Questa è una storia disonesta. Truffa per ben 180mila euro. A realizzarla una società di costruzioni molto conosciuta in città e di cui non facciamo il nome per ovvi motivi.
Protagonista e vittima una ignara signora che dopo una vita di lavoro, voleva trasferirsi dal suo piccolo paese nella bella città di Campobasso. Un modesto impiego e tutti i risparmi per realizzare il sogno di una casa. La individua al centro della città e contatta la società proprietaria dell’immobile per definire il costo ed i tempi di consegna. In quel momento purtroppo comincia la storia della miserabile truffa. Una storia che dura, ormai, da 8 anni. Ma, andiamo ai fatti. La cifra stabilita per l’acquisto è di 300mila euro e la consegna doveva avvenire entro il mese di novembre del 2011. Con i risparmi e l’aggiunta di un sostanzioso finanziamento la donna può farcela e comincia puntualmente a pagare quanto previsto dal preliminare di vendita. Il palazzo, a quell’epoca era, ancora, solo uno scheletro di cemento armato ma la donna si fida. La società in questione è storica e, comunque, sicura di completare il tutto entro la data stabilita e trasmette alla controparte un forte sentimento di fiducia. Per il 2011 avrà il suo sognato appartamento e paga, paga e continua a pagare non immaginando che quella casa non l’avrebbe avuta mai. Versa in tre tranches ben 180mila euro. La società per ottenere i soldi millanta una situazione di floridità economica che già non esiste più e quindi bugie ed ancora bugie. Con la ignara signora è facile, troppo bello il sogno perché qualche dubbio la possa in qualche modo scalfire. La costruzione però è ferma e la banca non eroga più alla società i finanziamenti concordati in riferimento all’avanzamento dei lavori. E non finisce qui. La stessa società nel 2014 presenta al Tribunale la domanda di procedura di concordato preventivo. È praticamente in decozione. Quell’appartamento la signora, ormai in pensione, potrà adesso veramente solo sognarlo. Comincia allora il calvario per avere indietro la ingente somma versata. Si rivolge allo studio Messere e viene assistita e difesa dall’avvocato Paolo Lanese del predetto studio. Dopo la denuncia inizia il processo. Sia il giudizio di primo grado che quello d’Appello danno ragione alla signora. È confermata la truffa. Uno dei due soci della società viene condannato ad 8 mesi di reclusione ed al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 180mila euro. La società non ha mai provveduto almeno sino ad oggi, alla restituzione della somma illecitamente percepita mediante artifici e raggiri. L’imputato è praticamente insolvente. Certo quel palazzo solo cominciato e mai finito non ne avrà da solo determinato il fallimento. Un sacco di soldi investiti e poi motivi tecnici e non solo finanziari ne hanno impedito il completamento. Ma l’imputato sapeva. Era consapevole. Poteva fermarsi al primo versamento di 40mila euro, ma la signora evidentemente, era una preda troppo facile e debole e quindi avanti fino a 180mila euro. Non si sarebbero, forse, neanche fermati. Per fortuna però quell’impalcatura priva di vita sempre uguale a se stessa nonostante il passare delle stagioni, ha aperto gli occhi alla signora. Per fortuna, appunto. Ma noi non ci sorprendiamo. Già alla fine dell’800 i “Parnassiani” dicevano: «sul nostro olimpo non c’è più posto per alcun Dio se non per il denaro». Aspettiamo adesso l’eventuale terzo grado ma siamo sicuri che l’avvocato Lanese non mollerà, troppo grande il senso di ingiustizia provato per questa storia e troppo indecente e perniciosa questa vicenda in una legislazione che è forte con i deboli e debole con i forti.

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