Nessun terremoto in Comune, solo una lieve scossa ‘strumentale’, per usare un termine caro ai geologi. Alla fine la crisi in giunta, dopo circa 10 giorni dall’azzeramento, si è risolta senza troppi stravolgimenti: otto dei nove assessori sono tornati nei ranghi. Fuori dall’esecutivo e dunque dal Comune, come ampiamente annunciato nei giorni scorsi, solo l’ex titolare alle Attività produttive Salvatore Colagiovanni.
Il faccia a faccia con il sindaco Antonio Battista non è bastato a colmare le distanze, così ieri mattina il primo cittadino ha firmato i decreti di nomina, confermando gli assessori Bibiana Chierchia, Lidia De Benedittis, Francesco De Bernardo, Pietro Maio, Stefano Ramundo, Maripina Rubino, Massimo Sabusco e Alessandra Salvatore (ovvero coloro che hanno sottoscritto il documento di fedeltà al centrosinistra, compresi Ramundo e De Bernardo, la cui posizione è stata incerta fino all’ultimo) ognuno con le deleghe che aveva in precedenza. La delega alle Attività produttive sarà invece in capo al sindaco.
Assessori che ieri pomeriggio si sono ritrovati accanto a Battista (escluso De Bernardo assente per malattia) che ha incontrato la stampa per ufficializzare la sua decisione e spiegare i motivi della sua ‘mossa’.
«Ho avuto un confronto con ognuno di loro – ha spiegato – si è trattato di una verifica sugli obiettivi realizzati e sulle cose da fare, ma soprattutto sull’appartenenza al centrosinistra anche alle prossime amministrative. Un’operazione che forse avrei potuto fare prima, ma poi mi avrebbero accusato di voler fare una verifica politica solo in funzione delle elezioni europee e regionali. E invece, dopo 4 anni e mezzo di consiliatura, si può dire con molta serenità ‘non intendo più lavorare per questo centrosinistra, rinuncio a quattro mesi di indennità e mi fermo qui’».
Insomma per il sindaco un’operazione verità e una prova di coerenza: «Non sono un tagliatore di teste – rimarca – la filosofia di questa verifica è un’altra, un segno di correttezza e onestà nei miei confronti, nei confronti del Consiglio, dell’elettorato e anche del centrodestra».
Sul ‘gran rifiuto’ di Colagiovanni spende poche parole e abbassa i toni: «Ha ritenuto di non dover firmare il documento, ci siamo salutati con una stretta di mano e l’ho ringraziato per il lavoro svolto in questi anni». Ma non chiude ad una eventuale ‘riappacificazione elettorale’: «Per il momento abbiamo dunque scelto strade diverse, vedremo se in futuro potranno ricongiungersi».
Tra le condizioni poste dall’ex assessore c’era infatti la riconferma di Battista a sindaco, senza passare per le primarie, come recita lo stesso statuto del Pd: «Io lavoro in un contesto, quello del centrosinistra e la decisione non spetta solo a me. Io per avvantaggiare la mia persona non metto a rischio l’unità della coalizione», taglia corto. Eppure sul fronte candidature la situazione sembra complicarsi: voci sempre più insistenti danno Pierpaolo Nagni, ex assessore regionale della squadra Frattura e già inquilino di Palazzo San Giorgio, in pole per la poltrona di sindaco del centrosinistra. Un nome che metterebbe d’accordo tutti, anche Roberto Ruta, principale sponsor di Battista alle scorse amministrative. Un’ipotesi su cui Battista non si esprime: «Siamo sotto questo cielo, bene che ci siano tanti candidati», dice. Poi manda un avviso ai naviganti: «Con questa verifica spero di aver rimotivato la Giunta, ora però la cassaforte non è chiusa e chi è dentro avrà ancora più responsabilità e un controllo più pressante da parte mia. Dobbiamo lavorare il più possibile per evitare di riconsegnare Campobasso al centrodestra. Cinque anni – il riferimento alla consiliatura Di Bartolomeo – sono bastati per affossarci».
E a chi gli fa notare che il documento sottoscritto dagli assessori non è necessariamente una garanzia di fedeltà al centrosinistra risponde senza mezzi termini: «Se a maggio si candideranno con il centrodestra vorrà dire che hanno deciso di truffare il sindaco e la città solo per mettersi in tasca 4 mesi di indennità».
Ma la verifica non è finita qui: ora tocca ai consiglieri di maggioranza: «Nei prossimi giorni incontrerò anche i capigruppo – assicura – a cui sottoporrò lo stesso documento». E anche in questo caso potrebbero ‘saltare’ delle teste. Ormai da mesi, infatti, la maggioranza è spaccata e diversi inquilini centristi sembrano pronti a passare dall’altra parte, a partire da Michele Ambrosio, capogruppo dell’Udc (partito della colazione di centrodestra in Regione), Pietro Montanaro e Sabino Iafigliola.

md

L’ex assessore: nessuna candidatura in tasca col centrodestra

Le dichiarazioni a poche ore dall’uscita dall’esecutivo sono all’insegna del fair play. Del resto Salvatore Colagiovanni la sua posizione l’aveva già espressa nei giorni scorsi. «Le elezioni non si vincono con i giuramenti, non firmo alcun documento senza conoscere nomi e programmi». E così è stato. Alla giunta e al sindaco Battista augura un buon lavoro, «è stata una bella esperienza e penso che abbiamo fatto importanti per la città. ‘Vivi la tua città’ – rivendica – e altri format sono sotto gli occhi di tutti».
Sul futuro politico non si sbilancia: «Ora le strade si separano e vedremo cosa succederà da qui a maggio. Mi prendo una pausa di riflessione per il momento. Ho parlato martedì con il sindaco ed è stato un colloquio molto sereno da persone adulte e vaccinate. Ho chiesto la sua candidatura a sindaco in una sorta di contro-documento e anche una verifica in giunta e dell’operato degli assessori. Lui mi ha detto che non era possibile – spiega – perché vuole prima di tutto rilanciare l’unione del centrosinistra. Ed io ho risposto di non poter firmare senza sapere candidati e progetti». Poi ribadisce di non aver alcun accordo con l’avversario: «Non è vero che io ho già una candidatura in tasca col centrodestra. Oggi mi ritengo libero politicamente. Sono rimasto in ottimi rapporti con Battista e gli auguro di continuare il mandato e non inasprirò i rapporti con nessuno. Tanto le nostre strade potranno ricongiungersi tanto no».

 

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