A 13 anni si è ancora bambini. Fare i compiti, giocare a nascondino, riempire un album di figurine, andare in bici: sono queste le attività che dovrebbero tenere impegnati i ragazzini a quell’età. Ma evidentemente non è stato così per una giovanissima campobassana, risultata positiva a seguito di un esame tossicologico.
Secondo i risultati, infatti, la 13enne ha fatto uso di cocaina. A lanciare l’allarme – e a segnalare subito dopo l’inquietante scoperta alla Polizia – sono stati gli stessi genitori. Da alcuni giorni la figlia si comportava in maniera strana. Sbalzi d’umore, irrequietezza e mancanza di appetito: alcuni dei segnali allarmanti ‘tipici’ di chi fa uso di sostanze stupefacenti. Il padre e la madre hanno dunque deciso di sottoporre la figlia a specifiche analisi: da lì la macabra scoperta e la corsa in via Tiberio per far luce sulla vicenda.
La Squadra Mobile guidata dal dottor Raffaele Iasi ha immediatamente avviato gli accertamenti del caso per risalire all’identità degli spacciatori, pusher senza scrupoli che non hanno esitato a mettere nelle mani di una bambina un pericoloso strumento di morte.
«Purtroppo ormai non bastano più gli arresti e i controlli per arginare il fenomeno – spiega il vertice della Mobile, Raffaele Iasi – è necessario invece un cambiamento culturale, un’attività costante di prevenzione e contrasto. Come appare evidente anche in questo caso, i genitori purtroppo non possono controllare i propri figli 24 ore su 24. Se ci fosse una consapevolezza diffusa e un aiuto concreto da parte di tutti, ad esempio attraverso segnalazioni e foto, anche anonime, si riuscirebbe ad ottenere maggiori risultati. Non bisogna girarsi dall’altra parte».
Questo episodio, dunque, conferma ancora una volta l’allarme lanciato dal procuratore Nicola D’Angelo, impegnato da mesi in una campagna di sensibilizzazione sul tema.
L’uso di droga nel capoluogo è divenuto oramai un fenomeno dilagante e, purtroppo, coinvolge sempre più giovani e giovanissimi campobassani. Un grido d’aiuto al quale bisogna rispondere con atti concreti, non solo da parte delle istituzioni ma partendo soprattutto dalle famiglie e dalle persone più vicine a chi fa uso di droga.

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