Si terranno martedì, tra le mura del carcere di via Cavour, i primi interrogatori a carico di Michele Di Bartolomeo e Andrea Maselli, i due campobassani arrestati all’alba di venerdì scorso nell’ambito dell’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri e coordinata dalla Procura di Campobasso denominata “Pensa”. A seguire, nei prossimi giorni, saranno ascoltate anche le altre 4 persone ristrette ai domiciliari nell’ambito del blitz. I due arrestati, da tempo, avevano messo a segno una serie di azioni criminali seminando il panico in città. Più ricco il curriculum di Di Bartolomeo, 25enne già noto alle Forze dell’ordine per aver imbrattato diversi muri del capoluogo con la sua tag “Pensa” (che dà il nome dell’operazione) e poi finito in manette per aver rapinato una gioielleria in Romania. Anche il pestaggio ai danni di un 26enne e la rapina del Rolex avvenuta nei pressi della zona pub alcuni mesi fa e, non ultima, la rapina in casa ai danni di una ragazza brasiliana in zona Montegrappa, porta la firma della gang.
A seguito di quest’ultimo episodio fu lo stesso Maselli a presentarsi negli uffici di via Mazzini accompagnato dal suo legale, l’avvocato Fazio.
Inquietanti i retroscena: dalla complicità dei genitori di Pensa fino ai proventi di rapine, spaccio ed estorsioni che hanno permesso al 25enne campobassano di ‘guadagnare’ fino a 2000 euro al giorno. Il bottino, per un totale di 90mila euro era stato ben occultato dietro ad una parete della mansarda. A tradirlo un’intercettazione in cui proponeva ad una donna di ingoiare droga da trasportare dal Perù, offrendole 50mila euro per un chilo e mezzo di sostanza stupefacente, offerta però rifiutata.
«Guadagno più di tutti i poliziotti messi assieme», la parole del 25enne spuntate da un’intercettazione.
Sapeva di essere sotto stretta sorveglianza e per questo, Di Bartolomeo, lasciava spesso e volentieri la luce accesa per ingannare gli agenti. Cambiava spesso la sim del telefono per non lasciare traccia dei suoi ‘movimenti’.
Il suo legale, l’avvocato Silvio Tolesino, nell’attesa di avere ben chiaro il quadro accusatorio, sceglie per ora la via del silenzio: «Ho avuto modo di visionare brevemente il fascicolo. Essendo piuttosto corposo per il momento non mi sento di rilasciare alcuna dichiarazione». Bocche cucite, probabilmente, anche martedì davanti al gip.
Da parte dell’avvocato Fazio, invece, arrivano alcune precisazioni: «Martedì ci sarà l’interrogatorio di garanzia – spiega ai microfoni di Teleregione – ed è il primo atto attraverso il quale il mio assistito avrà occasione di esporre la sua difesa così come ha fatto già con la confessione resa nell’immediatezza dei fatti di gennaio, in cui lo stesso partecipò alla rapina e se ne assunse le responsabilità tramite quell’interrogatorio. In quell’occasione non fece un “tentativo maldestro di discolpare se stesso per accusare gli altri”. Assolutamente no. In quell’occasione lui fece luce sulle sue responsabilità di cui se n’è assunto la paternità senza avere intenzione di accusare gli altri. Ha ripetuto dei fatti oggettivi che riguardavano se stesso e non gli altri. Così come al mio assistito non è addebitato alcun tentativo di estorsione o estorsione consumata. In merito agli episodi di droga ha una sola contestazione ma anche su questo potremo dimostrare di essere estranei in merito agli episodi delle sostanze stupefacenti Martedì di fronte al gip daremo ulteriore e ampia spiegazione rispetto a quelle che sono state le dinamiche che lo hanno visto coinvolto nella vicenda».

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