo dei figli da sfamare iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una nuova attività. Un giorno a Napoli vide uno spettacolo di guarratelle. Affascinato da quest’arte chiese a quell’uomo di insegnargli a manovrare i burattini e di inserire le commedie, scritte da mio nonno, all’interno dello spettacolo. Entrarono dunque in società. Dopo un mesetto, acquisita la tecnica, mio nonno decise di mettersi in proprio e da lì partì la sua carriera di burattinaio».
Una storia antica, dunque, che affonda le sue radici in un passato ultracentenario. «Nel 1905 nacque mio padre. A soli 8 anni nonno gli affidò uno spettacolo tutto suo. Continuò dunque con le esibizioni fino alla prima guerra mondiale, dopodiché anche lui iniziò a fare teatro. A ridosso del 1941, però, non venivano più concesse autorizzazioni per gli spettacoli e quindi mio nonno dovette inventarsi un altro mestiere. Un giorno, mentre si trovava a Venezia, vide per la prima volta le famose caramelle veneziane. Pensò dunque di produrle e investì i suoi risparmi per aprire un laboratorio a Caserta. Iniziò a rifornire i vari bar e pasticcerie della città. Inutile dire che, ieri come oggi, andavano a ruba. Dopo la seconda guerra mondiale, intorno al 1950, riprese in mano l’arte burattinaia e per la prima volta, accanto al teatrino, spuntò il primo carretto dei famosi dolciumi. Si può dire che sono state le caramelle a salvare il teatro perché in quel periodo non si facevano grandi incassi. Incominciò dunque a spostarsi e a lavorare in tutta Italia».
Tante, infatti, le tappe italiane in cui la famiglia Ferraiolo ha lasciato il segno. Una fra tutte è proprio Campobasso, città in cui sono presenti da 115 anni.
«Nonno arrivò qui nel 1903. Io avevo 15 anni quando venni per la prima volta con papà. All’inizio il teatro veniva allestito in corso Bucci. Venivamo dall’Adriatico e spostarci nei paesi dell’entroterra molisano per me fu quasi un dramma! Ma mio padre mi rassicurò dicendomi che Campobasso era un vero e proprio paradiso. E infatti, quando arrivai, rimasi incantato da questa città-giardino e dai suoi fiori.
In seguito presi una ‘cotta’ per una ragazza del posto e da allora tornai tutti gli anni. Oggi ho 75 anni e da 60 vengo qui. Sono sincero quando dico che per me tornare  è sempre una gioia indescrivibile».
Fino a 40 anni fa lo spettacolo girava in lungo e in largo lo Stivale facendo tappa in circa 50 città italiane. Oggi sono sei le città che hanno l’onore di assistere al famoso spettacolo di Pulcinella targato “Ferraiolo”. Oltre a Campobasso i ‘burattini animati’ vanno in scena anche nelle città di Cassino, Battipaglia, Crotone, Eboli e Calvanico. Il maestro attualmente vive a Salerno, sua città natale. Due dei suoi fratelli purtroppo sono scomparsi. È l’unico, insieme alla sorella Silvana e ai suoi due figli, Fabio e Simone, a portare avanti la tradizione. Negli anni il maestro è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti: è infatti Cavaliere della Repubblica e Gran Ufficiale e lo scorso anno ha ricevuto il prestigioso Premio Charlot. Due anni fa ha incontrato Papa Francesco al quale è riuscito a strappare un sorriso omaggiandolo con il burattino di Pulcinella. Inoltre, grazie alla suo lavoro, è stato conferito della cittadinanza onoraria dai Comuni di Calvanico, Crotone, Eboli e, a breve, anche da quello di Battipaglia.
«Faccio questo lavoro da tutta una vita. Ricordo che da piccolino a Natale, quando faceva freddo e non c’erano molte risorse economiche, non avevamo il panettone a tavola. Allora mio padre si recava in una salumeria, che faceva credito, per acquistarlo. A quel punto gli chiedevo se ne valesse la pena continuare con quel mestiere. Lui mi accarezzava e mi diceva: “Bell’e papà, non ti preoccupare. Oggi ti sembra difficile ma questa è un’arte che ti darà tante soddisfazioni nella vita. Bhè, aveva decisamente ragione».
Anche la città di Campobasso si prepara a ringraziare e omaggiare l’artista salernitano con un prestigioso riconoscimento.
Secondo indiscrezioni, infatti, anche il sindaco Battista avrebbe intenzione di conferirgli la cittadinanza onoraria. Un riconoscimento – verrebbe da dire – quasi dovuto.
Basta ascoltare le risate dei bambini e osservare la felicità che traspare dai loro occhi ogni volta che si alza quel sipario e inizia lo spettacolo.  Uno spettacolo senza tempo che si spera non tramonti mai.
SL

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