La magia del Natale e il rispetto per la fede e la tradizione ancora una volta calpestati dalla superficialità e dalla mancanza di buon senso da parte di vandali incivili. È accaduto davanti alla chiesa di San Leonardo dove, nei giorni di festa, è stato allestito, come ogni anno, il sacro presepe. Ieri mattina l’amara scoperta di alcuni fedeli: la statua del bambino Gesù buttata a terra e danneggiata da vandali durante la notte. Un «gesto di disprezzo e di vilipendio al sacro» condannato anche dal parroco don Luigi Di Nardo. Purtroppo in città non è la prima volta che statue sacre vengano devastate da ignoti.
Solo nell’ultimo anno è stata più volte distrutta e infine decapitata la statua della Madonnina che campeggia all’interno della rotonda in largo Impallomeni e in molti ricordano l’episodio della statua del Sacro Cuore di fronte al negozio di frutta e verdura, nei pressi del centro commerciale “Monforte” di Campobasso, avvolta da un cappio al collo e trascinata a terra.
Vandali in azione anche nelle scorse settimane con i sei tentativi di sabotaggio alle luminarie del castello Monforte. Insomma, che sta succedendo in città? Si tratta di azioni messe in atto per motivi particolari o dietro questi atti vandalici c’è semplicemente la mano di ragazzini annoiati che trovano divertente distruggere le cose che appartengono all’intera comunità? Visto che il problema c’è, e che ormai è evidente, in molti si chiedono che fine abbia fatto il sistema di videocamere annunciato nei mesi scorsi dall’Amministrazione proprio per arginare e debellare fenomeni di inciviltà ed episodi di illegalità (come furti e scippi).
Ma oltre alle telecamere, che comunque aiuterebbero a scoraggiare chi compie atti di questo tipo, c’è chi, dopo l’episodio di ieri, pensa che anche la centralissima area, punto di ritrovo per molti giovani, sia una zona “a rischio” che meriterebbe maggiore attenzione e controllo da parte delle istituzioni. Come Mariapaola De Bernardis, cittadina indignata, che in una nota indirizzata al nostro giornale scrive: «Egregio direttore, l’ennesimo vilipendio alla statua del Bambin Gesù posta nel presepe all’aperto in vicolo San Leonardo è il segno inconfutabile di un degrado morale che sta attanagliando la città di Campobasso da un po’ di tempo a questa parte. Al degrado fisico del capoluogo si aggiunge quello morale, ed è poco maturo nascondersi dietro un dito e negare che dietro agli assembramenti di avventori dei locali in via Ferrari e Piazza Prefettura ci siano focolai di deviazione.
È triste rimarcare anche che i fari di aggregazione di un tempo, la Cattedrale e la Chiesa di San Leonardo, sono sempre più fiochi per via di un nuovo corso che qualcuno gli ha voluto inspiegabilmente dare.
E così Piazza Pepe, che dovrebbe essere l’emblema del fiorire artistico e culturale del capoluogo, è divenuta la patria dei gazebo e degli aperitivi, mentre via Ferrari, che ospitava la piccola manifattura e l’artigianato, è il centro d’accoglienza di persone che devono sballarsi a tutti i costi.
Qualche giorno fa sulla sua testata è comparsa la bella lettera di un cittadino che lamentava questo penoso stato di cose, puntando il dito su una società ipocrita e taciturna che crede di declinare tutto secondo la logica di Don Abbondio.
È da lì che bisogna partire per cambiare verso, non solo dalle telecamere e dalle sanzioni.
Campobasso va rimessa in forma proprio come un manufatto industriale, ed una sana presa di coscienza è il presupposto essenziale dell’opera».

