Circa un centinaio i cittadini che si sono riuniti ieri mattina davanti al carcere di via Cavour per manifestare la propria solidarietà nei confronti dell’agente penitenziario sospeso dal servizio a causa della dura reazione mostrata durante la cattura del detenuto che mercoledì scorso ha tentato di evadere dalla casa circondariale del capoluogo.
Colleghi, rappresentanti delle istituzioni e dei sindacati – ma anche numerosi cittadini – hanno voluto esserci per far sentire la propria vicinanza al poliziotto a rischio licenziamento.
L’opinione comune è che la decisione presa dal capo del Dap, Francesco Basentini, nei giorni scorsi, non sia un atto contro il singolo ma rappresenti un colpo duro al cuore dell’intero Corpo che quotidianamente si ritrova ad affrontare, con risorse minime e grande stress, situazioni di elevata criticità.
«L’agente sospeso – ha spiegato don Francesco, cappellano del carcere – è una persona che svolge normalmente attività nel padiglione educativo, settore in cui i detenuti cercano di svolgere un percorso rieducativo. Posso garantire che il suo stile abituale non ha nulla a che fare con quei trenta secondi di video. È una persona che sa mantenere la giusta distanza ma che sa essere addirittura delicato nei confronti dei detenuti che, per primi, si sono schierati dalla sua parte. Gli diciamo dunque di stare tranquillo – ha aggiunto – e di camminare a testa alta per le strade della città».
L’ iniziativa è stata organizzata dal segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, il quale ieri ha lanciato un messaggio di solidarietà al collega annunciando, catene ai polsi, che domani porterà la protesta davanti al dicastero di Roma. Al ministro Bonafede chiederà, infatti, l’annullamento del provvedimento disposto dal capo del Dap.
«La colpa c’è ma è minima e la punizione da infliggere poteva essere diversa, sempre se ci sia una in effetti una punizione da infliggere – ha spiegato il segretario – visto che le indagini sono ancora in corso. Questa decisione non riguarda solo il singolo ma è un attacco violento a tutta la polizia penitenziaria».
E sul video che nei giorni scorsi ha fatto il giro del web, della stampa e dei telegiornali locali e nazionali spiega: «Stamane i nostri avvocati presenteranno alla Procura della Repubblica una denuncia per far rimuovere le immagini condivise sui social network perché se il capo del Dap ritiene che il collega abbia sbagliato e che sia stato compiuto un atto grave nei confronti dei detenuti, allo stesso modo avrebbe dovuto rivolgersi alla Procura per far rimuovere le immagini con i volti scoperti degli agenti, cosa che può anche rappresentare un pericolo per i colleghi. Ciò dimostra chiaramente che il mondo politico e l’amministrazione penitenziaria sono lontani dai problemi reali».
Presente ieri mattina anche il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone: «Oggi sono qui sia in veste di presidente del Consiglio regionale, di operatore di Polizia, ma soprattutto come cittadino per sostenere Giuseppe, la sua famiglia e tutti gli agenti di Polizia. Il cittadino oggi cerca fortemente la sicurezza – ha spiegato Micone – ma per ottenerla deve far affidamento su agenti che operano in maniera tranquilla e serena. Sta a noi istituzioni e a noi cittadini trasmettere questo sentimento agli operatori di Polizia. È sbagliato ciò che è avvenuto in questi giorni, ossia attaccare mediaticamente e giudicare l’operato dell’agente sulla base di poche immagini, perché parliamo di un mestiere che non tutti conoscono, così come non si conosce lo stress e le condizioni in cui tale mestiere viene svolto. Non dobbiamo fare i tuttologi, ognuno deve fare il suo lavoro. Il poliziotto viene formato per svolgere il suo compito. Non dobbiamo giudicare l’operato dell’agente in 30 secondi perché non sappiamo cosa c’è dietro, cosa è successo prima. Inoltre parliamo di un operatore che è stato formato per questo e che sa come maneggiare le armi».
A schierarsi al fianco dell’agente contro il drastico provvedimento attuato dal capo del Dap, anche il segretario regionale del sindacato Osapp, Mauro Moffa: «Oggi siamo qui per manifestare la nostra solidarietà nei confronti del collega, un padre di famiglia, al quale è stato tagliato di netto lo stipendio. Ognuno di noi nella sua quotidianità va incontro a spese fisse come rata del mutuo e bollette e tutte quelle spese necessarie a condurre una vita dignitosa. Per questo – ha annunciato – daremo il via ad una colletta alla quale, oltre a noi colleghi, prenderanno parte anche persone esterne che hanno manifestato questa volontà per aiutarlo a sostenere le copiose spese legali alle quali andrà incontro e per aiutarlo a mandare avanti, in modo dignitoso, la sua famiglia».
SL

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