Soddisfatto ma rammaricato. Soddisfatto per il risultato conseguito in questa e nelle recenti operazioni antidroga. Rammaricato perché cresce la consapevolezza che il problema degli stupefacenti non si vince solo con gli arresti.
Il procuratore Nicola D’Angelo, ieri coadiuvato dal sostituto Vittorio Gallucci, rinnova la sfida ai venditori di morte.
«Nelle ultime tre operazioni – spiega ai cronisti convocati nella Scuola allievi Carabinieri del capoluogo – abbiamo arrestato circa 60 persone. Risultati importanti, certo. Ma non basta. Ne arresteremo altri. Forse tra qualche giorno, magari oggi stesso. La nostra azione non si ferma, speriamo di arrestarli tutti. Da soli, però, non possiamo arrestare il fenomeno».
D’Angelo è preoccupato, ma anche turbato. Turbato nel rivedere quelle immagini di mani di uomini e di donne che confezionano cocaina e di due, tre, quattro persone, per lo più giovani, in fila, in attesa di ricevere lo stupefacente.
«Quello che vedete – l’amaro commento del procuratore – non avviene in un sobborgo degradato di una metropoli o nell’estrema periferia di una città abitata da centinaia di migliaia di persone. Succede nel centro di Campobasso, a pochi metri dal Palazzo di giustizia, dal Municipio, dalle scuole, dalla Regione».
Da questa considerazione l’appello, rinnovato, agli organi d’informazione, affinché il messaggio arrivi «a chiunque ha competenze e capacità» per affiancare le forze inquirenti e di polizia in questa dura e difficile battaglia.
Il problema della droga, secondo le stime del procuratore, affligge in Molise almeno 20mila persone, tra tossicodipendenti e familiari. Almeno 50 gli spacciatori che operano a Campobasso. Il fenomeno è ampio e ha ricadute drammatiche, soprattutto, all’interno delle famiglie. Di qualche giorno fa la notizia dell’arresto di un giovane (è il terzo in pochissimo tempo) che picchiava la madre per ottenere i soldi necessari a comprare le dosi.
C’è poi un altro aspetto, quello dell’appetibilità di un mercato così redditizio. Mafia albanese, Sacra corona unita e Camorra guardano al Molise con interesse. «Per i clan la droga è la strada principale d’ingresso».
«Aiutateci», l’accorato invito del procuratore. «La nostra attività da sola non basta. È come donare sangue ad un paziente senza curargli l’emorragia».
lc

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