Le elezioni provinciali sono alle porte. Il 31 ottobre si rinnoverà il Consiglio, e non il presidente, di Palazzo Magno ma in città sono tutti già proiettati al voto di maggio. Le manovre, partite durante l’estate, ora stanno venendo a galla sia nei corridoi di Palazzo San Giorgio sia sui social. C’è chi dà già per spacciata la coalizione di centrosinistra che negli ultimi 5 anni ha governato Campobasso non con poche difficoltà. La maggioranza che si è presentata compatta nel 2014 nel corso della consiliatura ha scricchiolato in diverse occasioni e non ha sempre sostenuto le decisioni della Giunta Battista. Uno su tutti il capogruppo dell’Udc – partito che dalle Regionali partecipa a tutti i tavoli del centrodestra – Michele Ambrosio che da tempo ha abbandonato la ‘nave’. I rumors danno in ‘partenza’ una decina tra consiglieri e componenti della Giunta (Colagiovanni, Sabusco, Madonna, Iafigliola, Di Renzo, Madonna, Maroncelli, e Sarli). E poi ci sono le voci, sempre più insistenti, sul passo indietro dello stesso primo cittadino Battista che cederà la casella del candidato sindaco di un centrosinistra più moderato al suo mentore Roberto Ruta. Insomma, l’aria che tira non è delle migliori. E del momento ‘no’ vorrà certamente approfittarne il gruppo pentastellato. Il consigliere Simone Cretella ha tracciato la rotta: «Della maggioranza dell’amministrazione Battista non resta che una sparuta pattuglia di consiglieri – la disamina del grillino – lo stretto necessario per approvare a fatica i provvedimenti che giungono in aula (ovviamente con i numeri risicati della seconda convocazione) ed arrivare miseramente, per puro spirito di sopravvivenza, a fine mandato. Dei 20 consiglieri iniziali, anzi 21 dopo il rinforzo di metà mandato giunto dal consigliere transfugo dal polo civico Coralbo, ne restano appena 13, ovvero il blocco Pd, i due fratturiani del Molise di tutti (il riferimento è all’assessore alla Mobilità De Bernardo, anche se in molto lo danno vicino al centrodestra, e al consigliere Di Giorgio, ndr), il presidente del Consiglio Durante, comunisti italiani, ed il fedelissimo Montanaro che non ha seguito la linea del suo capogruppo “malpancista” Ambrosio.
Tutti gli altri hanno da tempo abbandonato, di fatto, la coalizione di maggioranza, scomparendo dai lavori consiliari in tutti i momenti importanti; una strategia propedeutica al riposizionamento per il grande salto della quaglia in vista delle elezioni dell’anno prossimo. Ultimo in ordine di tempo, l’ex presidente del Consiglio Iafigliola che poche ore fa ha formalmente abbandonato la maggioranza e rassegnato le dimissioni dalle commissioni consiliari.
Del resto parliamo delle stesse persone che nel 2014 fecero il salto inverso nella coalizione vincente, da destra a sinistra, e senza le quali Battista non sarebbe mai diventato sindaco; consiglieri ballerini, spesso manovrati dai “padrini” del consiglio regionale, con la straordinaria capacità di orientarsi sempre dalla parte dei vincitori semplicemente cambiando casacca ad ogni tornata elettorale.
Ma l’aspetto più grottesco, più che quanto accade in Consiglio comunale, è ciò che accade nella Giunta, dove ben 4 su 8 assessori sembrerebbero già proiettati a capo di alcune delle tante liste annunciate dallo schieramento di centrodestra per le prossime amministrative del 2019.
In tutta questa paradossale e tragicomica situazione, il più impassibile di tutti, e di questo gli va dato atto, è proprio il sindaco che, pur di restare incollato alla poltrona unitamente alla propria giunta, fa finta di non accorgersi di nulla né si è mai posto il problema di effettuare quella verifica di maggioranza più volte sollecitata dallo “zoccolo duro (ma non troppo…)”, senz’altro complice di avallare e garantire l’esistenza, e la sopravvivenza della più grottesca accozzaglia politica della storia cittadina.
In sostanza, una strategia del “tira a campare” fine a termine mandato per evitare scossoni che farebbero saltare il banco e porterebbero diritti alla sfiducia dello stesso sindaco, la contestuale fine anticipata della consiliatura e la matematica condanna alla sconfitta elettorale. Sconfitta che comunque arriverà, sia per i miserevoli risultati del quinquennio che sta per chiudersi, sia per lo squallido fuggi fuggi destrorso che sta svuotando la bizzarra compagine “double face” di centro-sinistra-destra targata Battista.
In vista del prossimo rinnovo dell’amministrazione – qui Cretella detta la linea – il Movimento 5 Stelle, nel rigoroso rispetto dei propri principi, ricaccerà ogni tentativo di compromissione e mescolanza con soggetti, partiti e movimenti di qualunque provenienza, artefici e protagonisti di questi indegni teatrini finalizzati unicamente a consolidare succulente rendite di posizione ed allungare le mani sulla città (altro che “ti restituisco”…), lasciando al palo i beni comuni ed i diritti dei cittadini».
Insomma, i 5 Stelle, alle prossime amministrative, come da regolamento, correranno da soli con un’unica lista. Una tesi che però non è condivisa da tutti. Solo qualche settimana fa il collega Praitano aveva mostrato un’apertura alla possibilità di «allearsi nelle competizioni elettorali amministrative», pur rispettando la regola del Movimento. Regole che a livello nazionale non verranno di certo cambiate per le elezioni amministrative di Campobasso. «Ad oggi – evidenzia il capogruppo Gravina – non esiste questa possibilità, né si è mai discusso in questo senso. Io personalmente vedrei come una stortura far ‘entrare’ persone che non hanno nulla a che vedere con la nostra linea e le nostre regole, solo per la necessità di essere eletti».
Ma la battaglia vera il Movimento 5 Stelle la ‘combatterà’ contro il centrodestra. I bene informati parlano di una vera e propria ‘armata’ con almeno dieci liste. Una fa capo direttamente al governatore Toma, ma sono ‘attivissimi’ in città pure Vincenzo Niro e Quintino Pallante. E non è escluso che Michele Iorio, rientrato in Consiglio regionale dopo l’assoluzione sul caso ‘Zuccheropoli’, giochi un ruolo da protagonista anche nella composizione delle liste per le amministrative.

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