Picchiava i genitori perché si rifiutavano di dargli il denaro necessario all’acquisto di sostanze stupefacenti. Così i familiari, ormai esasperati dalle continue violenze verbali e fisiche a cui erano puntualmente sottoposti, avevano deciso di denunciare il figlio tossicodipendente. Il giovane era stato fermato qualche settimana fa dagli agenti della squadra Volante, intervenuti prontamente sul posto dopo l’allarme lanciato dai familiari scossi e spaventati. Insieme ai sanitari del 118 erano riusciti a placare il tossicodipendente, successivamente sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio e ricoverato nel reparto di psichiatria del Cardarelli.
Ora per il giovane sono scattate le manette: nella serata di giovedì la Squadra Mobile ha infatti eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Campobasso, a carico del giovane indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia.
Nell’affannosa ricerca di denaro per acquistare sostanze stupefacenti, il giovane, con sistematicità e insistenza ha sottoposto i familiari ad un clima di soggezione fisica e psicologica, oltre che ad uno stato di disagio continuo causato dall’imprevedibilità delle sue violente reazioni.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile hanno consentito di raccogliere validi elementi di prova del reato contestato, evidenziando sia l’effettiva pericolosità del giovane sia la possibilità di reiterazione del reato che avrebbe potuto portare ad ulteriori e ancor più gravi conseguenze.
Alla luce delle risultanze investigative, valutando grave il quadro indiziario a carico dell’uomo, il gip ha dunque ritenuto la misura del carcere proporzionata all’entità dei fatti, non apparendo adeguata neanche quella dell’allontanamento dalla casa familiare a causa della «assoluta incontrollabilità degli impulsi negativi da parte dell’indagato».
A seguito, pertanto, dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il giovane è stato condotto dall’ospedale Cardarelli, dove era ricoverato, nel carcere di Campobasso, a disposizione dell’Autorità giudiziaria procedente.
«La vicenda, che segue di pochissimi giorni altra di identica natura – sottolinea il procuratore Nicola D’Angelo – ripropone, in tutta la sua drammaticità, il vissuto di tante famiglie con tossicodipendenti i quali, a causa dell’uso delle sostanze stupefacenti, diventano pericolosi per sé e per gli altri rendendo insostenibile la convivenza al punto che la prospettiva del carcere, per un figlio, diventa preferibile alla prosecuzione di una vita fatta di paure, di sofferenze e di emarginazione».

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