Domenica tenterà di difendere il fortino campobassano del centrosinistra per portare avanti il lavoro iniziato 5 anni fa. Il candidato sindaco Antonio Battista spiega le ragioni della sua scesa in campo invitando gli elettori a riconfermarlo alla guida di Palazzo San Giorgio.
In un periodo di sfiducia da parte dei cittadini nei confronti della politica – mai a Campobasso si erano registrati numeri così risicati in termini di liste e candidati consiglieri – cosa l’ha spinta a mettersi in gioco in questa sfida elettorale?
«I numeri risicati di chi vuole assumersi un impegno nell’amministrazione, è figlio di una politica nazionale urlata che ha fatto disaffezionare i cittadini alla vita pubblica: viviamo un’epoca dove c’è crisi di partecipazione.
Si deve trasmettere fiducia.
Perché noi abbiamo il grande privilegio di occuparci della Città dei Misteri.
Invece vedo intorno a me solo confusione dalle altre forze politiche. Una confusione che genera insicurezza. L’insicurezza di un voto sterile, senza critica da parte del proprio elettorato.
Sono molto preoccupato di questo.
Ecco cosa mi ha spinto.
Personalmente preferisco il confronto con chi mi vuol dare fiducia; una reciprocità di intenti dove sarò io ad assumermi gli oneri (considerandolo un vero privilegio) della responsabilità, lasciando al cittadino la soddisfazione di partecipare alla vita pubblica.
Questa è la democrazia che sostengo e che per sempre guiderà la mia passione».
Tra le tante criticità che si riscontrano in città qual è, secondo lei, il settore che ha bisogno di una maggiore spinta?
«Governare una città è un compito impegnativo che esige continui interventi. Nelle mie preoccupazioni di amministratore non lascio mai nulla indietro, ma ho la consapevolezza che il commercio deve avere un supporto particolare. In questo ambito faccio riferimento alla vita delle persone che abitano questa città con politiche di intervento concreto».
In questi cinque anni di amministrazione cosa è stato fatto e cosa invece è stato ‘dimenticato’?
«Nulla è stato dimenticato. Ci siamo occupati della viabilità con il completamento dell’appalto riguardante la Tangenziale Nord. I lavori al sovrappasso del terminal. La realizzazione della casa dello studente.
Poi, il grande lavoro che mi ha visto impegnato per l’adeguamento sismico delle scuole e la costruzione di nuove. Un tema questo, che ha assorbito molte delle mie forze, ma che assolutamente dovevo alla cittadinanza per l’obbligo politico che ho da amministratore.
E ancora, l’inizio della raccolta differenziata.
La riqualificazione dei parchi cittadini. Il potenziamento della rete idrica. L’installazione di colonnine di rifornimento elettrico per i parcheggi green.
L’ottimo lavoro sul sociale si è realizzato in progetti di inclusione sociale a supporto delle fasce deboli. La residenza sanitaria assistita Pistilli, e non ultimo, il centro antiviolenza ed ascolto disagio.
Sul tema cultura si è valorizzata la sfilata dei Misteri con il riconoscimento MIBACT e l’avvio alla candidatura per i beni immateriali dell’UNESCO. La riqualificazione della Casa della Scuola di via Roma in galleria e museo di arte contemporanea e moderna. La stipula della convenzione con la sovrintendenza archeologica per la riqualificazione e ristrutturazione del Castello Monforte».
Chi ‘teme’ di più tra i suoi avversari?
«Con il rispetto dovuto, non temo nessuno dei miei avversari politici».
Cosa pensa di offrire in più alla città rispetto a loro?
«Senza dubbio la concretezza del mio programma. Forte della mia esperienza pregressa, farò della continuità il vero volano del nostro capoluogo di regione. Campobasso è uscita da un pantano dove giaceva da anni. Grazie ad un lavoro enorme è stata messa in moto con efficacia. Nei prossimi cinque anni metteremo in atto una vera e propria trasformazione».
La questione dei cambi di casacca ha animato il dibattito politico cittadino nelle ultime settimane. Lei cosa ne pensa? Fa parte del gioco o è una ‘prassi’ da stigmatizzare?
«Non voglio eludere alla sua domanda, ma non parlo di questo argomento. I cittadini sono persone attente, mi basta sapere questo».
Il 27 maggio, a risultato acquisito, lei è di nuovo sindaco della città di Campobasso. Qual è la prima azione che intende mettere in campo con la sua amministrazione?
«L’attivazione immediata di politiche di raccordo tra Campobasso, Roma, e Bruxelles. Non permetterò alla politica accentratrice attuale di lasciarci indietro. Abbiamo diritto a molti fondi europei. Ripeterò spesso alla mia squadra di tenere sempre le valigie pronte per andare a chiedere ciò che ci spetta di diritto per il bene e la crescita comune».
Il fenomeno dello spopolamento in città è ormai dilagante. Come pensa di arrestare l’emorragia demografica che riguarda soprattutto i giovani?
«Le politiche giovanili sono al centro della mia visione programmatica. Abbiamo un polo universitario d’avanguardia, il conservatorio si è ampliato, dobbiamo insistere su questi punti attrattivi. Il fenomeno dello spopolamento riguarda tutto il Meridione. La causa è una politica centralista che aumenta le distanze. Ma non creda che io sia rassegnato, anzi».
Azzardiamo un pronostico. Vittoria al primo turno o ballottaggio?
«Vittoria al primo turno, e lo credo sul serio».
Infine un appello agli elettori: perché dovrebbero scegliere lei e la sua squadra?
«Perché nella politica, diventata un evento periodico che esiste solo in prossimità delle elezioni, la mia visione è diversa. Il mio è un impegno giornaliero tra la gente e con me avrò una squadra di donne e uomini di assoluto valore che rinnoverà dei due terzi il Consiglio».
Madu

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