Un Commento

  1. Cirese avv. Luigi scrive:

    CAMPOBASSO. L’atto vandalico perpetrato ai danni del Presepe della chiesa di San Leonardo dimostra, purtroppo, che la nostra città, in quanto a degrado sociale, non è seconda a nessuno. Né può consolarci la considerazione che Campobasso è in buona compagnia, dato che analoghi episodi di vandalismo ai danni del Presepe sono accaduti, nello scorso periodo natalizio, in diversi altri comuni (provincie di Vercelli, Brescia, Cuneo, Verona, Lecce ecc. ) di questa Italia che si vanta di aver dato i natali a San Francesco, padre e ideatore della rappresentazione della Natività.
    Non è sufficiente, dunque, limitarsi ad indicare, il solito “degrado fisico e morale” delle città, quale causa unica di un triste fenomeno che sta diventando, ormai, di dimensioni – non solo geografiche – davvero preoccupanti. Non basta più fare solo un timido e troppo vago riferimento ai “sempre più fiochi fari di aggregazione” religiosi di una volta! Non si può, di conseguenza, fingere di non essere a conoscenza delle incredibili (un tempo assolutamente inimmaginabili) prese di posizione adottate – proprio nell’imminenza dello scorso Natale – da diversi sacerdoti i quali hanno, in pratica, svolto una vera e propria azione di boicottaggio del presepe. Infatti, nelle omelie rivolte ai fedeli dal pulpito delle chiese, hanno invitato i credenti a «non fare il presepe» dichiarando esplicitamente di considerarlo «inutile».
    «Non farlo per rispetto del Vangelo e dei suoi valori, non farlo per rispetto dei poveri…» – ha dichiarato don Favarin, sacerdote di Padova.
    Senza, peraltro, omettere di sottolineare l’innovativa ed altrettanto eclatante iniziativa presa da un altro sacerdote, il reverendo don Paolo, della chiesa di San Torpete, in Genova, il quale, in una lettera aperta ai fedeli, dopo aver espresso un il suo personale giudizio critico su un ministro dell’attuale governo italiano e su un provvedimento da questi di recente emesso in materia di emigrazione, lancia un anatema contro i cattolici favorevoli al provvedimento di legge definendoli «complici di lesa umanità e di deicidio», e conclude, in bellezza, dichiarando (forse per la prima volta nella storia della chiesa) uno «sciopero sacerdotale» in conseguenza del quale, per tutto il periodo natalizio, «la chiesa di San Torpete in Genova resterà chiusa».
    Questo comportamento, quanto abnorme e non facilmente condivisibile dei sacerdoti, si giustificherebbe, a loro dire, con una doverosa azione di difesa e resistenza contro una affermata «illegittima limitazione dei diritti dei migranti», attuata dalla vigente legislazione italiana in materia di emigrazione. Quella stessa, affermata ma non provata, compressione dei diritti dei migranti che dovrebbe servire a giustificare il dissacrante avvicinamento e paragone fatto da gran parte del clero, tra gli immigrati clandestini dei nostri giorni, con i componenti della Sacra Famiglia in viaggio verso Betlemme, che non fuggivano da alcuna guerra ed erano motivati da ragioni ben diverse della ricerca di pur troppo comodo “asilo politico” che, al contrario, pare essere il vero scopo di tanti che affrontano i pericoli di un viaggio organizzato dai moderni “mercanti di esseri umani».
    Se, infine, si aggiunge, come è doveroso, il clima, non certo favorevole, che intorno al simbolo ed al significato del presepe sono riusciti a creare le incomprensibili decisioni di alcuni dirigenti scolastici sulla pretesa «inopportunità della presenza del presepe nelle scuole» per il paventato timore di «disturbare le altre religioni», si capisce dove vanno cercate le cause più vere e intime del triste e deprecabile, ma, purtroppo dilagante fenomeno degli atti di vandalismo ai danni del presepe considerato, da sempre, simbolo della cristianità, ma, al tempo stesso, universalmente riconosciuto come valore qualificante e tratto distintivo delle tradizioni e della civiltà del mondo occidentale.

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