Nessun ‘ecomostro’ al posto dell’ex Cinema Ariston di Campobasso. Il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso presentato dalla società Cinema Teatro Ariston, ha infatti stabilito che la palazzina di 9 piani e di 9000 metri quadrati che sarebbe dovuta sorgere tra via Cardarelli e via Larino, al posto della storica struttura, non può essere realizzata. In definitiva il progetto presentato della società va rimodulato: la struttura può essere abbattuta ma per l’eventuale costruzione di un altro edificio è necessario un progetto ex novo.
Soddisfatti i legali del Codaconds Massimo Romano, Margherita Zezza e Pino Ruta. Quest’ultimo, in conferenza stampa, ha chiarito il pronunciamento dei giudici di Palazzo Spada: «Il Consiglio di Stato per ora ha confermato che il titolo edilizio che era stato richiesto e ottenuto dalla ditta per realizzare un fabbricato di nove piani, moltiplicandone anche le cubature e le superfici, al posto del fabbricato esistente è stato annullato. Questo è l’elemento che il Consiglio di Stato consacra con una sentenza definitiva ponendo termine ad una vicenda che aveva anche allarmato sotto più profili la comunità.
Ci sono diversi profili, uno di carattere storico che già ha costituito oggetto di accertamento e al quale sia il Tar e che Il Consiglio di Stato hanno ritenuto che la valenza storica di quel fabbricato sia stata riscontrata in modo carente e quindi hanno annullato il provvedimento di opposizione del vincolo.
D’altra parte però la possibilità che il fabbricato potesse essere demolito per poi dar luogo ad un imponente e massiccio intervento urbanistico in una zona della città già fragile e satura dal punto di vista urbanistico e congestionata, non era percorribile. Pertanto il Consiglio di Stato ha posto sotto la lente di ingrandimento un permesso di costruire oggettivamente sproporzionato che prevedeva la realizzazione di un fabbricato di 9 piani di 9000 metri quadrati in sostituzione di un fabbricato di 2 piani in una zona con delle strade strettissime. Inoltre il progetto non rispettava le distanze e le altezze e quindi è stato bocciato un titolo edilizio. Quale sarà il futuro? Bisognerà presentare un nuovo progetto e avviare un iter istruttorio, quindi urbanistico ed edilizio. Il problema del congestionamento urbano e della saturazione degli spazi non è un problema soltanto estetico ma anche funzionale perché dà luogo a difficoltà di ricambio di aria, di luce, e dunque crea insalubrità dei luoghi e una oggettiva difficoltà per chi gravita in quella zona.
Molte volte si ricorre a delle considerazioni che in partenza possono essere esatte, ovvero che esistono dei fabbricati datati che richiedono delle attività manutentive per poi legittimare degli interventi speculativi e sproporzionati che sono oltremodo impattanti. Questa è una prassi alla quale bisogna porre termine e sulla quale la collettività le amministrazione dovrebbero fare attenzione. In questo caso fortunatamente il pericolo è stato scongiurato».

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