Non si sono limitati a spacciare cocaina, ma hanno dato il via ad un’escalation di violenza, rapine e atti intimidatori – anche nei confronti delle forze dell’ordine – in perfetto stile ‘Gomorra’. E proprio i criminali di Scampia e i membri della Banda della Magliana rappresentavano modelli da emulare per tentare di «conquistare la piazza di Campobasso», come si evince dalla intercettazioni.
Ma il piano degli aspiranti boss del capoluogo è ‘saltato’ ieri mattina, alle prime luci dell’alba, quando è scattato il blitz congiunto di Polizia e Carabinieri: Michele Di Bartolomeo, 25enne campobassano, e Andrea Maselli, 19enne anche lui del capoluogo, sono stati arrestati. L’operazione ‘Pensa’ coordinata dalla Procura di Campobasso, prende il nome proprio dalla firma che Di Bartolomeo ha utilizzato in questi anni per imbrattare i muri della città. Il giovane ‘vanta’ infatti un curriculum di tutto rispetto: oltre agli atti vandalici a colpi di bomboletta, era stato anche arrestato in Romania per aver rapinato una gioielleria. Oltre ai due arresti in carcere, sono finiti ai domiciliari altre 4 persone: C.A. 21enne della provincia di Campobasso, F.D. di 26 anni, V.A. 30enne e P.L. di 50 anni, questi ultimi di Lucera. Tutti dovranno rispondere dei reati di concorso in spaccio di stupefacenti, rapine, lesioni aggravate, minacce.
Gli agenti della Squadra Mobile e i militari del Norm hanno inoltre eseguito 14 perquisizioni a carico di tutti i quattordici indagati nel procedimento penale, a Campobasso (in via D’Amato, via Garibaldi, via Pasubio, via Sant’Antonio Abate, Via Colle delle Api) e a Lucera e Roma. Nell’abitazione di Di Bartolomeo hanno trovato 90mila euro in contanti – murati nella parete – provento dello spaccio.
I numeri dell’operazione sono stati snocciolati ieri mattina in Questura dal sostituto Giuliano Schioppi che ha coordinato le indagini. Con lui anche il collega Francesco Santosuosso, il dirigente della Questura Domenico Farinacci, il comandante del nucleo operativo dei Carabinieri Giorgio Felici. E poi il capo della Procura Nicola D’Angelo, il questore Mario Caggegi e il comandante provinciale dei Carabinieri Emanuele Gaeta.
I magistrati hanno ‘incrociato’ due indagini distinte, l’una condotta dagli agenti della Squadra Mobile , l’altra dai Carabinieri, ma entrambe legate da un unico filo conduttore: l’attività criminale della gang che attraverso rapine ed estorsioni accumulava denaro da reinvestire nell’acquisto di cocaina (proveniente dalla Puglia) che poi veniva spacciata in città.
L’indagine della Squadra Mobile ha preso il via il 22 agosto 2018 dopo la rapina a mano armata compiuta in piazza Cesare Battisti ai danni di una coppia di fidanzati appena usciti da un locale. I ladri col volto coperto da un passamontagna, aggredirono il ragazzo con calci e pugni e, una volta trascinato fuori dall’auto, gli sfilarono dal polso un orologio Rolex. I rapinatori cercarono anche di impossessarsi della macchina: tentativo fallito grazie all’intervento della fidanzata che gettò le chiavi dell’auto tra le altre macchine parcheggiate. Non una ‘semplice’ rapina per gli inquirenti che avviarono immediatamente le indagini per vederci chiaro. E infatti chiusero subito il cerchio su Michele Di Bartolomeo, già noto per spaccio, e reati contro la persona e il patrimonio.
Il giovane, già sottoposto a sorveglianza speciale con divieto di uscire di casa dalle 20.00 alle 07.00 e di accompagnarsi con pregiudicati, sistematicamente violava la misura per gestire i suoi traffici di droga. Ad aiutarlo nella sua ‘attività’ anche i genitori separati, anche loro iscritti nel registro degli indagati. La madre lo accompagnava in auto nei rifornimenti e nella vendita di droga. Il padre, invece, lo aiutava a nascondere le ingenti somme di denaro di provenienza illecita, invogliandolo addirittura a presentare domanda per ottenere il reddito di cittadinanza, come è emerso dalla intercettazioni.
In pochi mesi il 25enne ha messo ha segno due rapine picchiando le vittime, ha pianificato almeno altre tre rapine, ha spacciato droga quotidianamente guadagnando anche fino a due/tremila euro al giorno, ipotizzando come riciclare il denaro provento dell’attività illecita. Non solo: ha addirittura pensato di comprare una pistola da usare contro un poliziotto. Secondo l’accusa il giovane è anche responsabile di minacce e intimidazioni ai danni di agenti: ad uno ha rubato uno scooter, ad un altro ha incendiato la macchina.
L’attività investigativa, svolta attraverso appostamenti e intercettazioni telefoniche, ha ricostruito il giro di spaccio di droga: il rifornimento avveniva a Foggia e a Lucera, poi la cocaina veniva smerciata nelle piazze di Campobasso. Per altro uno dei fornitori pugliesi della sostanza stupefacente, oggetto di ordinanza restrittiva ai domiciliari, è già stato arrestato nel corso dell’operazione Drug Market della settimana scorsa. Nell’attività di spaccio scattavano vere e proprie minacce ed estorsioni ai danno dei clienti che tardavano a saldare i debiti.
Altro tassello del puzzle – fondamentale per ‘incastrare’ i ragazzi della banda- è l’indagine condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Campobasso, dopo la rapina nella casa di una cittadina brasiliana, avvenuta il 23 gennaio, per la quale sono stati denunciati 4 degli indagati.
Durante le indagini i militari hanno inoltre raccolto elementi su un’altra rapina commessa sempre ai danni della donna brasiliana, con le stesse modalità e sempre dagli stessi autori nel luglio 2016. Ma a fornire l’elemento ‘schiacciante’ è stato proprio Andrea Maselli, che qualche giorno dopo la rapina si è presentato con il suo avvocato nelle caserma di via Mazzini. Lì ha fatto i nomi dei suoi complici autori della rapina, tentando al contempo di scagionarsi da ogni responsabilità. Ma la confessione era solo un tentativo maldestro di inquinare le prove. Alla fine le indagini hanno smascherato la banda e portato alla luce l’attività criminale che ha creato un clima di terrore in città.

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